ANCORA NON CI SIAMO RIPRESI DAL LANCIO DEL CARTACEO A ROMA, MA LE NEWS SONO LE NEWS, QUINDI BUON ASCOLTO!!!!
TREDICIPIETRO FT. IRBIS – SERVE AMORE
Dualismo: questo emana il freschissimo singolo di TREDICIPIETRO e IRBIS. “SERVE AMORE” sempre, manifestato in qualsiasi sua forma, specialmente in un mondo in cui tutti sono sempre più ego- e auto-riferiti.
“Cos’è per te l’amore?” Sentiamo spesso questionare, e credo che questo brano non dia assolutamente la risposta, poiché una risposta universale non esiste. Certamente ci regala una sfumatura empatica e altruista considerando che se “Serve amore, perché odi?”.
Ambivalenza perché la canzone ci parla di una lotta che Pietro e Irbis stanno combattendo, intrappolati tra una loro visione positiva di ciò che ci circonda, tra la volontà di diffondere un sentimento, e la necessità di restare in compagnia di se stessi. “Le cose non vanno mai in un modo lineare” e a volte siamo proprio noi a innalzare inutilmente dei muri indistruttibili.
Quello di Irbis sembra un flusso di coscienza su quanto espresso prima; si concentra sui valori che il tempo in solitudine gli ha lasciato, si sofferma su una consapevolezza ormai raggiunta e grazie alla quale ora riesce a vivere (quasi) al top anche “là fuori”: “È una vita che cerco di fare pace con la testa […] La vita è sacra anche se io non sono santo / Sogno così forte che non mi riposo”.
Entrambi utilizzano un approccio vocale che suona spontaneo e a tratti confidenziale, come se intrattenessero un dialogo diretto con noi ascoltatori. La voce libera una certa intensità emotiva che trasmette sincerità e autenticità.
Un brano veramente emotional-rollercoaster — pur essendo lievemente malinconico non scivola mai nel pessimismo: al contrario, trasmette l’idea che il bisogno di amore sia una condizione universale e condivisa sia dall’artista che da chi ascolta, portando così sullo stesso piano le due parti, anziché scinderle.
“Siamo sempre più soli / Tu non lo puoi fare da solo / Me lo puoi leggere negli occhi / Serve amore”, quindi dai, facciamolo uno sforzo per cambiare il nostro approccio.
A cura di: @niedri.g
AVANZI – LECOSEPEGGIORI
“Lecosepeggiori,” il recente singolo di Avanzi, si distingue per la sua profonda carica emotiva e l’intensità dei testi. Con un sound che mescola indie pop e pop rock, il brano offre un ritratto sincero delle debolezze umane, esplorando diversi temi, come la perdita e la vulnerabilità.
Le strumentazioni minimali in apertura creano un’atmosfera intima, che invita l’ascoltatore a riflettere. La voce di Avanzi, calda, potente e ricca di autenticità, è in grado di rendere le parole ancora più penetranti, grazie a dolorose reminiscenze di esperienze passate, senza trascurare la speranza di un riscatto personale.
Forte di una produzione minimalista e una melodia contemplativa, il brano affronta emozioni scomode e complesse; guida l’ascoltatore attraverso un percorso emotivo che esplora i tormenti e la resilienza.
In sintesi, “Lecosepeggiori” è un viaggio nel profondo dell’anima, un invito a confrontarsi con le proprie paure e a trovare la forza di andare avanti.
A cura di: @andreaodelli
IOSONOUNCANE – Berlinguer – La Grande Ambizione
Il 31 Ottobre è uscito nei cinema italiani il film “Berlinguer- La Grande Ambizione” diretto da Andrea Segre, distribuito da Lucky Red, di cui il protagonista è Elio Germano nei panni di Enrico Berlinguer.
La colonna sonora e le musiche sono interamente opera di Iosonouncane che, in occasione della pubblicazione del film, ha prodotto un vinile-raccolta dei brani composti per l’opera.
