È FINALMENTE TORNATO IL SOLE, INCREDIBILE CHE SIA TORNATO ASSIEME ALLA PASQUETTA. NOI CI SIAMO APPENA RIPRESX DAI LITRI DI ALCOL TRANGUGIATI, E QUALE MODO MIGLIORE PER TORNARE ALLA NORMALITÀ SE NON CON DELLE NEWS FRESCHE FRESCHE? GODETEVELE <3
PS. SCRIVETECI IL NOME DEL PROSSIMO PAPA NEI COMMENTI.
CARO WOW – MEZZA MORTA EP (@issamacivibe)
Il primo EP di CARO WOW, “MEZZA MORTA”, è finalmente fuori – e non è uno di quei debutti che passano inosservati. Sette tracce, una sola collaborazione (con Sethu, in “NON LO DIRESTI MAI”), e un solo obiettivo: farti ballare mentre tutto intorno a te cade a pezzi… Che swag!
La produzione, realizzata interamente da See Maw, è un mix di elettropop, vibes dance e momenti sospesi che ti prendono alla sprovvista. Ma sotto un primo strato luccicante e pieno di glitter si nasconde un mondo di emotività, pieno di sensazioni che riesci a percepire sulla tua pelle… Perché parlano un po’ anche di te!
“MEZZA MORTA” è un EP che parla di ansie, amori VERAMENTE sbagliati, (mezze) speranze e voglia di vivere anche quando tutto sembra andare a rotoli. CARO WOW riesce in qualcosa di raro: trasformare la vulnerabilità in potenza pop.
Il disco si apre con “OCCHI GRANDI”, un brano delicato e introspettivo in cui l’artista parla a sé stessa in terza persona, un po’ per vedersi con più chiarezza, un po’ forse per proteggersi. Ma è proprio questa fragilità dichiarata a rendere tutto più forte, specialmente quando quello del pezzo è un tema come quello dei disturbi alimentari – troppo diffusi, eppure così poco raccontati all’interno del mondo musicale.
Anche “ANSIA” segue un filone simile: un inno leggero (ma non troppo) alla realtà emotiva di chi vive tutto troppo intensamente, ma si arma di tutta la forza che ha e non smette mai di provarci.
“L’ULTIMA VOLTA” e “NON LO DIRESTI MAI” sono l’emblema delle love ballads, ma non è l’amore dei sogni e delle farfalle nello stomaco ad essere raccontato: è l’amore che inciampa, che ti corrode, ma che non smette di bussare alla porta neanche per un istante (e che fa, non apri?).
E poi c’è “MEZZA MORTA”, la title track, che è un manifesto generazionale, così come dell’intero progetto di CARO WOW. Il messaggio? Anche se sei a pezzi, sei ancora vivə – e questo basta per continuare.
“Non sono mai stata meglio, mezza morta in un parcheggio”
Una frase che resta impressa — cruda, vera, ma paradossalmente piena di vita.
Con questo EP, CARO WOW si prende la scena con una voce delicata che sa di diario segreto e di ballare a piedi nudi sull’erba allo stesso tempo <3
STUNT PILOTS – GET ROWDY (@capitanossa)
Ormai li conosciamo bene. Gli STUNT PILOTS hanno stuntato più e più volte, e sono tornati più rumorosi che mai. Fa sempre piacere notare come il power trio di base a Milano abbia saputo trovare la propria evoluzione, esplorare il loro stesso sound rimanendo sempre simili a sé stessi.
E a noi loro stessi piacciono molto.
La loro miscela di funk rock trova stavolta un’espressione pura e semplice, un sound deciso, nel loro ultimo singolo: GET ROWDY.
E fidatevi, di rumore ne fanno. Il basso di Farina, sempre in bilico tra un suono d’acciaio e la morbidezza del groove, le voce di Zo, che tanto prende dal rock dei primi anni duemila reinterprentandolo a proprio gusto. Possiamo sentire benissimo a Milano sia i Red Hot Chili Peppers che i Limp Bizkit, artisti differenti ma uniti dal groove, ma nel 2025, noi sentiamo gli STUNT PILOTS.
Dopo il fortunato EP The Takeoff, pubblicato l’anno scorso, suppongo sia lecito affermare che i PILOTS siano pronti a stupirci ancora nel corso di questo 2025, considerando il suono fresco e vagamente estivo del funk proposto dai tre musicisti.
