Skip to content Skip to footer

LE USCITE DELLA SETTIMANA

Ed eccoci qua, durante la Festa dei Lavoratori a lavorare per voi! Siamo pronti a lanciarvi in pieno volto una carrellata di nuove uscite a dir poco succulente e interessanti. PRONTE B.ESTIACCE?

B.ESTYE – ALTER-EGO

Il giovane dandy di casa Pseudospettri ci regala quella che potrebbe essere tranquillamente parte della colonna sonora di un film: una canzone molto fresca, perfetta da ascoltare in macchina a tutto volume con i finestrini spalancati. Avete presente quelle scene nei film dove il protagonista si ritrova a vivere una crisi e, di conseguenza, decide di prendere in mano la propria vita e di cambiarla di punto in bianco? Ecco, alter-ego me la immagino proprio come sottofondo ad una scena del genere. Al contrario degli altri singoli di b.estye, caratterizzati da testi abbastanza semplici e che si ripetono lungo tutta la traccia, alter-ego rappresenta un testo un po’ più complesso e soprattutto che cambia, rispetto a ciò a cui eravamo stati abituati con le altre uscite. La ripetizione, in questo caso, riguarda il riff di basso che accompagna tutto il brano: è molto catchy, assieme alla batteria molto marcata ci fanno fare una sorta di salto indietro nel tempo. Nonostante le vibes molto allegre, se ci si concentra sul testo ci si rende conto che non è proprio così allegro: incomprensioni e visioni diverse delle cose spesso portano ad un distacco, ma questo distacco alla fine porta a trovare il proprio modo di esprimersi e più fiducia in sé stessi. Nel momento in cui b.estye canta “Mi hai dato troppo tempo e adesso faccio da me, mi hai dato troppa noia e adesso faccio da solo, hai creato un mostro […] voglio stare al centro del mondo” vediamo come l’iniziale frustrazione che può derivare da un fraintendimento viene trasformata in una spinta al cambiamento e a una nuova presa di coscienza su ciò che si è e che si vuole diventare. È una canzone apparentemente semplice, che però cela un significato molto più profondo di quello che sembra.

OFFICINA DELLA CAMOMILLA – DANDY CANDY

La band fondata a Milano, nel 2008, da Francesco De Leo torna 10 anni dopo “Senontipiacefalostesso uno” con un singolo che anticipa date live in giro per l’Italia.

Com’era il mondo quando è uscito il primo album di questo ormai leggendario gruppo non saprei dirlo, ero troppo piccolo, occupato a sentire musica da MTV in modo spensierato, incurante dei titoli e degli artisti.

L’Officina della Camomilla ha preso parte alla mia vita solo negli ultimi tre anni, in uno strano periodo di relazioni complesse con persone che non comprendevo appieno, come le loro canzoni.

Stavo bloccato sul letto per ore con i due “Senontipiacefalostesso”, mi ricordavo di loro ad ogni treno che passava, grazie ad un forte sentimento verso “La canzone del treno”, litigavo con “E Londra e Londra” e recuperavo un paio di speranze sui dolci ritmi di “Charlotte” e “Piccola sola e triste”.

Per me però quel periodo si è concluso: la band di De Leo era una foto tenuta in qualche vecchio libro di Terzani, che piano piano andava sbiadendo; questo fino a poche settimane fa.

Il profilo Instagram del MiAmi annuncia tramite anagrammi e indovinelli la presenza del gruppo sui loro palchi.

“Figo!” ho pensato e sono andato a riprendere quella polaroid inabissata nella carta stampata, per ricordarmi meglio di loro.

Le sorprese riguardanti L’Officina della Camomilla, tuttavia, non sono finite lì; un post fatto giovedì annunciava che alla mezzanotte dello stesso giorno sarebbe stata rilasciata una loro nuova traccia:

“Dandy Candy”

La traccia, analizzata sia dal punto di vista del testo sia da quello del sound, si stacca di netto dal sound presente nei loro vecchi album – riconosciuti ormai da molti come pilastro della musica indie italiana – per avvicinarsi agli ultimi progetti del frontman Francesco De Leo, da cui prende pesantemente lo stile del cantato.

Impossibile non trovare somiglianze tra i nuovi versi della band ed i testi del cantante nel progetto “La Malanoche”, di cui i pezzi Lucy (“Allucinata nel plexiglas”) e Lo Zoo Di Torino (“Satana forever”), vengono chiaramente ripresi nel verso di sotto riportato. 

