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QUANDO HYPE AURA ERA OVUNQUE – DEJAVU EP.9

COME COSA?!? HAI AVUTO UN DEJA-VU?

A Milano il cielo grigio c’è sempre stato. Ma ricordo un tempo in cui per la strada era solo una riga di matita, si colorava una vita più leggera tra l’arancione degli hare krishna, il giallo del limone che strozzava una Corona, vestiti neri e facce pallide, bianche come la luna. Tra le vie di Porta genova, risalendo il naviglio Gange, le note dei primi singoli dei Coma Cose iniziavano a farsi strada andando a creare un evento, una community che si rispecchiava in quella vita lì, quella dei vent’anni (che fanno schifo) e delle scelte sbagliate.

HYPE AURA (da ripetere velocemente per capirne il senso) esce il 15 marzo 2019 per Asian Fake, un’estatica primavera ebbe inizio, il duo underground che raccontava il sottobosco milanese, attraverso giochi di parole che probabilmente oggi troveremo cringe, si palesava all’indie con il primo disco, che sarebbe stato il trampolino di lancio da cui California e Fausto si sarebbero catapultati nel mainstream.

Ma noi oggi SIAMO qui per farvi fare un salto nel tempo e rivivere quelle tracce una per una, salite su questo tram, senza biglietto e senza meta: Prossima fermata Porta Ticinese…

GRANATA

“Ho forse troppa fantasia
Io ho dei problemi di allegria
Sì, ho solo la mia batteria”

Iniziamo a bomba, o per meglio dire a “Granata” il nostro viaggio. Manifesto dello stile di scrittura di Fausto o perfetto intro di un album dal titolo in pratica HAI PAURA, parla di sfighe “mai una gioia tranne la fermata prima di centrale”, e delle poche consapevolezze che i ragazzi hanno, una tra le tante quella di voler far musica, si rivelerà quella vincente? La base esplode e mentre Fausto e Cali di giorno lavorano in un colorificio, la notte scrivono barre come ostriche creano perle.

MANCARSI

“Fammi fare i soldi come i rapper, che poi dividiamo”

Prima di Sanremo, se pensavi Coma Cose, pensavi a “MANCARSI”, colonna sonora di mille viaggi in macchina, indimenticabile il video della coppia a bordo di una vettura verso un tramonto ignoto. Il brano parla della giovinezza, di quanto faccia schifo, sia incerta, faccia paura ma allo stesso tempo è ciò che sei. É bello sentire di non essere soli in questo viaggio, i Coma Cose descrivono tutti i cattivi pensieri di quegli anni e ti senti parte di qualcosa, non più solo contro il mondo, riconosciuto nel tuo casino che è un po’ quello di tutti quanti. 

BEACH BOYS DISTORTI

“Certe notti fredde come gli occhi degli husky
Nelle tasche dei giubbini dei maschi
A volte ti scaldi, a volte ti incastri

Ma spesso son solo disastri”

La mia preferito in assoluto! Synth che urlano letteralmente, romantica e hip-hop allo stesso tempo, il suono delle casse rotte gracchianti, la descrizione di un attimo così potenzialmente reale e bellissimo. Quelle sere un po’ così quando non si conosce una persona e magari ti fai un viaggio mentale un po’ romantico, le mani nelle tasche, la musica non si sente molto bene ma sembra proprio quel cantante lì. Una salita interrotta da un discesa rap e spaccona che non stona per niente. Così hai tutti i lati della cosa: Amore e ritmo; Cosa si potrebbe desiderare di più da una canzone?

VIA GOLA

“Davanti l’alba
La luna dietro
Ti dico i miei segreti, ma non senti
Perché portano via il vetro”

Torniamo a delle musicalità indie cadenzate da un clap che, se mi dicessero che è un battito di mani collettivo, potrei anche crederci. I discorsi ad alta voce si fanno bisbigliati, i segreti volano fuori dalla gabbia toracica, tutto rallenta, saranno le droghe, il siero della verità, non lo si sa, ma per affrontare la rabbia ricordatevi di avere una tattica, che magari comprenda della compagnia.

Piccola nota: California dice Taglio l’anulare, metti che mi volevi sposare”… Come cambia la vita in soli 4 anni. 