L’uscita di questa raccolta è una milestone molto importante per l’artista, poiché segna per lui l’inizio di una nuova elaborazione discografica, in cui vengono utilizzate e sperimentate delle sonorità diverse, funzionali al filmmaking.
Il disco in questione, inoltre, fa parte di una collana di produzione musicale: il vinile infatti è sotto la dicitura di “8” ed è parte di un gruppo di lavori dell’artista che risalgono al 2013. Iosonouncane ha affermato che la numerazione non seguirà l’ordine di uscita, ma bensì l’ordine di composizione.
Il prodotto finale è davvero stimolante e di notevole freschezza. In un mercato così sovraffolato, che talvolta segue regole molto rigide e che predilige sonorità più canonicamente apprezzate, le colonne sonore di “Berlinguer- La Grande Ambizione” sono una ventata di aria fresca. Il lavoro si presta ad un mercato di nicchia e punta sulla qualità, più che sulla popolarità immediata.
Ad un primo ascolto, pare un album intenso e denso, cupo e pungente. I suoni scelti, talvolta disturbanti, creano un immaginario molto in linea con quella che è poi la figura storica che viene raccontata nel film, ossia Berlinguer.
Musica, politica, cinema e storia, senza ombra di dubbio si intrecciano indissolubilmente.
D’altronde è proprio questo l’intento dell’artista: Iosonouncane ci narra, tramite la sua musica, il periodo storico complesso degli anni 70’, in cui un uomo di potere come Berlinguer prende parte ad uno dei momenti storici più importanti per la politica italiana. Un uomo che, con il ruolo di segretario del PCI, vive la sua vita privata e la sua vita politica come un tutt’uno, come intrinsecamente legate tra loro.
Ogni traccia ha una sua profondità e una sua intensità, ma destano particolare attenzione quelle che sottolineano i momenti di clima più claustrofobico all’interno della pellicola: parliamo di “Brigate Rosse” e “Il rapimento di Aldo Moro”.
Anche l’ultima traccia ci lascia davvero inebriati, la finale melodia funebre che accompagna la conclusione del film. Parliamo de’“I funerali di Enrico”, un canto triste che descrive la fine di un’epoca e che, amaramente, non lascia sperare in un futuro migliore. All’interno inoltre è presente anche la voce di Daniela Pes che dà un ultimo tocco di classe all’opera.
A cura di: @bettadmrtns
CANOVA – LAS 2AM ft. YAMBO e FANDY
“E son le solite storie”
Las 2 AM è quello che abbiamo provato tutti almeno una volta nella vita: un completo smarrimento nelle luci della pista.
Abbiamo perso qualcosa inseguendolo, ma la musica non cede.
Canova crea questo tappeto dance in cui si aggrovigliano Yambo e Fandi, tra un cuore spezzato, un drink di troppo e una chiamata in cui si spera.
L’unica scelta giusta rimane la musica, tra serate e delirio, dove perdersi diventa sempre così terribilmente facile.
Soprattutto alle due del mattino, in un oceano di domande.
A cura di: @melpotcosmos
PARIDE – PASSAGUAI
Questa settimana, PARIDE debutta col suo primo EP “PASSAGUAI” composto da 7 tracce, di cui 4 già note agli assidui.
PASSAGUAI è un EP personale, introspettivo e sperimentale, caratterizzato da sonorità elettroniche, con synth e bassi molto catchy.
I testi sono intensi e condivisibili: mirano a coinvolgerti, trattando esperienze che possono essere vicine a molti.
La prima canzone, ANSIA, esprime le difficoltà affrontate dall’artista come il sentimento omonimo che mangia dentro e la distanza dalla persona a cui tiene.
Il brano inizia con un ritornello molto orecchiabile: “Sali come l’ansia sotto la doccia fredda…”, che si connette alla prima strofa, nella quale PARIDE esplora le proprie insicurezze e i “forse” che combatte chiudendosi su se stesso. La traccia ha un testo molto profondo, che si sposa in maniera particolare con la base molto elettronica e dance.