Al prossimo stunt!
MEW – EMPATIA (@niedri.g)
“EMPATIA” è una ballad intensa e intima, in cui MEW dà voce a chi sente “troppo e basta”. In poco meno di 3 minuti racconta di una relazione dove chi ama si perde tra silenzi, incomprensioni e drammi che non gli appartengono.
“Non so più se sei qui per me / O per salvare il mondo”: frase chiave del ritornello in cui mew esprime il senso di esclusione e invisibilità in una relazione assolutamente sbilanciata.
Il confine tra amore e sofferenza è chiaro, netto: “No, non è amore / Se è tossico, no / Sono grida / Frasi che scrivo e non vorrei dire / L’inferno migliore è senza morire”. mew non cerca giustificazioni né abbellimenti: ogni parola arriva come uno sfogo necessario, un’urgenza emotiva.
La produzione lascia spazio alla voce e alle parole. Ogni suono è pensato per accompagnare e non sovrastare, rendendo la canzone ancora più sincera.
Con “empatia”, mew conferma una scrittura profonda e personale, capace di arrivare dritta a chi vive le emozioni senza filtri.
GINEVRA – SPACCO TUTTO FEAT. MEG (@kimo.jpg__)
Il nuovo capitolo del viaggio di GINEVRA è “SPACCO TUTTO” un brano dal forte spirito liberatorio in collaborazione con un’icona della musica alternativa napoletana come MEG.
Il brano oltre che essere un inno alla rottura degli schemi per un senso di libertà maggiore parla anche di crescita personale, di autoprotezione emotiva dai sentimenti che ci potrebbero sovrastare e del ritrovarsi nei cambiamenti della vita adulta.
Il tutto condito da un tocco di empowerment femminile positivo ed elettrizzante, che non si vittimizza ma al contrario è consapevole di poter sovvertire le cose con il proprio spirito.
Una ribellione rumorosa, che unisce sotto le stesse volontà Torino e Napoli con un unico obiettivo comune: spaccare, spaccare tutto. Questo impeto non è però rabbioso ma perlopiù guidato dalla voglia di rivalsa e la volontà di non essere intrappolate negli schemi imposti: rompere il “servizio di cristallo” come GINEVRA canta nel brano significa togliersi il peso di qualcosa che in realtà è già fragile di suo: stereotipi e convinzioni finte, magari accomodanti per le altre persone, che ci limitano solo per consuetudine.
“Mi sono rotta di dare ascolto a tutte quelle convenzioni che ci annullano”
MASAMASA – VENIRE (@flouryne)
Mettete su la giacca più elegante che avete, lucidate le scarpe e preparatevi a ballare senza fine sulle note della nuova VENIRE di MASAMASA.
In un ritmo incalzante, spensierato e ballerino MASAMASA ci trasporta in una calda giornata d’estate, dal ritmo funk-napoletano, fra una sigaretta e l’ennesimo discorso sulla ex che non dimentichiamo mai. VENIRE è un soffio di Scirocco caldo che ci prepara ad una nuova stagione a ritmo.
MASAMASA ha ricreato il sound leggero e massacrante, di quel pensiero che assilla a fine estate, che ci fa chiedere “cosa sto facendo?”, “cosa siamo?”, per poi finire come sempre a gambe all’aria.
“Quanto può mai durare/ una storia fatta di carezze e morbide follie / di fine estate?”.
In una disperata Odisseo di sentimenti, come sempre, col venire del sole e del mare, uno dopo l’altro cadono quei poeti maledetti in costante ricerca di amore, che ogni estate finiscono per fare la fine di un vecchio paio di scarpe: lì a prendere polvere, in un angolo di casa di una donna da sposare.
In un ritmo funk che ci fa muovere a tempo di chitarra, fra gli effetti sonori e luccicanti, aggiunge un nuovo tassello al grande panorama musicale della scena funk-napoletana. Forse con una spremuta d’arancia al mare e una comoda sedia da sdraio, ci si può catapultare in questa dimensione fra la gioia e l’arrendevolezza delle relazioni senza tempo che nascono d’estate.
MASAMASA è tornato quest’anno più carico che mai, e speriamo che questo ritmo travolgente presto ci porti nuova musica e magari un album! flouryne.