A LAMETTA

“Lei si tagliava i capelli così corti
Che quasi le vedevi i pensieri”

Sabato non si incomincia quasi mai, una rivoluzione, soprattutto in due, ma per quanto mi riguarda i Coma Cose potrebbero anche cominciarla, nessuno avrebbe avuto niente in contrario. È un coro il ritornello, che esprime un malessere generale, la tristezza la fa da padrona sulla base tra il rap rimbalzato delle strofe. Una sottile citazione a “Lamette”, di Donatella Rettore, sicuramente in modo molto meno pop ma il duo ha saputo mantenere quel senso di disperazione in chiave ironica del brano.

S. SEBASTIANO

“Ho bisogno di una valvola di sfogo

Come quella dei braccioli da bambino al mare
Ci soffiavo dentro l’anima e a quanto pare
La mia anima inquieta mi ha impedito di annegare”

Fausto rimasto solo condivide un pensiero intimo e personale, il racconto dell’inquietudine della sua anima è intervallato dalla voce sfumata di Cali che ripete la frasi più iconiche dei loro primi singoli: “Sempre che abbiamo un anima” da “Anima lattina”, “L’affitto, l’affetto, la fotta” e “Organizziamo un rave alle colonne” da “Deserto”. Ho sempre trovato il fatto di inserire parti di altri testi propri, nelle canzoni di un disco nuovo, un operazione di branding ben congeniata. Nulla da togliere alla scelta, che sicuramente è stata più artistica ed evocativa che di marketing, ma il fatto di autocitarsi fa sì che si installi qualcosa di riconoscibile nella mente dell’ascoltatore che potrebbe essere felice di ritrovare parti delle canzoni che già conosceva e a cui era affezionato. Al contempo si potrebbe suscitare interesse in chi sta ascoltando per la prima volta e ha curiosità di capire cosa significhino quegli slogan. Non sappiamo la genesi di questo brano ma tra le ipotesi possiamo dire che sia solo pura poesia.

MARIACHIDI

“E spero che tu non ti offendi
Se facciamo la gara dello stile tu perdi”

Parliamo di “MARIACHIDI” (mari-acidi) dei rapper finti, delle droghe e dello stile, cosa che il nostro duo ha a pacchi. Anche se all’apertura del concerto di Salmo al Woodoo Fest gli hanno fischiato, se la loro gente li sostiene, i Coma Cose navigano per questi mari acidi e ne cavalcano l’onda del successo, in barba a tutti i rapper di zona. Il brano potrebbe essere stato fatto per attirare anche zio Alberto, che al live di Gazzelle ad accompagnare la nipote non ci voleva andare, però si ricorda ancora quei due vestiti uguali che facevano l’onda (ooooo).

SQUALI

“In fondo siamo pescecani
E anche se a Milano non c’è il mare
Noi restiamo squali”

Consapevolezza è la parola d’ordine. Ci troviamo quasi alla fine del disco, tra strofe rap illuminate e immagini senza tempo, abbiamo trovato alcune risposte. Arrivati a Milano a 20 anni sbocciati, con solo sogni e paure, siamo cresciuti e le sconfitte ci hanno temprato al punto di dire che siamo squali anche se a Milano non c’è il mare. I Coma Cose ammettono di essere entrati a far parte del meccanismo del cane mangia cane che domina la metropoli milanese ma lo dicono con un sound così dolce, pop e sperimentale, tutto insieme, che ti viene voglia di abbracciarli anche se sai che potrebbero addentarti.

INTRO

“Comunque vada l’inizio
Alla fine saremo solo io e te
Con i nostri mostri e sentimenti
Quindi non preoccuparti 
Se hai paura”

Il viaggio termina al contrario, con l’intro dove deve stare l’outro, saranno le sostanze o che ci siamo molto divertiti, ma a noi non frega niente di questi dogmi. “HYPE AURA” risuona fortissimo, come una sirena della polizia che si avvicina, si svela nella sua interezza chiedendoci se abbiamo paura e la risposta a fine disco ci viene data… Leggi sopra ⇑ Insieme è tutto possibile, anche un rave alle colonne post covid.

ARTICOLO A CURA DI: @annasp.o