CHE TRISTI QUESTI GIORNI DI GIUGNO…ALCUNX DI VOI HANNO GIÀ PRENOTATO GLI ESAMI SENZA SAPERE QUANDO POTRANNO PRENOTARE LE VACANZE, ALTRX HANNO SALUTATO LX COMPAGNX DI UN PERCORSO DURATO ANNI, COSTRETTX A RIMANERE CHIUSI IN CASA A STUDIARE CON QUESTO CALDO, AD ALTRX ANCORA SOTTO QUESTO CALDO TOCCA LAVORARE. MATURANDI, LAUREANDI, LAVORATORI IL NOSTRO PENSIERO VA A VOI CON QUESTE RINFRESCANTI NEWWWSS<3
ALEX TERZI – SELF PHONE 
Secondo singolo in meno di un secondo e l’assoluta certezza di non volersi fermare qui.
Dopo “PILLOLE” dobbiamo parlare ancora una volta di Alex Terzi che continua il suo percorso con un nuovo singolo: “SELF PHONE”. Un brano che nonostante continui a richiamare nelle sonorità l’emo rap – come nel ritornello –  questa volta si esprime maggiormente su tonalità differenti: meno legate alla wave soundcloud ma più affini al rap conscious più tradizionale, soprattutto nell’introduzione della prima strofa.
“SELF PHONE” è un brano che parla di insicurezze personali, di sofferenze condivise, di rapporti personali e sentimentali macchiati da dolore e mancanze reciproche. Un brano introspettivo che ci mostra immagini di uno spaccato sulla realtà e una lente d’ingrandimento su problematiche fin troppo comuni come l’autolesionismo, l’utilizzo di droghe per anestetizzare i sentimenti e le difficoltà nella gestione emotiva.
La produzione del brano è stata affidata ancora una volta a The Ego che si conferma fondamentale nel progetto, riuscendo a comporre ancora una volta una strumentale capace di supportare Alex e di farlo rendere al meglio in tutte le diverse sfaccettature musicali per ora esplorate.
Bäng Bäng – Clamö 
Clamö non è tutta glitter e cuori. Dopo averci fattɜ ballare con “Le ragazzë”, con il suo secondo brano cambia completamente atmosfera e ci catapulta in una dimensione più cruda, più sincera, più scura. “Bäng Bäng” è un ritorno alla realtà — a volte scomoda, a volte dolorosa — di ciò che può vivere e affrontare una ragazza nel suo percorso.
Tantɜ le usano, pochɜ ne parlano — e ancora meno riescono davvero a uscirne. Le sostanze non sono solo momenti hype e serate: spesso sono rifugio, dipendenza, silenzio. Portano con sé molto più di quel che mostrano, e “Bäng Bäng” lo racconta senza filtri.
Il ritmo rallenta, le luci si abbassano, e al centro rimane lei, Clamö, vulnerabile e potente allo stesso tempo. I drammi del passato riemergono, e l’artista decide di affrontarli a viso aperto. Non c’è più spazio per le maschere: qui si scava, si racconta, si fa i conti con ciò che fa male.
Come ha dichiarato l’artista stessa, l’intento era “mettere in luce il buio che spesso si nasconde dietro a una dipendenza”. Una frase che risuona forte, soprattutto oggi, dove certi eccessi vengono estetizzati e resi swag davanti agli schermi. Ma dietro l’apparenza  ci sono fratture vere, ansie, solitudini e ferite che non spariscono con un mix di sostanze.
“Bäng Bäng” racconta di una “baby pericolosa”, certo, ma anche consapevole. Una ragazza che ha deciso di non cancellare le parti difficili della sua storia, ma di affrontarle, di dargli un nome e una voce. Siamo con te ragazza <3
ANCHE I COWBOY PIANGONO  – NONPIANGERE 
by (@flouryne)
Direttamente del Far West degli Stati Uniti, tra il Mississippi e i canyon, NONPIANGERE vuole portare il country in Italia con ANCHE I COWBOY PIANGONO.
