Cosa ci è rimasto dopo un mese da Sanremo? I nostri protagonisti analizzati a fondo, SETHU e GIANMARIA
SETHU – Né con te, né senza di te
Sceso recentemente dal palco dell’ultima edizione di Sanremo, Sethu (Marco De Lauri) in
compagnia del fratello gemello Jiz (Giorgio De Lauri) condivide una sfacciata inquietudine dovuta
alla mancanza di credibilità, goduta in passato, e a quella delusione d’amore.
Calca la scena con tratto distintivo e presenta durante la settimana del festival l’EP “Cause Perse”
come suo primogenito musicale, nel quale racconta i recenti periodi bui, riflessioni sul tempo che
passa e sulla scoperta dell’ambivalenza e rischiosità dell’amore.
“Ho firmato quel contratto, mesi dopo stavo all’angolo.
Spesso mi chiedo a che gioco sto giocando e quante chance mi rimangono”.
La sua testa è coperta da nuvole. Prova a rincuorarsi asserendo che “il tempo asciugherà ogni
lacrima”, eppure si chiede, non del tutto convinto, se il suo interlocutore lo abbia compreso a tutti
gli effetti.
Nel dubbio prova ad essere più chiaro e palesa il suo dubbio amletico: “Cosa fai quando sei tu il
tuo nemico?”
Cambia il suo meteo emotivo. Ora c’è un oceano nel cuscino ed ogni lacrima crea una marea.
“Pensi che fai schifo
Cazzo che fastidio vedere gli altri correre, correre
E tu vittima di un sogno
Che per molti non è neanche un obiettivo”.
Si interroga ulteriormente “Io per cosa cazzo vivo?”.
Però Marco ci crede veramente.
I suoi, e quelli di suo fratello, sono sogni troppo grandi secondo bocche giudiziose, che spesso si
rivelano testimoni di miseri fallimenti. Si è sentito dire troppe volte che sono due cause perse.
Arrivato a questo punto “ho messo i tappi alle orecchie”, mette fine al sopruso e congeda chi non
crede in lui: “ma’ chiedi scusa anche a papà”.
A volte risulta dolorosamente difficile interessarsi ai propri pensieri e alla proprie inclinazioni
perché magari lontane da regole che sanno di vecchio e da schemi antiquati.
Tuttavia è troppo importante trovare la propria identità e viverla a pieno e quindi, di rimanere
bloccati in un loop infinito, abbandonato ai ritmi della provincia e della noia, non ne vuole proprio
sapere.
“Brucio gli anni come se non li avessi”: è così triste e deprimente assistere al fatto che niente
cambia nel tempo e aggiungici ulteriormente il fatto che si sente solo “con il cuore a metà”.
Dichiara “Mi chiudo a chiave in me, forse tu riesci ad aprire”, sperando che ci si possa prendere
cura della parte più autentica di sé.
Potrebbe farsi ancora del male, date le mille pare, ma stavolta non ha intenzione di puntarsi
contro una pistola, “perché sei l’antidoto”.
Sente l’impellente necessità di esplorare questo sentimento, sebbene, avvertendolo come ignoto,
non riesce a reggere l’effetto che l’altra persona gli provoca: “Lo sai che al tuo gioco ci perderò”.
“Ma poi per le vie scappo da te” e gira di notte per qualche vicolo, tra le luci dei club si abbandona
all’effetto evanescente di qualche bicchiere di troppo. Unico desiderio: “Vattene via da qua”.
La presenza dell’amata non è più salutare, si sente troppo oppure mai abbastanza.
Eppure lui e lei erano le stesse due persone che di notte si ritrovavano sul marciapiede stesi per
terra a parlare, nei momenti più sinceri di una giornata. “E ora non ti trovo”.
“Piango, si, faccio un oceano”, “Se continuo così non ne uscirò”.
Mente a se stesso per convincersi a stare okay, quando invece sa chiaramente che qualcosa gli è
stato rubato e crede che quel qualcosa non ritornerà mai.
“Tu hai voltato pagina, la mia è ancora bianca” confessa.
“La luce dei bar non mi illumina”: mille chiacchiere, pochi fatti e scrive tante parole come “La vita
ha ucciso le farfalle dentro il mio stomaco, con te respiro come dopo un’apnea”, però, sai, in fondo
non bastano.
Forse la odia, forse è il contrario, o forse è solo sadico. E’ venuto a sapere che sta con quello
stupido.
Il male di vivere che lo assale è in parte dovuto al desiderio di parlarle, di riavvicinarsi, ma “forse
odiarti è l’unico modo che ho per amarmi”. E così, attua il piano B chiodo-schiaccia-chiodo,
guadagnandone un’altra “che aveva gli occhi che avevi te”.
Come da copione, non è mai una buona idea. Vorrebbe mettere mano alle lancette del tempo e
tornare indietro, nel momento prima di commettere errori, “a quando mi svegliavi dai miei
incubi”.
Tra le bugie che le ha detto, si dimentica di questa: “la luce in fondo al tunnel ora non sei tu”.
