Skip to content Skip to footer

L’ESTETICA PUNK – SENTIRSI EP.2

SIAMO ancora qui a parlare del punk.
Vi siete stancati di questo argomento?
Domanda retorica perchè non ce ne frega niente della vostra risposta 🙂 .
(Tranquilli amici si scherza, cerchiamo di immedesimarci il più possibile col tema).
“maadaaaaaihhh il PuNkkkkk è m0r7o0o0o0001!1!1!1!1!1!” diranno in molti di voi, ma se è questo ció che pensate vuol dire che non avete letto il primo articolo sul punk. Andatevelo a recuperare, potreste cambiar idea 😉 .
Nel precedente articolo vi abbiamo narrato la storia e le straordinarie gesta del punk, in questo invece parleremo della sua estetica che mai passerà di moda. Sapete quando vi dicono “la moda è ciclica”? Non è una bugia (dipende anche da chi ve lo dice in realtá, se ve lo diciamo noi potete fidarvi, fidatevi).
Ve lo dice anche Nietzsche nell’ “Eterno Ritorno”, se non vi fidate di noi allora fidatevi di lui. (ironia)
Se vi chiedessi di pensare all’estetica punk, cosa vi verrebbe in mente?
Voi lettori in coro: “chiodi, pelle, borchie, catene, pataloni skinny, creste colorate, capelli lunghi, colori scuri, smalto nero…” Tutte risposte esatte, chi più ne ha più ne metta. Oggi nel 2024 ormai tutto è sdoganato, nulla è più tabù, ma se ci pensate negli anni Settanta tutto ció era considerato “brutto”, fuori norma, irregolare, un errore. Ragazzi e ragazze vestite in quel modo erano visti veramente male dalla società: erano automaticamente etichettati come delinquenti.
L’estetica punk nasce in contraddizione all’estetica del glam rock: quest’ultimo era uno stile pomposo, presuntuoso e altezzoso, mentre quello punk trova le sue radici nella classe operaia, negli indumenti rozzi, sporchi, strappati e consumati.
Potremmo chiamarlo “lo stile di una generazione in rovina”.

PICCOLO VIAGGIO NEL TEMPO.
Immaginate di essere un signore o una signora sulla sessantina/settantina negli anni Ottanta. A casa avete una famiglia e anche dei nipotini. Magari sul vostro CV c’è anche segnata la seconda guerra mondiale. State camminando per strada, sul marciapiede, quando da lontano sentite dei ragazzi e delle ragazze urlare e cantare. Si avvicinano. Vi passano affianco: sono rumorosi, la maggior parte delle loro parole sono blasfeme, bottiglie di birra in mano, sigarette in bocca, cappotti di pelle pieni di toppe, catene, borchie e spille, jeans strappati e stivaloni ai piedi, crestoni colorati pieni gel. E per sembrare ancor più simpatici, questi “giovinastri” indossano anche qualche oggetto bondage.
Incrociate gli sguardi, il loro è quasi di sfida; sottolineato da un sorrisino beffardo.
Immaginate le vostre facce e i vostri pensieri dopo questo incontro del quarto tipo.
Quanti casini ha combinato il punk…

SEX
Sex. Questo era il nome del negozio di Vivienne Westwood e di Malcom McLaren, al 430 di King’s Road, Londra.
McLaren all’epoca era il manager dei
Sex Pistols.
È lì che è nata l’estetica del punk, è lì che è stata regolata, trasformata e codificata tramite capi d’abbigliamento.
I canoni estetici dettati da questi due geni sono arrivati fino ai nostri giorni.
Il fulcro di questi canoni erano il senso di ribellione che i giovani provavano nei confronti delle vecchie generazioni, ma soprattutto nei confronti del capitalismo.
In contrapposizione alla moda odierna dove la maggior parte dei capi vestono comodi, oversize o addirittura con volumi esagerati in grado di stravolgere le forme del corpo;
lo stile punk era, anzi, è governato da silhouette strette. Giacche di pelle o denim skinny, pantaloni anch’essi attillati, magliette strappate o rovinate con grafiche
forti il cui tema principale è l’avversione verso la società contemporanea.
Non a caso Vivienne è stata anche la stylist di Sid Vicious, il famoso bassista dei Sex Pistols.