Segue la seconda traccia, GUAI, più rap rispetto alla precedente e accompagnata da un basso ipnotizzante; il ritornello cattura l’attenzione veramente ad ogni ascolto.
Il testo fa riferimento ad un rapporto finito male, che fa capire a “tutti e due già il finale”. L’artista, nel ritornello, manifesta dei rimpianti sul suo comportamento e ammette che vorrebbe allontanare la causa dei suoi problemi.
RAPPORTI, terza traccia dell’EP ,ha un sound dance da club, con influenze IDM che portano la voglia di ballare già al primo ascolto.
Nonostante il ritmo, il testo non è altrettanto allegro: esso affronta rapporti “che hanno fatto solo dei danni” all’artista e che hanno portato quest’ultimo a cancellare “tutto ciò che ha speso” per non pensarci.
GABBIA, quarto brano di PASSAGUAI è già stata pubblicata ad ottobre, come anticipazione dell’EP. Come RAPPORTI, GABBIA ha una sonorità dance che la rende gradevole e movimentata.
Il ritornello approfondisce il concetto della gabbia, che fa sentire l’artista “un po’ a casa”, nonostante le gabbie facciano il contrario.
In ERRORI, traccia uscita a gennaio 2023, troviamo dei synth e un basso elettrico molto coinvolgenti che la rendono molto ascoltabile e scorrevole. Al suo interno l’artista riflette sulla sua tendenza di scappare dai suoi errori, per poi ricadere nei guai a causa di quelli degli altri.
COSE è la sesta e penultima traccia dell’EP, e affronta i dubbi dell’artista nei confronti di una relazione finita, in cui “non c’è tempo più per noi”.
Infine troviamo PALMO, traccia conclusiva di PASSAGUAI. La canzone inizia in maniera diversa rispetto alle altre, con un piano che accompagna il testo di PARIDE fino a diventare una club banger assoluta.
A cura di: @gabriele._ zurlo
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI – CROCCHETTE DUB
Il 29 ottobre è uscito CROCCHETTE DUB ad anticipare GARAGE DUB, il prossimo disco dei TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI, in collaborazione con Paolo Baldini. Ad aprile era uscito “Garage Pordenone”, il loro decimo album, per festeggiare i 30 anni del gruppo, e presto avremo la sua versione dub. In quest’anteprima dell’album assistiamo alla sperimentazione di nuove sonorità, dove la struttura del brano originale, “Crocchette buone”, viene scomposta e ricreata. Ascoltando CROCCHETTE DUB ci possiamo immaginare senza alcuna difficoltà gli strumenti resi protagonisti in questa versione, come la batteria e chitarra elettrica che fanno vibrare l’aria intorno a noi, e il basso che ci regala una profonda bass line che guida il groove della traccia. Tutto questo è arricchito da effetti di delay e riverberi che creano uno spazio nei suoni e contemporaneamente sembrano avvolgerci in un’atmosfera completamente nuova. Intanto, la voce di Davide Toffolo ci racconta di questo gatto “figlio della luna, delle crocchette buone” che ci osserva placidamente, forse senza prestarci troppa attenzione, mentre la vita scorre frenetica, con problemi a cui diamo più importanza del dovuto. Forse per vivere serenamente dovremmo essere più simili a questo simpatico micio che aspetta solo le sue crocchette.
Ma ora siamo curiosi, il vostro gatto interiore preferisce le crocchette buone o le crocchette dub?
A cura di: @surprisinglymeowmeow
FKA 059 – THE MEZZANINE
A un anno e mezzo da Super Dry, Fka 059 e o k h o tornano per un instant cult di quartiere, che fa dell’urgenza la chiave di lettura più efficace. Le sei tracce di The Mezzanine non sono altro che un flusso di coscienza avvelenato, confinato in beat minimali di scuola bedroom lo-fi, come un carcerato in camicia di forza. Strofe veloci, brani cortissimi – una media di due minuti l’uno – senza traccia di strutture, ritornelli o accenni di melodie (unica eccezione la conclusiva Let’s Make it Happen con Dj Lucas e Astro Kid), in cui tutti i riflettori puntano sul flow e sulla rabbia.