“Come un catalogo MUBI/

Allucinati forever”

Tipico della musica di Francesco è anche il mischiare nelle strofe l’inglese all’italiano, come si può sentire nel ritornello, segnato da una musica leggera che pervade tutti i minuti di durata della canzone.

Un altro elemento di distacco rispetto alla maggior parte delle release passate, è la voce femminile che, oltre donare eleganza alla canzone, aggiunge anche una tonalità che viene percepita dagli ascoltatori come una ventata fresca e di ulteriore alleviamento. 

“I love you, sei una candy/

Mentre dicevi alla police:/

‘Fanculo non ci prendi’/

Bye bye”

SIAMO sorpresi di questi avvenimenti:

Live ed un nuovo singolo per una band che non si faceva sentire da un po’ e riscoperta adesso dai giovani.

Seguiremo gli sviluppi,

SIAMO sicuri lo farete anche voi (CURIOSONI!!!!!!!),

Intanto ascoltate Dandy Candy 🙂

JACK OUT – X SALVARSI

“X SALVARSI” è l’ultimo album di Jack Out, giovane rapper ligure. Inizia a muoversi nel panaroma hip-hop all’età di 16 anni, partecipando al fenomeno delle jam e pubblicando i suoi primi lavori. Nel 2017, entra in contatto con StudioOstile e pubblica il suo primo disco: “GIOVANE G”: anticipato dal singolo: “UELA UELA” con Young Slash. Successivamente, si sposta a Torino, dove conosce G Pillola e Travis: artisti con cui crea la

Bilogang: crew che riesce a pubblicare soltanto pochi singoli prima di sciogliersi. Successivamente, l’artista pubblica: “RAGAZZI FUORI”: disco che ha le collaborazioni di Nashley, Danien, G Pillola, Theø, Younggucci, Lgnd, Travis, Roggy Luciano e Gioacchino Turù: ottenendo il milione di stream. Nel periodo successivo, pubblica altri singoli solidificando il suo posizionamento nel genere emo-trap e, nel 2020, esce: “SEMPRE PIÙ SOLI”: album che ottiene un discreto successo. Nel 2021, stringe i rapporti con K Beezy e i due pubblicano: “LA CURA”: joint album di cui “ARTERIE” è il primo singolo. Oggi, dopo vari singoli pubblicati nel 2022, esce: “X SALVARSI”: album che ottiene subito l’attenzione del pubblico. Il progetto vede le collaborazioni di Moka, Becko, In6n, Shama24k, Ros, Dafresito e Doxx ed è visto dall’artista come un ‘progetto salvavita’. Ha lo scopo di dare una mano ed un supporto da ‘amico’ a tutte quelle persone che si sentono sbagliate o fuori luogo e di spezzare tutti gli schemi che i generi musicali impongono. Le sonorità del disco sono date dall’unione tra il pop-punk ed il country mescolati anche al nu-metal e vedono come punti di riferimento artisti come Zucchero, Warren Zeiders e i Linkin Park. L’obiettivo dell’artista è quello di insegnare a tutti quei ragazzi che sono nati in un paesino sperduto che, in realtà, il destino si può sempre riscrivere e che i sogni sono fatti per essere inseguiti:

«Il mio obbiettivo è lasciare la mia impronta in questo genere musicale. La fama mi spaventa più che ammaliarmi, con la musica vorrei riuscire anche a far rivalutare il territorio da cui provengo…»

DON SAID – TRAMONTO LULLABY

Don Said – Tramonto Lullaby

Le senti le vibes estive eh? Non puoi fare a meno di pensare che tra due mesi inizierai a sbronzarti malamente sulla spiaggia, magari al tramonto, magari con la canzone giusta, magari con la persona giusta. 

Don Said è il più inusuale dei romantici, riesce a modo suo a toccare le corde giuste e non accenna a fermarsi. “Tramonto Lullaby” è senz’altro la rassegna di un nuovo Don Said, più impegnato e concentrato sulla creazione del suo proprio ambiente amoroso. 

La produzione di Jiz rende tutto più facile. Come uno scenografo ti apparecchia lo sfondo perfetto per girare il nuovo episodio della serie tv più romantica di tutta la scena emergente italiana. Una Ninna nanna (lullaby appunto) per chi ama, sogna e non ha paura di cantarlo.

SIAMO già in spiaggia ad aspettare che il sole cali dietro l’orizzonte, tu chi porti a vedere il tramonto?