M.E.R.L.O.T. – Petrolio (@giorgia.celentano)
Manuel Schiavone nasce in Basilicata nel 1998. Nel 2017 muove i primi passi nella musica grazie al trasferimento a Bologna, scegliendo “M.E.R.L.O.T” come nome d’arte. Dal 2020 inizia la pubblicazione di singoli, debuttando in Virgin Records. Nello stesso anno viene selezionato dalla Commissione Artistica delle Nuove Proposte, guidata da Amadeus, per la finale di Sanremo Giovani con il brano “Sette Volte”.
Nell’estate 2021 parte il tour composto da dieci date lungo tutto la penisola, ottenendo riscontri molto positivi dal pubblico.
Nel 2023 esce il suo primo album “Gocce”, un viaggio interiore che porta l’ascoltatore ad addentrarsi tra i suoi pensieri, i suoni e le parole da lui scelte.
Il 18 aprile esce il suo ultimo singolo “Petrolio” e scrive “L’arte e l’amore – che in fondo sono la stessa cosa – si arrampicano su ogni muro di quel posto. Mi è scesa più di una lacrima, ma stavolta di gioia.
E ho capito che forse vale la pena soffrire, se poi esiste anche la felicità.”
Sembra una nuvola, leggera, si muove nel cielo azzurro per incontrare il sole. Non può sfiorarla, tutto ciò che gli è concesso è solo posare lo sguardo su di lei.
“Io amo volare”, vorrebbe tanto rubarle il cuore.
Ma, libera come un fiocco di neve, sparisce tra le sue mani, nel vano tentativo di acciuffare un po’ di delicatezza.
Nella testa sfilano una dopo l’altra “parole d’amore, parole d’odio, parole di te”.
Il suo cuore ne è inebriato, preferirebbe bruciarsi, solo per sentire un poco di pace o forse “per concedermi felicità”.
Non si riconosce più ultimamente: i mostri che frequenta non sanno indicargli la via, ha solamente trovato il diavolo “in ‘sta poesia”.
“Pensandoci, sei una fregatura, sei un veleno, sei una strega…Eppure sei tutto quello che vorrei”. Le rime, le avventure, i suoi baci, fermare il tempo e non diventare ma grandi.
Ovidio, nel libro Amores, descrisse questo stato d’animo con le seguenti parole: “Ti odierò, se potrò; altrimenti ti amerò mio malgrado”.
E’ la descrizione di una sospensione nell’oceano, nel tenero tentativo di abbracciare profondamente l’immensità di lei e non lasciarla mai più. Un po’ come il petrolio, quando entra in contatto con l’acqua.
Basterebbe un’altra volta ancora, “un’altra volta giuro”, e la felicità forse ritornerà.
TÄRA – FARTI FUORI (@cecinestpasandrea)
C’è qualcosa di pericolosamente bello nell’amore. In Farti fuori, TÄRA ce lo racconta senza sconti, senza giri di parole, lasciando che siano il suono e la carne del testo a parlare. Un brano R’n’B viscerale, attraversato da sonorità mediorientali che non fanno solo da cornice, ma diventano trama emotiva: corde tese, sospiri, percussioni che sembrano battiti irregolari.
“Farti fuori / Costa / Farmi fuori / Con le mie stesse mani”: non è solo un gioco di parole, è il centro del dolore. La relazione tossica non è più solo un tema da analizzare, ma un’esperienza da ascoltare in presa diretta. TÄRA canta in due lingue — italiano e arabo — come se nessuna da sola bastasse a contenere quello che prova. Le frasi arabe sono affondi. Khallas ‘alay, ya’aburnee, abaret hobbi. Parole che suonano come preghiere, benedizioni e o maledizioni.
C’è un contrasto potente tra il sound moderno e levigato e il contenuto ruvido, personale. La produzione ti cattura, ma se resti ad ascoltare davvero, ti trovi dentro un’ossessione: l’amore che diventa gabbia, l’idea che per far fuori l’altro devi passare prima da te stessa. Un circuito chiuso di autodistruzione, dove anche lasciar andare è un atto violento.
Come dice TÄRA: «Volevo creare qualcosa che dietro le sonorità pop potesse comunque far riflettere». E ci riesce, perché Farti fuori ti resta addosso. Ti fa ballare piano, e intanto ti sussurra: quante volte ti sei fatto del male per amore?