L’obiettivo è arrivare il prima possibile, non necessariamente agli altri, che non sembrano quasi essere contemplati dal disco, ma al punto del discorso: spaccati di vita notturna, rimuginii, saturazione, insofferenza, carenze di endorfina e dolorose introspezioni, sempre nel segno di uno sfogo che non risparmia nessuno, a partire da sé stessi. A proposito, in Pontiac se la prende anche con le micro recensioni dei magazine, tipo questa.
Uscito la notte di Halloween, il disco condivide l’oscurità e l’inquietudine della giornata, meno le maschere: non c’è spazio per dubbi sull’autenticità del lavoro, che fotografa fedelmente degli stati mentali autentici, mediati minimamente, quanto necessario per verbalizzarli e stenderli in versi. Per il resto, il dramma della ricerca di sé stessi in luoghi diversi dalla leggerezza (“non c’è niente di leggero attorno, non so più davvero chi sono, non so più nemmeno perché corro, per chi corro”) si consuma in un quarto d’ora di alternanza tra fiato sospeso e fomento, incontenibilità, rassegnazione e ruvidi sballottamenti tra i mille gradienti di sbalzi d’umore tanto più generazionali quanto più umani. Un lavoro che non ha disposizione al dialogo, in cui la dialettica con l’esterno perde di senso nel momento in stesso in cui la dimensione dello sfogo rende impossibile ogni replica e ogni ricomposizione. Musicalmente, l’approccio al genere ha radici rintracciabili nell’underground italiano, ma soprattutto americano, specialmente per quanto riguarda il minimalismo formale quasi concreto applicato al rap, che sta trovando sempre più spazio anche in dischi blockbuster – i vari Kanye, Travis Scott e via dicendo ricorrono sempre più spesso a questi espedienti per comunicare la consciousness di determinati momenti dei loro dischi – ma riesce a ritagliarsi una riconoscibilità piuttosto rara nella saturazione odierna del mondo rap e dintorni.
Assolutamente da ascoltare.
A cura di: @salmoresponsoriale
Zorah – Perfetto per me
ZORAH ha rilasciato un brano diverso dal solito: non rinunciando completamente all’elettronica, per PERFETTO PER ME l’artista ha scelto una sonorità più cupa, che crea un’atmosfera perfetta per raccontare il senso di attrazione tra lui e lei.
“A me lei piace, perché ha i capelli più corti dei miei”, il nuovo singolo si apre con un ritornello davvero trasportante, che definisce già l’immagine della tensione tra la coppia. Il pezzo è incredibilmente accattivante, gioca sulle sonorità elettroniche e quasi blues creando una nuova pista a una fusione di generi che potrebbe davvero essere vincente.
Il singolo riprende il tormentone di un famoso sito arancione e nero che ha spopolato per un po’, e l’idea del pezzo è proprio quella, trasportare in una dimensione diversa, dove ciò che conta è l’attrazione e tutto ciò che ne deriva.
Il pezzo entra in testa e non ne esce per un po’, se questo è ciò che ci aspetta, non vediamo l’ora di vedere cos’altro possa venire fuori.
A cura di: @flouryne
moha111 – Lucciole (Voltati)
Lucciole (Voltati) è il singolo d’esordio di moha111, cantate romano di 23 anni. Il brano, prodotto da Laandww, parla di un allontanamento forzato a metà, di una rottura incompleta tra chi è pronto per conquistarsi la solitudine, e chi vorrebbe continuare a vivere nel calore dell’altro. Le giornate vengono svuotate di senso e riempite di parole che ci accompagnano in una monotona quotidianità malinconica.
“A cosa serve il sangue se non hai più le vene/ a cosa serve un corpo se non ti posso avere / forse tu, forse tu, forse non sei come me / forse tu scapperai dalle mie bufere / forse non ti bastano più due notti insieme”.