Come un cowboy del vecchio west, tra un caldo afoso e un amore nato in un Saloon, NONPIANGERE ci teletrasporta in atmosfere da film, tra sentimenti e ballads. ANCHE I COWBOY PIANGONO è uno spazzato tra un film di Sergio Leone, la vita di un innamorato e la sua chitarra.
Nonpiangere sta cercando di importare, dall’America, uno stile e un tipo di “Ballad” che negli ultimi anni hanno riscontrato molto successo nel nuovo continente. Con uno stile leggero ma anche romantico, dipinge una realtà da vecchio west e dà vita a storie di amore e sentimenti cross-temporali.
Sicuramente la scelta è interessante, portare un genere che ha tanta storia, ma che in Italia non ha mai attecchito. Vedremo cosa il futuro ci riserverà per NONPIANGERE.
THRUPPI – GIOVANNI TRUPPI & THRU COLLECTED
L’incontro tra GIOVANNI TRUPPI e THRU COLLECTED culmina in una storia d’amore che prende la forma di THRUPPI: un EP che, in 23 minuti, si immedesima nella vita di mille persone, raccontandola in modo libero e spassionato. Il disco porta avanti l’obiettivo di divulgare, travestendosi da commentario nato da anime affini, che condividono lo stesso passato. Si avvale della collaborazione di artistə come Altea, Specchiopaura, SANO e Alice Triunfo. Ragiona di pancia e d’insieme, evidenziando il valore della collettività.
Si apre con BUIANOTTE, un’elettronica sporca che ci prepara all’introspezione quasi indotta dal progetto. Il sound si dimena evocando una nostalgia familiare. Thruppi, già dalla prima traccia, manifesta il proprio ripudio nei confronti delle mezze parole. Prosegue con NERO, un brano che resta fedele al coraggio del progetto. Le voci, quasi disperate, rispecchiano un racconto che trova nella parola “solitudine” il suo centro. DENTI PERFETTI continua questa guerra contro la superficialità, crescendo secondo dopo secondo attraverso una netta dualità: un drum & bass che bacia un dolce suono arpeggiato.
La priorità è data a una narrazione cruda, senza limiti di genere e impossibile da confinare. Dà spazio per l’individualità, alla nostra storia personale, tanto unica quanto legata a quella degli altri. TORNARE INDIETRO sembra avere questa funzione: ci invita a prendere fiato e riflettere sul nostro passato (o futuro), attraverso un intermezzo che si addensa esponenzialmente. 
Ci prepara a NAPOLI CITTÀ DI MORTE, un pezzo che si muove abilmente tra suoni e parole, ricordandoci che a volte è necessario lasciar respirare gli strumenti. La vicenda di Andrea ci regala tante risposte quante domande sulla vita. Ma una cosa è chiara: c’è musica anche in una vicenda silenziosa. Una vicenda che si fa ascoltare come un bambino che si addormenta tra le parole di un libro letto ad alta voce.
VECCHIE FIAMME torna ad aggrapparsi a quella languida solitudine che cresce insieme a noi. Un brano corale, un intreccio di voci che, pur diverse, alla fine cantano delle stesse esperienze. È inaspettata e figlia di una sperimentazione violenta, che rifiuta ogni sottomissione. L’intensità dei sintetizzatori di Vecchie fiamme si scioglie in SIR PENTE.
SIR PENTE chiude Thruppi. È giocosa, indifferente, leggermente insidiosa. Costellata da un’elettronica bambinesca, regalandoci uno spazio di voci incantate appoggiate ad un intenso suono di pianoforte. Ci ricorda che la vita è un gioco — e proprio per questo, tutto purché facile.
La città di Napoli è il fulcro del progetto, donandogli l’energia che lo caratterizza. L’EP gioca con i limiti della parola e del suono, spingendoli costantemente. Nasce dalle strade strette di una città che appartiene a tuttə, illuminata da vicende che sono nostre, ma soprattutto degli altri. Attraverso la sperimentazione di generi diversi, l’EP ci fa inciampare nella trappola dell’introspezione, come s’inciampa sui sampietrini della città da cui proviene.
Sperimentare, in fondo, è molto simile ad amare, non è che un’indole umana che non possiamo fare a meno di abbracciare.