MOHA111 – BEDAYA (@cognomeproibito)
BEDAYA, il primo EP di MOHA111 prodotto interamente da LAND0000, è finalmente fuori! Realizzato nell’arco degli ultimi tre anni, BEDAYA (che significa letteralmente ‘inizio’) è il frutto della necessità di dover fare i conti con le proprie emozioni e i propri dubbi, un racconto biografico in grado di purificare l’anima. Nell’arco di sei brani, MOHA111 ci accompagna alla ricerca di un sentiero sicuro tra cadute e risalite, amori mal composti e mai pienamente realizzati.
I testi intrecciano influenze e identità diverse in un viaggio fatto di nostalgia e speranza, tra momenti intimi e paesaggi sonori accoglienti. Ogni traccia è un pezzo di strada, una fotografia di quello che è e di quello che sarà. È il risultato di connessioni profonde, di mani che si stringono nei momenti difficili e di sorrisi condivisi nelle piccole vittorie.
Musicalmente, l’EP è un viaggio che mescola il folk con l’indie, fino ad arrivare a sonorità più vicine al pop elettronico. È un equilibrio tra strumenti acustici e suoni sintetici, tra intimità e apertura, tra radici e orizzonti nuovi. È un progetto che parla di trasformazione, di ricerca e di quella voglia di mettersi in gioco senza paura di mostrarsi per quello che si è davvero.
Ogni brano oscilla tra momenti in cui la voce è, insieme al testo, protagonista assoluta – accompagnati solo da pochi elementi acustici minimali – e momenti in cui viene sovrastata pienamente dai suoni. Insomma, BEDAYA è un EP carico di emotività che colpisce chiunque lo ascolti e in cui le fragilità e le storture della vita si intrecciano in un racconto onesto e diretto. Per iniziare un nuovo percorso, si sa, serve coraggio, e senza dubbio MOHA111 ha dimostrato di averne da vendere.
PRIM – DORMIRE IN MACCHINA (@mattia_pirrone)
PRIM torna nel 2025 con “Dormire in macchina”, un nuovo singolo che racconta con leggerezza e ironia le difficoltà della nostra generazione.
Tra batterie incalzanti e strofe che sembrano uscite da un vocale inviato a un’amica durante un mental breakdown notturno, PRIM ci fa sentire meno soli in un Paese che non è pronto per i giovani, dove la società si aspetta grandi cose da noi, anche quando, come dice lei, “non abbiamo da mangiare”. In un contesto dove dormire in macchina sembra essere l’unica soluzione per risparmiare in una città come Milano, che chiede fin troppo per un letto solo, il brano diventa uno sfogo sincero e necessario.
“Dormire in macchina” è uno di quei pezzi che ti fa pensare: “Ma l’ha scritto per me?”, perché dentro c’è tutto: la paura di fallire, l’ironia sulla vita adulta, il bisogno di indipendenza economica e quella vena malinconica che la nostra generazione ama.
Non è una canzone che pretende di dare risposte, ma ti fa sentire meno solo nelle domande, affrontando un tema importante con delicatezza e autenticità.
FASMA – VACCI PIANO! (@frapicta)
Un crescendo di pianoforte che sfocia in un ritornello incalzante ma malinconico, il racconto del dolore di una relazione vissuta troppo velocemente, la difficoltà di ammettere i propri sbagli e chiedere scusa: il rapper romano Fasma torna con il suo nuovo singolo “Vacci Piano!” che con versi delicati esplora temi intimi capaci di evocare immagini struggenti. Un ghiacciaio che si scioglie in un abbraccio – è la semplicità dei piccoli gesti che restituisce l’autenticità dei sentimenti che ci appartengono e ci riconnettono a noi stessi. Si tratta del ritorno di Tiberio Fazioli dopo il successo di “Mille Notti”, che ancora una volta vede la collaborazione del suo produttore di fiducia GG, che non smentisce il sound unico del cantautore classe 1996.