BAJOWOO E 99%IS
(Ninety Nine Percent Is).
Avete cambiato idea? Pensate ancora che il punk è morto? Okok. Va bene.
Ora vi racconteremo una storiella.
1984, siamo a Seul, Corea del Sud. Casualmente, nello stesso anno in cui si svolgono le vicende che vedono coinvolti Winston Smith e Julia, protagonisti del capolavoro di Orwell “1984”, nasce Bajowoo, fondatore del brand 99%IS.
Non lo conoscete? Googlatelo, fidatevi.
La leggenda narra che Bajowoo in terza media sia rimasto completamente affascinato e catturato da uno spettacolo punk rock. Questo evento segnó la sua vita e la sua estetica. Tutto ció lo spinse ad iscriversi alla famigerata ESMODE School di Seul. Dopo essersi laureato nel 2003 fondó il suo primo brand punk, producendo costumi e opere d’arte per gruppi rock.
Dopo di che viaggió per il mondo sperimentando sulla propria pelle cos’era il vero punk underground. Nel 2008 si trasferì a Tokyo per frequentare la Dressmaker School. Mentre era ancora uno studente fondó 99%IS. Il suo genio riuscì, anzi, tutt’ora riesce a fondere lo streetstyle con lo stile punk, creando intorno al designer e al suo brand un’atmosfera futuristica unica ed inimitabile. Le giacche da motociclista, i gilet, i pantaloni di pelle e capispalla su misura e altri capi in stile punk vengono trasformati con borchie, cerniere, spille da balia e spuntoni. E, come Santa Vivienne docet, anche Bajowoo sfrutta al massimo le grafiche, colori e i tagli netti, i quali completano l’interpretazione elegante e futuristica di 99% IS del punk e della moda di strada.

IL PUNK NEL MONDO.
Come accennato nel precedente articolo, il punk ha avuto tantissimi figli in giro per il mondo: i più anziani e famosi sono i Sex Pistols, i The Clash nel Regno Unito, i Blink-182, i Black Flag, i Green Day, i Sum41 negli Stati Uniti. Ma a quanto pare il punk non smette di sfornate figli anche nel presente. È impossibile non citare il cambio di stile musicale, artistico ed estetico di Machine Gun Kelly da rapper a punk rocker, anche grazie al suo amico e batterista Travis Barker; sempre negli USA Kenny Hoopla… maaa… in Italia?!
CCCP. Magari molti di voi non li conoscono.
Ebbene sono il gruppo punk più influente e importante in Italia durante gli anni Ottanta. Il gruppo è nato dall’incontro tra due geni: Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti. Potrebbero essere considerati i genitori del
punk italiano. Grazie a loro abbiamo avuto i
Finley e tutti in nuovi punk rocker che ascoltiamo oggi: NASKA, la SAD….
I tempi, le culture, le società, gli eventi, i momenti storici, i pensieri e gli ideali plasmano i popoli; i testi di tutti questi gruppi musicali ne sono la prova. Negli anni Settanta/Ottanta si cantava per fomentare le rivolte sociali, per protestare e aizzare i popoli contro i governi, col passare del tempo il punk si è avvicinato anche al tema dell’amore, nello specifico quello tragico, nel presente tutti questi temi sono stati surclassati dalla malinconia, dalla depressione, dagli amori tossici, dalle droghe e dall’alcool.
Nonostante le differenze tra passato e presente, il punk rimane saldo alle sue radici: passano gli anni, cambiano le epoche ma ció che muove l’anima dei punkettoni è il sentimenti di ribellione e anticonformismo che mai sono andati persi.

“Siamo i fiori nella vostra spazzatura.”
Johnny Rotten, leader dei Sex Pistols.

Articolo a cura di: @nicolaffffortunato
Grafica a cura di: @princess7anna @alek_andros_ @vidivendetta @poiz.eee