/ Apri le finestre, fuori c’è un sole accecante. /
La lingua – Generic Animal 
La lingua è il nuovo singolo di Generic Animal, un ritorno intimo e affilato che segue l’ultimo progetto, Il Canto dell’Asino. Il brano si muove tra chitarre acustiche e un’eco quasi medievale, portando con sé un senso di smarrimento e desiderio che pulsa in ogni verso.
L’atmosfera è quella di un campo al crepuscolo, dove i pensieri si fanno larghi e l’aria sa di terra e rimpianti. La metafora ricorrente, quella della lingua che sfiora la lama di un temperino, è brutale eppure malinconica. È un gesto che mescola dolore e memoria, un modo per ricordare ciò che si è perso e ciò a cui si è rinunciato. Un’immagine forte che sa di sangue, pelle e assenza.
Nel cuore del pezzo c’è un desiderio che si trascina, illudersi che il tempo passi più in fretta solo per lenire il proprio tormento. È un tentativo disperato di trattenere qualcosa che sta svanendo.
La lingua non chiede di essere capita, ma sentita: sulla pelle, nello stomaco, in quel punto dove si annida ciò che non si dice.
GUIDO CAGIVA – BINGO 
Guido Cagiva fa BINGO con se stesso. Accantona tutto il resto: decide di dire basta ai rapporti superflui e superficiali, basta montare sorrisi forzati, basta essere presenti “perché si deve” per poter diventare qualcuno nella scena musicale.
Non sono felice ma mi sento in pace – così inizia il lungo sfogo di Guido su Instagram, una riflessione onesta che accompagna l’uscita del suo nuovo brano, BINGO. Il racconto è di un momento di svolta in cui si fa ordine con la propria vita e si rimette al primo posto se stessi. Ad un certo punto si comprende che non c’è bisogno di rincorrere approvazioni, eventi, contatti, di fare cose che devono forzatamente piacere agli altri. L’unica cosa da fare è ricominciare a vivere per quello che si può, in pace con il proprio io.
Godermi un po’ questa vita, penso solamente al goal
BINGO è il risultato di questa rinascita. Non un traguardo, ma un passaggio. Il BINGO è la vittoria. Tutto è superfluo se porta a non essere più chi si vuole. Ed è proprio questo il GOAL: fare le cose non per dimostrare ma per sentirsi interi. 
E mentre canta, si intravedono immagini sfocate di notti in città, bar girati a vuoto alla ricerca di qualcosa. La giovinezza che sbatte contro la realtà, e poi la consapevolezza che non si può vivere all’infinito per cercare. A volte bisogna fermarsi e chiedersi: per chi sto facendo tutto questo?
E allora sì, basta. Basta rapporti costruiti per tornaconto, basta sorrisi imposti, basta cercare il goal finto. Basta vivere per gli altri. Si può ancora spingere, ma solo nella direzione giusta.
SEDICI – ZERO ORE DI SONNO (EP)
Uno spaccato di vita, il racconto sincero di pensieri intimi e nascosti: questo è l’EP di SEDICI. 
Sei tracce dense di sentimenti che emergono dopo essersi nascosti per lungo tempo. ZERO ORE DI SONNO è una confessione delle mille sfaccettature della cantautrice romana classe 2005, che esce allo scoperto tra paranoie, inquietudine e sogni. 
L’intero progetto si costruisce su emozioni forti e reali, le stesse che ci sovrastano quando non prendiamo sonno, in preda ad un momento di overthinking serale.
Immersi in sound intimi e catchy ci perdiamo nel mondo di Sedici, dove le ansie sono vive e tangibili, ma si allontanano all’arrivo di momenti di accettazione di se stessi e grazie alle persone che ci danno affetto e coraggio. 
Tra vari sguardi al passato troviamo ricordi che ci fanno sorridere e ricordi che ci fanno stare male, ma c’è una speranza impressa in ogni parola della cantautrice. È quella di vivere in pace sia con chi eravamo sia con ciò che abbiamo vissuto, imparando qualcosa. 