ARYA – DON’T SPEAK (@camillaiann)
‘Don’t speak’ da davvero poco spazio alle parole degli altri. Si definisce decisa e spavalda, dalla bocca larga non escono che scomode verità. Sbuffa, tra un verso e l’altro, di tabù che non si può fare a meno di ascoltare – in silenzio. Poco meno di due minuti che, liberatori, si esprimono in due parti: un inspiro ed un sospiro. La prima metà, repentina, ci mette faccia a faccia con la colorata ironia di Arya. Ci invita a riflettere, velocemente e a cercare di stare dietro alla traccia, che mordendoci non ci lascia andare.
Pungendo con un suono fresco e sveglio, la traccia si muove verso la seconda metà. All’inspiro si sussegue il rilascio. Un R&B rilassato, languido, che fa da specchio alla realtà che circonda Arya. Espirando, l’artista si spoglia dei suoi punti di vista, regalandoceli.
// Il problema è che vi servono gli schemi / Dei domani che somigliano a ieri / Stessi autori con gli stessi pensieri. //
Dietro l’audacia delle provocazioni testuali, si cela una certa tenerezza. Un invito ad aprire gli occhi, e a notare quanto la familiarità non sia sempre surrogato di qualità.
Essere artisti può significare compromettersi.
Essere ascoltatori può significare sottomettersi.
FEAR – DRKSHDW (@surprisinglymeowmeow)
FEAR torna a farsi sentire con il suo ultimo singolo, DRKSHDW, uscito venerdì 18 aprile.
Il brano inizia con suoni cupi e distorti, una voce pesante come il piombo che si incastra perfettamente con il sound.
Quello che ne emerge è una forte determinazione ad arrivare dove si vuole, trovare le risposte che si cercano e a fare della musica la propria strada. Questa fame di perseguire i propri obiettivi è come quella di un predatore che segue delle tracce di sangue. Ci troviamo attratti da quei traguardi come per influenza di un bisogno atavico, a cui non riusciamo a resistere.
La seconda parte del brano è come guardare l’altra faccia della medaglia, una visione più introspettiva delle difficoltà che l’artista ha incontrato.
Ci racconta del suo senso di solitudine quando le persone che credeva vicine si sono distaccate. I momenti di sconforto che lo hanno portato giù li descrive come i peggiori, ma li ha affrontati anche grazie alla propria tenacia, sia nella vita, sia negli studi di registrazione. Pensare a se stessi diventa fondamentale quando intorno non ci sono certezze.
Fear non si smentisce nelle proprie intenzioni e nelle proprie idee, in linea con il brano precedente “HATE ON ME” sta creando un percorso musicale che appare sempre più interessante.
SCHIANTA – COME BAMBINI (@niedri.g)
SCHIANTA ci tiene sempre, lo sappiamo, a renderci partecipi della sua vita.
Oggi, infatti, torniamo “COME BAMBINI”: puri, pieni di amore, senza pensieri, senza ansie.
Il cuore del pezzo è il pre-ritornello, un grido letterale: “Aaaaaah / Che storia vivere così con tutti quanti / Se a stare male qui siamo 7 miliardi / Se non parlarci significa andare avanti / Andare avanti”.
“Voglio ritornare indietro, scusa / Stare bene solo un’altra volta”. È un desiderio apparentemente fragile, ma condivisibile: il bisogno di tornare a quando bastava poco per sentirsi vivi. SCHIANTA canta la fatica del presente, ma con una dolcezza che non lascia spazio al rancore, solo alla tenerezza.
“Ed io che cerco di capirmi da vent’anni”: c’è un’identità in costruzione continua, quella di una generazione che si interroga. E quando arriva “Anche se mi ripeterai che siamo grandi”, si sente tutta la distanza tra ciò che dovremmo essere — pronti, adulti — e ciò che sentiamo davvero: spaesati, sensibili, vulnerabili.
Il brano non vuole essere una fuga dall’infanzia. Al contrario, è un richiamo al suo valore: vivere senza sovrastrutture, senza dover razionalizzare tutto. È un invito a smettere di pensare per tornare a sentire.
“L’ultimo capitolo comunque di questo “””periodo”””, si chiude con un pezzo veramente vecchio, così vecchio che a volte mi fa ritornare bambino. E sono contento di essere cambiato, sono contento di aver cambiato qualcosa. Vvb.”
Questo viaggio è iniziato con SCHIANTA che faceva il cameriere. Ad oggi sta cercando invece di vivere come ha sempre desiderato. Certo, è tosta, ma siamo ancora nei nostri vent’anni.
