OCCUPAZIONI & COVID
In tempo di pandemia e di restrizioni c’è ancora chi osa e desidera cambiare un sistema. Stiamo parlando di giovanissimi adolescenti che si riappropriano dei loro spazi di socialità per protestare contro una scuola di classe e un modello capitalista di insegnamento.
Numerose scuole italiane stanno aderendo alla campagna nata dalla recente scomparsa di Lorenzo Parrelli per manifestare contro una scuola capace di uccidere.
Di alternanza scuola-lavoro la nostra redazione si era già occupata, ma oggi la voce collettiva sembra non fermarsi e aver preso una spinta ancora più forte. «Lorenzo era uno di noi, hanno ammazzato un nostro compagno»- questo è quello che urlano nelle piazze e nei collettivi i giovani studenti delle scuole secondarie di secondo grado. L’adolescenza con la sua ribellione, esuberanza non è un momento delicato, come descritto da tanti, ma un passaggio obbligato della crescita. A questa altezza di tempo, secondo la pedagogia, vi è lo sviluppo di quelle che sono le identità personali e la metamorfosi di una coscienza che assume le sfaccettature più ampie e sbiadite.
Sul sito studenti.it vi è addirittura una guida che indirizza i giovani alla scoperta del ruolo di autogestione e occupazione delle scuole, insomma un vademecum che apre alle infinite possibilità di controllo della propria formazione. Queste tappe rappresentano, di conseguenza un importante momento di svolta nella vita di ognuno di questi ragazzi, essi hanno infatti colto in questo momento storico un netto contrasto in cui inserirsi, in cui prendere parola e decisione.
Le scuole che hanno aderito, con i loro rispettivi collettivi sono sparse in tutta Italia; simbolo anche esso di una crescita esponenziale del sentimento di condivisione unanime di un ideale. Lorenzo Parrelli stava svolgendo il suo ultimo turno di stage non pagato, secondo le norme dell’alternanza scuola-lavoro, quando è stato schiacciato da una putrella nello stabilimento della Burimeca Launzacco. La notizia, diffusasi in poco tempo ha investito l’opinione pubblica, i media e tutti coloro che di attualità ci vivono. Tuttavia non ha colpito il Ministro dell’Istruzione e l’entourage che ruota attorno alla sua figura. Sono rimasti nel loro impetuoso silenzio, nonostante il ruolo e nonostante da tempo si invochi un totale ripensamento del sistema scolastico italiano. A colpire sono state anche le immagini di Torino, dove ad una delle manifestazioni indette per ricordare e protestare contro il grande “sistema scuola” alcune forze dell’ordine hanno aggredito ragazzi appena quindicenni.
È difficile dunque pensare ad un domani se non partendo dalle immagini di aule piene di ragazzi che chiedono un reale futuro, fatto di tutele e di non belligeranza, un momento in cui essi possano trovare le loro risposte. In merito a quanto accaduto non fanno che riecheggiare forti le parole del Presidente di Confindustria e del Ministro Bianchi in merito alla contrapposizione tra le aspirazioni dei giovani e la reale occupazione del paese. Ai ragazzi non manca la voglia di lavorare né tantomeno l’attitudine, a mancare sono le opportunità che questo stato non crea in un post-laurea o alla fine del ciclo di studi liceali. Giuseppe Di Vittorio diceva bene «Il distacco della scuola fu una grande amarezza. Amavo molto la lettura e ogni pagina di libro era come una rivelazione per me. Avevo sete di quelle rivelazioni.»
La scuola ha insegnato ai giovani ad occupare, gli stessi che ora chiedono tutto a chi non sa ascoltare.