SIAMO volati al Poplar Festival, un viaggio di 3 ore da Milano solo per respirare un po’ d’aria più pulita, goderci la musica e scoprire come le particelle d’atmosfera si muovono a 300 metri di altezza.
Una difficile e trepidante camminata in salita è quella che separa la città di Trento (che ci raccontano essere old e bisbetica) dal Doss, un parco dominato da un monumento statuario. A tratti curato e a tratti selvaggio è il bosco sull’immensa collina che lo scorso weekend è stato invaso dai giovani Trentini che sono letteralmente scappati dalle old vibes della città per essere più liberi e gasati che mai. Il pubblico quest’anno era composto da molti più di 33 trentini, erano una maree e venivano anche dalle città più disparate d’Italia, organizzandosi tra passaggi e ospitate arrangiate sui divani di amici. Con nostra sorpresa tra la fauna del luogo abbiamo avvistato studenti in erasmus esagitati al massimo e ragazzi del luogo molto propensi a raccontare storie su dove vivino e sul perché succedavano determinate cose.
Quest’anno il Poplar compie 7 anni, ed è già un cbcr dai gusti musicali notevoli. L’Intelligenza Naturale (IN) era il concept di questa edizione, la ricerca di un ritorno all’umanità, la produzione di elettricità attraverso i sorrisi e le urla, un ritorno all’artigianalità nella creazione di tutto il festival. Secondo noi non c’era festival che potesse mettere in scena tali principi meglio del Poplar: a settembre mentre tutti i festival hanno finito il loro corso loro iniziano, quando ricomincia l’università e pensi che l’estate sia finita attirano a loro sciami di persone che non potevano perdersi l’ultima data estiva del loro artista preferito. Tutto questo in una città che non è una metropoli, che è molto più genuina e artigianale di molte altre. Le serate che si sono susseguite da giovedì a domenica spaziavano tra i generi: Urban, Tech, It-pop, rock. Verdena, Coma Cose, Venerus e la Lovegang126 i big delle serate, accompagnati da nomi dalla bravura non certo minore, come i Bnkr44, Mace, Giuse The Lizia, Colombre, Noyz Narcos. Siccome i nativi del Poplar sono dei tipi per niente superficiali hanno portato sul palco nomi freschi come Kid Yugi, Dov’è Liana, Queen of Saba, Milanosport e molti altri, creando un sottobosco d’influenze musicali varie e strabilianti.
Una volta scoperta questa la line up davvero esplosiva non potevamo perderci quello che pensiamo sia uno dei migliori festival in Italia. Perché lo pensiamo? Bhe innanzitutto per le scelte artistiche sempre azzeccate, mai banali, artisti emergenti, big, stranieri, tutti con delle vibes alternative, niente è noioso, tutti i nomi in lista sono tra i più cool del panorama; Secondo, la location incredibile, non si può non restare a bocca aperta davanti a quel palco incorniciato dalla vista del Doss, illuminato per per l’occasione da luci che cambiano colore a ritmo di musica; Terzo, la comodità, l’organizzazione è davvero clear, i volontari del poplar sono gentilissimi e organizzati, nessuna coda per cibo e alcool, nessuno sbatti; Quarto, il chill, sei stanco dopo aver ballato come un forsennato puoi tranquillamente sederti sul prato con una birretta e vedere comunque perfettamente l’artista sul palco; Ultimo ma non meno importante, la papabile energia dei partecipanti che per chi viene dalla fredda Milano può essere un interessante pressure test, però il bello dell’atmosfera sta anche in quello.
Salendo la scalinata del Doss di Trento si entra in una microsfera incredibilmente bella, da guardare, da ascoltare e vivere, un’esperienza 100% genuina e di condivisione è quella che vi aspetta al Poplar Festival e anche se sarete tristi quando sarà finita la discesa vi offrirà un’incredibile vista su trento, l’adige e le montagne attorno, certamente il miglior ricordo del festival più naturalmente intelligente della stagione.