Maggio 2017, Coez e Canova pubblicano “Faccio un casino” e “Threesome”, i Thegiornalisti sono in concerto nei palazzetti per la prima volta e “Despacito” è il brano più ascoltato dell’universo. A me poco importa perchè ho da giocare una finale di Champions con il Cesena su FIFA 17 e sto per portarmi a casa un diploma frutto di un percorso liceale a dir poco mediocre.
Prima della fine però ero stato per lungo tempo pendolare ed i miei viaggi venivano scanditi dall’impellente necessità di trovare un artista che nessuno dei miei amici conosceva, spinto da quell’irrefrenabile voglia (che alla fine è solamente arroganza) di poter dire: “Io lo conosco dal primo disco”, con annessa scrollata di spalle di chi la sa lunga.
Con una meravigliosa pesca a strascico degna del peggior pescatore dell’Adriatico e utilizzando il Discover Weekly di Spotify come le reti dietro alla mia barca, trovo la gemma che avrebbe cambiato i miei gusti musicali da quel momento a venire: ascolto per la prima volta “Dimmi tu” e poco dopo, il 17 marzo del 2017, “Pulviscolo”, disco di debutto di Colombre.
Pulviscolo
Primo brano, omonimo dell’album, a detta dell’autore, nasce dalla totale e più libera improvvisazione. Il pezzo è un viaggio malinconico tra i pulviscoli di una storia d’amore che volge al termine. Cullato dalla musica di un organo giocattolo fatto per i bambini, racconta il coraggio necessario per scegliere di ritrovarsi da soli in cerca di un nuovo mattino migliore per sé e per la persona a cui teniamo.
Fuoritempo
Se Pulviscolo è il coraggio di andarsene, “Fuoritempo” è la consapevolezza di aver sbagliato, la maldestra e caotica ricerca di una scusa che giustifichi il bisogno solitudine.
Nei diversi concerti di Colombre a cui ho assistito, “Fuoritempo” è stata spesso suonata per ultima facendoci tornare a casa viaggiando attraverso quella che secondo me è la più liberatoria e armoniosa rappresentazione del caos che possa essere suonata risultando, di proposito, fuori tempo.
Blatte
Colombre e Iosonouncane.
Devo dire di più?
Ah no, devo davvero?
Blatte è la canzone più ascoltata dell’intero progetto, e non mi sembra un caso. Torna l’organo, presente nella titletrack, diventato adulto si fa più forte e presente per raccontare odio e disprezzo per un amico abbandonato.
L’organo con le percussioni di Francesco Aprili si lega come per magia, al duetto Colombre-Iosonouncane dove, quest’ultimo, accompagna per quattro minuti con una strings machine, un glockenspiel e una serie di cori meravigliosi riuscendo a rendere ancora più vivida la delusione in brano dove falsità e tradimenti la fanno da padroni:
Non provo nulla per te
Perché sputi solo odio
Non provo più nulla per te
Perché solo a pensarti ho il vomito.
Semplice e diretto come Colombre sa essere.
T.S.O.
Ogni volta che ascolto “Pulviscolo”, e vi garantisco che succede spesso, quando parte “T.S.O.” vengo sempre accompagnato dal synth Cammello, coì si chiama giuro, in un deserto dell’Egitto.
La dimensione strumentale è profonda e sfaccettata come ritrovare un vecchio amico e non riconoscerlo più nel ricordo che si possiede. Diversamente da “Blatte” qui regna la tristezza dei racconti di un amico che dall’essere il più bello da ragazzino è finito in un centro di salute mentale per colpa di una vita troppo spericolata.
Dimmi tu
È arrivato il momento di scrivere della mia canzone preferita di Colombre e per parlarvene lascero presentarsi da solo il testo:
Cosa farei se non avessi te
Che faresti tu senza di me
Senza di te sarebbe tutto quanto impossibile.
L’audacia dello svelare le proprie insicurezze ammettendo il bisogno di farsi forza in due mi ha da sempre permesso di dare voce a pensieri che forse ero spaventato dall’elaborare da solo. Continuo ancora oggi a riconoscermi nelle sue parole e la produzione musicale, catchy e divertente rende il pezzo ancora più indelebile dalla mia testa, e sono contentissimo che non si cancelli.
Sveglia
Giovanni ti sveglia e ti dice che le persone fanno schifo, come ti comporti? Provi a cambiare, ma ci riesci?
Colombre canta della fatica di agire, della noia e della voglia di fare. L’eterna lotta tra la volontà di spaccare il mondo e il non voler fare assolutamente niente.
Il gioco è nel ritmo della canzone che accelera verso una conclusione che non è affatto ovvia:
Sogna per restare in piedi
Rovesciare gli schemi
E tenerti sveglio.
La narrazione di un mondo dove forse l’unico vero modo per contrastare le persone che vogliono farti sentire in ritardo e in difetto è la staticità, vera forma di protesta contro una società troppo veloce.
Bugiardo
Se dividessimo l’album in due, “Bugiardo” occuperebbe lo stesso posto di “Blatte”, e forse non era intenzione di Giovanni Imparato, ma li ho trovati sempre stranamente collegati. Mentre nella prima metà viene raccontata la delusione di un amico che si è rivelato inetto, nella seconda metà Colombre sembra indossare i vestiti della persona di cui parlava, raccontando la sensazione di essere ultimi e la necessità di mentire per convincere gli altri che si stia facendo di meglio:
Sapevo, tacevo, mentivo e ti confondevo
Non me ne importava nulla o forse m’importava davvero.
Chissà se questo è un modo per comprenderlo e trovare delle giustificazioni, ma un limite comunque rimane ed è forse matematicamente calcolabile grazie a complessi algoritmi, ma la conclusione rimane comunque una, mentire non ci salverà mai dall’ancora appoggiata sul fondo delle nostre insicurezze, ma ci aiuterà semplicemente ad affogarci più velocemente.
Perché tu
Vali molto più di me che affondo
E non so pentirmene
Ma niente rende più umili di un addio
Deserto
Non è un caso che “Pulviscolo” sia in apertura e “Deserto” in chiusura, come se in venticinque minuti sia accumulata così tanta polvere da farci il Sahara.
Deserto è il provarci sempre, il non lasciarsi mai abbattere dalla realtà e dalle malelingue che ci attaccano:
Se hai sbagliato mille volte
Fino a farti schifo
Arriva a un milione.
Cosa ci resta dopo aver attraversato il deserto seduto tra le gobbe di un cammello? Una bocca piena di pulviscoli, e la speranza di trovare la forza per accettarsi per quel che si è, approfittando di tutte le nostre stranezze e difficoltà. Non fa niente se non si sa pescare oppure se si è andati male a scuola, almeno ci abbiamo provato e nessuno potrà fermarci.
Deserto rappresenta la perfetta morale per la prima favola scritta e cantata da Colombre:
Prova a volerti bene
Senza aculei
Non è impossibile
Te lo meriti
Tieniti stretta la tua diversità
E non avere paura