Spesso si risulta di difficile lettura agli occhi degli altri, in fondo quanti riescono realmente a
comprenderci davvero? E soprattutto chi è a conoscenza dei nostri personalissimi momenti difficili
ed è in grado di tendere una mano amica?
“Io ci ho provato a cambiarmi, ma non puoi leggere nel mio passato. Neanche tu sai cosa ho
passato”.
Come va adesso? “Ora ho mille buchi in fondo al cuore” e sulle mani “Né con te, né senza di te”.
Eloquente.
p.s. Spezzo una lancia in suo favore (vedi la copertina dell’EP): non è da tutti sentirsi una causa
persa, bersaglio di opposizioni che possono ferire o semplicemente mancare il tuo centro, e salire
su un palco di respiro internazionale.
D’altronde regola vuole che la frangetta se la possano permettere pochi, ci vuole attitudine.
Marco ce l’ha.
A cura di: Giorgia Celentano
TIENI GIU’ LE MANI – gIANMARIA
Di me che sai?
Se ci togli le cose che il tempo ha cambiato e che non rivedrai mai
Dimmi che ormai
Ci siamo accontentati di altre mille bocche
Tieni giù le mani
Ho sempre apprezzato gIANMARIA, già da prima di X-Factor. La cosa che più mi ha colpita è stata la penna: sincera, autrice di testi introspettivi che non cercano tanto il consenso del pubblico, quanto piuttosto mirano a risolvere problemi interiori e questioni irrisolte, oppure raccontano storie di altri, ugualmente con la stessa cura ed emotività.
Il venerdì prima della sua partecipazione a Sanremo con ‘Mostro’, gIANMARIA ha rilasciato l’omonimo album, il primo in studio.‘Tieni giù le mani’ è un pezzo che a parer mio meriterebbe un po’ di più ed è uno dei miei preferiti, per questo ho deciso di parlarne un po’.
Il brano parla di una storia finita, con occhi a tratti nostalgici, ma che mantengono comunque un certo distacco dalla persona a cui gIANMARIA si rivolge: subito prima del ritornello infatti viene messo in evidenza il fatto che il rapporto di cui l’autore parla è ormai finito. Ora l’altra persona non sa più nulla di lui, se si escludono le cose che “il tempo ha cambiato e non rivedrai mai”, e questa distanza culmina nel ritornello dove si ripete più volte la frase “tieni giù le mani”, come se dicendolo gIANMARIA volesse un po’ ripeterlo anche a sé stesso, per autoconvincersi che rimanere lontani sia la cosa migliore da fare.
Infatti si gira anche tanto intorno al termine “accontentarsi”: sia nel bridge, sia nella seconda strofa, che espone meglio questo concetto:
Mi levo tante presunzioni di dosso
Anche se a volte sono scomodo e stronzo
E c’ho la faccia gonfia per tutte le volte
Che ho bevuto per accontentarmi di qualcuno
Ed io volevo solo te perché
Mi levavi tutte le forze e
Io non le avrei date a nessuno
Nessun altro che ho conosciuto.
È quindi evidente che c’è una sofferenza di fondo e una difficoltà nel dimenticare la persona a cui è dedicato il pezzo: non si parla tanto di accettare la fine della storia, quanto piuttosto di accontentarsi di altre persone solo per eliminare il ricordo.
gIANMARIA tiene “l’anima in ammollo nel petrolio” ed “ogni ricordo al muro col suo chiodo” e, anche se dall’esterno sembra che vada tutto bene, solo di notte vengono fuori le sue vere emozioni, le paure e i rimorsi che tengono sveglio quello che in altri brani si è definito come un “poeta”. Non so se questa definizione sia esagerata o meno, e non sta a me deciderlo, ma so che questo pezzo, come tanti altri, è la conferma di un artista che, secondo me, meriterebbe di essere ascoltato di più.
Ecco il testo completo:
Sono pronto per morire, ci penso ogni giorno
Sono pronto a lasciarti da sola contro il mondo
Ho l’anima in ammollo nel petrolio
E ogni ricordo al muro col suo chiodo
E pure mi mancano ancora mille pezzi
Vedono noi felici e non ricordo che ci siamo persi
Torna la notte
Riesco a vederci di nuovo
Riesco a vedere chi sono
Di me che sai?
Se ci togli le cose che il tempo ha cambiato e che non rivedrai mai
Dimmi che ormai
Ci siamo accontentati di altre mille bocche
Tieni giù le mani
Tieni giù le mani
Tieni giù le mani
Tieni giù le mani
Tieni giù
Mi levo tante presunzioni di dosso
Anche se a volte sono scomodo e stronzo
E c’ho la faccia gonfia per tutte le volte
Che ho bevuto per accontentarmi di qualcuno
Ed io volevo solo te perché
Mi levavi tutte le forze e
Io non le avrei date a nessuno
Nessun altro che ho conosciuto
Di me che sai?
Se ci togli le cose che il tempo ha cambiato e che non rivedrai mai
Dimmi che ormai
Ci siamo accontentati di altre mille bocche
Tieni giù le mani
Tieni giù le mani
Tieni giù le mani
Tieni giù le mani
Tieni giù (le mani)