CHIAMAMIFARO – MA MA MA

Non avevo mai ascoltato chiamamifaro prima d’ora, e devo dire che è stata una bella scoperta. Così ho recuperato anche Post Nostalgia, progetto uscito lo scorso anno, per farmi un quadro più completo. chiamamifaro, all’anagrafe Angelica Gori, si distingue per uno stile pop-rock/ indie e parole mai messe a caso che risaltano anche grazie alla voce, che ne coglie bene le sfumature. Il brano in questione si mantiene un po’ sullo stile dei precedenti. L’artista lo presenta così: “Chi sogna di far musica cresce fin dall’infanzia col mito del club 27, di chi preferisce bruciare in una folata piuttosto che spegnersi nel tempo. “MA MA MA” parla di chi sta dall’altra parte, di chi rimane e spera che quel fuoco non finisca mai. Di chi deve pagare alla romana per i guai commessi dalla persona che ama. Tutto finisce ma le canzoni, così come i ricordi, restano.” MA MA MA parla quindi di un amore finito, di cui però restano i ricordi e questa canzone. I toni sono comunque scanzonati, aiutati anche dalla base. ‘Ogni tanto, lo sai, suono a quel campanello/ C’è ancora il tuo nome scritto col pennarello/ Ma Dio, casa tua è già vuota da un po’/ Forse la tua voce mi risponde lo stesso.’ Questi sono i versi con cui si apre il pezzo, per continuare in uno sfogo liberatorio che alterna riferimenti al passato a considerazioni fatte a posteriori, a mente lucida. La produzione è a quattro mani: Marco Paganelli, batterista e produttore di rovere e PTN, e Celo, che ha lavorato anche per Ernia. Continua anche la collaborazione con il chitarrista Alessandro Belotti, con cui chiamamifaro ha iniziato questo percorso ormai 3 anni fa, dopo la maturità. Per quanto riguarda il nome d’arte, Angelica afferma: ‘la luce del faro è un posto sicuro, illumina sempre qualcosa a qualcuno. È una luce singola che non lascia solo nessuno. Una luce di speranza, che evoca il ricordo di quando ho capito che la musica può essere la mia strada. Per entrambi – anche per Alessandro –, la musica è sempre stata il nostro faro’. Che dire quindi, buon ascolto! 

ETHAN – COSE CHE NON SO DI ME

Si aggiunge all’uscita dei singoli “LUNA PIENA” e “SOLO PER TE” il 28 Aprile “COSE CHE NON SO DI ME”. Queste produzioni seguono il progetto precedente ovvero l’ EP “Idiosincrasia”, pubblicato come conseguenza al trasferimento a Milano, con lo scopo di raggiungere il proprio Io. Nasce quindi in un contesto di ipersensibilità a cui si sottopone. Essendo un artista volto all’analisi, le vicissitudini successive lo porteranno a esplorare lati di sé di cui ancora non ne era ancora a conoscenza. Questo ultimo brano, ne è un esempio. “Di quell’amore ch’è palpito Dell’universo intero Misterioso, altero Croce e delizia al cor” Nell’opera di Giuseppe Verdi “La Traviata” del 1853 vengono pronunciate queste parole. L’espressione idiomatica “croce e delizia” nasce proprio in quella quinta scena del primo atto, intesa a manifestare il più squisito tormento nel binomio amore-morte. “Vorrei fossi tu il mio male” implora Ethan. Si ritrova solo, nel più totale dei silenzi. Le parole dell’altro non gli suggeriscono nulla. Eppure proprio non riesce ad uscirne. “Liberami” potrebbe sembrare un’esortazione, un imperativo, ma, in fondo in fondo, non gli è proprio chiara la sua volontà. Questo sentimento gli reca un palpito. Così la sua voce trema, non riesce ad essere ferma, oscilla attraverso le sue membra e fa eco nel vuoto creato da colui cui rivolge le sue suppliche. Vorrebbe riuscire a cancellare il tempo trascorso e i discorsi vuoti dei due, ma non è in grado di sottrarsi alle grinfie di questa relazione. Tant’è che sarebbe capace di continuare a correre, anche senza fiato, se lui lo volesse. Vorrebbe essere portato via, “lontano da qua”, desidererebbe essere protetto, sentire lo stesso affetto tra le braccia dell’altro. Sulla sponda opposta non sembra esserci un desiderio di vicinanza confrontabile a quello di Ethan. Infatti, pur di mantenere un rapporto che andrebbe troncato, si abbandona con “fai ciò che vuoi di me”, insistendo con “vorrei fossi tu il mio male”. L’evidente dipendenza affettiva lo porta, però, a riconoscere il suo atteggiamento nei confronti di questa situazione. Forse non avrebbe mai immaginato di portarsi nel petto una tale croce e una tale delizia, provata a seppellire una volta per tutte nelle parole scritte in collaborazione con Voodoo Kid. Vittima di un raggiro amoroso, ha temuto il suo giudizio: “pensi ciò che pensano gli altri di me”. Oggi con più lucidità invece crede che l’altro ci abbia visto lungo. “Forse sai cose che non so di me”. “Resta ancora su di me” e FCCV (Famme Chell Che Vuò), per dirlo alla maniera de La Niña.