La speranza che il nostro coraggio basti a rendere il nostro futuro diverso da quello che è stato il passato, allontanandoci dai nostri stessi pattern comportamentali.
Noi siamo stati catturati dalle vibes e dalle speranze di Sedici che ci danno un abbraccio sincero.
E tu? Cosa aspetti a farti rapire da questo EP?
no + x te – G. TIFFANY
“no + x te” di G. Tiffany è un’elegia per chi ha perso anche la possibilità di dire addio.
Un pianoforte sentimentale regge l’impalcatura fragile di un lamento elettronico che non chiede attenzione, ma la pretende con la sua assenza. C’è lo sfaldarsi di un io che non ha più le braccia, non ha più le parole, non ha più l’alibi della rabbia.
Tu mi hai dato tutto ciò che è peggio di te; io non ho più niente di me. Frasi che sembrano scritte con le mani congelate, con i pensieri ancora sotto shock. Un flusso che si srotola e si contrae. La voce – sottile, sincopata, a tratti inudibile – si lascia inghiottire dalle proprie omissioni. Il cuore batte, ma lo fa fuori campo. La grammatica del dolore qui è glitch, taglio, disconnessione. Anche solo il titolo – no + x te – è una confessione che si nasconde dietro un codice, come chi non riesce più a dire “non ti amo” a voce alta.
È una resa senza orgoglio. È il dolore quando non ha più forma epica, né narrativa: quando si limita a esistere, come l’ombra sotto un occhio stanco. “no + x te” non è una canzone da ascoltare: è da attraversare in silenzio. Come si fa con la memoria di una cosa finita troppo presto.
GIUSE THE LIZIA – VECCHIA SCUOLA 
by (@niedri.g)
Con la sua scrittura intima e pura, GIUSE THE LIZIA racconta di una relazione indefinita, fatta di gesti quotidiani alternati a silenzi pesanti e duraturi.
“Che dormiamo ogni notte nello stesso letto / E facciamo colazione insieme / Ma comunque noi non stiamo insieme”
Una fotografia perfetta di quell’amore sospeso, un’arma a doppio taglio che non ha bisogno di etichette, ma proprio per questo rischia di ferire più di quanto si voglia ammettere.
Giuse torna così con VECCHIA SCUOLA, un brano che i fan più attenti conoscevano già bene: lo aveva spoilerato più volte durante i live, e ogni volta il pubblico ci aveva ballato sopra quasi come fosse già un classico.
Il ritornello è uno di quelli che sono destinati a rimanere: “Ho bisogno di / Qualcosa che mi faccia dire sì / Lo sai che non mi metto in posa, sono vecchia scuola / Uno che si incazza e si innamora” – un manifesto emotivo per chi ama e basta, senza troppe condizioni, senza troppi filtri.
Musicalmente, Vecchia scuola resta fedele al suo stile: venato di malinconia, ma sempre capace di accendersi nei momenti giusti. Le immagini quotidiane (gatti, maglioni, sigarette) ci fanno sentire a casa e donano al brano un tono familiare, quasi cinematografico.
Giuse decide comunque di lasciarci con un bel punto di domanda: “Le foto dei nostri gatti / Che ho appiccicato sul muro / Sembriamo due buoni amici / Ma non lo dire a nessuno che”.
Chissà.
BOILER ROOM (WHAT IS LOVE) – TANCREDI FT. NASHLEY
by (@frapicta)
Tancredi torna con un pezzo che grida “estate”.
Sarà forse un trend, quello di remixare le hit del passato e ricollocarle in cima alle classifiche del 2025? Forse, comunque questa volta con “Boiler Room” è diverso: siamo pronti a ballare sulla famigerata base di “What Is Love”, ma con una proposta riadattata ai nostri tempi, dove elettronica-pop e club si uniscono, facendo muovere i nostri corpi all’unisono, proprio come in una delle tanto parlate boiler room. Con un feat d’eccellenza nella seconda strofa, firmato Nashley, il nuovo brano per Pulp Music/Warner Music Italy sarà protagonista di queste notti calde, e porterà i due autori nelle casse di tutti i club. 
 
								 
								 
	