FRIMAN – IL DOLCE SILENZIO

Il dolce silenzio è il nuovo progetto di Friman

per sonorità ricorda moltissimo quello che possiamo considerare il suo progetto più grande che lo ha portato al boom ovvero Mainframe; ma cosa dire di questo album?

Onestamente Il dolce silenzio va a ricalcare anche troppo a livello di sound quello che era il progetto mainframe e si poteva intuire dal singolo rilasciato prima del drop dell’album ovvero “All black”. I suoni come i testi purtroppo sono pressoché identici e quello che ci lascia questo progetto purtroppo, e lo sottolineo, è l’idea che quello che aveva da offrire Friman come artista sia ormai esaurito. Non da fraintendere l’album è assolutamente Enjoyable e si fa ascoltare senza troppe forzature, ma personalmente mi sento di poter dire che per chi conosce Friman da tempo non troverà nulla di nuovo che non potesse essere già presente in altri progetti più recenti.

DISS GACHA – CULTURA

Cultura è il manifesto della nuova trap Italiana, slang ricco e strumentali più Americane di quelle Americane a cura di Sala. Si sente che questo disco, o almeno parte di esso, è stato partorito nella città degli angeli. Suoni di una freschezza inaudita già dalla prima traccia, Cultura Italiana, che vede oltre a Gacha la collaborazione di un cantante Americano con dei vocali Soul/R&B da capogiro. Captato risulta una dimostrazione della tecnica di Diss Gacha, che grazie al suo slang ricercato prende dei flow assurdi, come inoltre succede in Highway, una trappatissima arricchita dalla collaborazione di Nerissima Serpe e Tony Boy. Gabbana X3 personalmente mi ha ricordato molto Location di Playboi Carti come mood, il che è sicuramente un bene per un fan di Carti come il sottoscritto. Un’ottima traccia che definirei “Chill-Swag”, per via dell’attitudine con cui Gacha si presenta al beat. Los Santos, Que Swag invece è una traccia molto sulla wave dei Migos, ma essendo Gacha Offset III capiamo la scelta stilistica. Di 200% noi di Siamo ne abbiamo già parlato, vi basti sapere che nell’album ci sta bene come una bomba fritta alla crema dopo una nottata in un club. Chiude il sipario Sud Est, una traccia che fa capire esattamente l’impegno che Diss Gacha mettono in ogni singolo pezzo, cosa non scontata e sempre apprezzabile. Il progetto è solido e ben incollato a terra, un disco completo di tutto il necessario per fare un botto clamoroso all’interno della scena Italiana, e sinceramente tutti ci auguriamo che succeda.

JESTO – RICORDO IL FUTURO

Il quattordicesimo album di Jesto si presenta come un avviso rivolto alla comunità dei nostri giorni. L’artista romano si distacca, infatti, dai concetti del rap classico per avvicinarsi sempre più a ciò di cui aveva già dato un assaggio con “Samsara”: il timore verso una società che sembra troppo facilmente scordare di essere composta da creature animate. Il fil rouge è, perciò, il passare del tempo analizzato per diversi aspetti. Il trattamento dei valori in questa società del progresso attraversa quesì tutti i brani, esplicitandosi al massimo in brani come “Il vuoto” e “Nonostante tutto”. Un pezzo come “La musica del Cosmo”, invece, racconta della libertà che la resistenza a questo progresso malato può portare. Infine, viene analizzata la solitudine che la resistenza all’omologazione possa portare, specialmente in “Non mi vergogno” e “Quando ti senti solo”.

Un sound poliedrico accompagna l’altrettanta politematicità del disco , affrontata canzone per canzone. 

A completamento del progetto la copertina, raffigurante un Justin androide, rispecchia pienamente il concept, sfruttando  il bianco, simbolo del vuoto a lungo analizzato dall’autore. Una cura degna di una delle opere più mature degli ultimi tempi. 

Justin obiettivamente il nostro albero genealogico che non ci fa mai sentire soli.