Il testo acquista la piena centralità all’interno del brano grazie ad una splendida produzione, arricchita da una batteria elettronica e da arpeggi di chitarra su un tappeto synthetico. Il ritornello, punto focale del brano, si svuota per lasciare spazio al vocoder, che allarga il cantato di moha111 in un’immagine stereo che abbraccia l’ascoltatore a 360 gradi.
“Voltati indietro se non trovo un senso / se stai mentendo / se stai mentendo / ora siamo lucciole / e nel buio illuminiamo tutta la città / ora io correrò da te se distolgo poi lo sguardo chi ti ascolterà”
Il buio e la luce sono i protagonisti del brano. La luce però non è una luce qualsiasi, ma è fredda come un pavimento d’inverno che racconta più di una storia passata, che di una speranza futura. Il tempo trascorso diventa un ricordo pesante da digerire, tanto che nella seconda strofa l’artista è quasi obbligato a confessare questo malessere.
“Pa-pa-parlami come fossi lì da te / combatto i tuoi angeli / mentre mi urli cosa c’è / non sentiamo niente non siamo più persone / vomiterò ciò che sei in diverse parole”
A cura di: @cognomeproibito
CHIELLO – HO SBAGLIATO ANCORA
Ad ogni stagione il suo singolo, sembra suggerirci CHIELLO con il ritmo delle sue pubblicazioni. Quest’anno lo abbiamo ascoltato nel cuore della primavera, ad Aprile, con la struggente ballata ‘LIMONE’, e poi in piena estate, a luglio, con ‘STANZA 107’, un pezzo che con le sue sonorità ispaniche ed il suo videoclip bizzarro e denso di significato ha spiazzato gli ascoltatori.
Adesso è invece il turno di ‘HO SBAGLIATO ANCORA’, droppato alla mezzanotte del 31 ottobre. Il complesso filo conduttore che lega ‘LIMONE’, ‘STANZA 107’ ed il recente ‘HO SBAGLIATO ANCORA’ è senz’altro quello della varietà musicale e dell’intimità lirica. Tutti e tre i testi esplorano i temi della vulnerabilità personale, degli errori e delle lotte emotive interiori dell’artista, ma dal punto di vista musicale siamo davanti a tre canzoni profondamente diverse tra di loro.
‘HO SBAGLIATO ANCORA’ è prodotto da Mace, certamente uno dei top producer italiani del momento, e propone delle sonorità in cui vengono mescolati sapientemente elementi di synth pop, pop rock e indie, realizzando un lavoro che sa comunicare tutta l’intima malinconia dell’artista con suoni e ritmi vivaci, colorati, quasi caramellosi. Un contrasto elegante, un contrasto pop.
Il sodalizio tra Mace e CHIELLO è dunque uno di quelli che funzionano bene, come abbiamo già avuto modo di ascoltare nella traccia ‘Ruggine’ dell’album ‘Māyā’.
Il percorso artistico e personale di CHIELLO non smette mai di stupirci, sembra passata una vita intera dal primo disco ‘Zingaro’ ancora fortemente legato all’esperienza trap, cui fanno seguito due dischi di continua sperimentazione e varietà musicale, che hanno fatto del cantante potentino un vero e proprio trasformista, capace di vestire i panni del sad boy, del punk rocker, del poeta innamorato e del cantautore gen z.
‘Io preferivo litigare/ ti chiedevo di cambiare/ ti volevo come sei’
‘so che avrei dovuto rinunciare, come hai fatto tu con me’
Eppure, qualsiasi abito CHIELLO voglia indossare, sembra calzargli sempre a pennello.
Con questo terzo singolo dal sapore autunnale, ci auguriamo dunque che possa presto essere annunciato un nuovo album di inediti, incrociamo le dita.
A cura di: @capitanossa
Miss Jay – Destello Remixes
Miss Jay, è una dj e producer di origini rumene, che suona e vive a Milano. Inizia a muoversi nella scena hardcore metal, avvicinandosi gradualmente all’elettronica. Fa uscire il 31 ottobre un ep che nasce da un brano: Destello, di cui vengono creati 4 remix.
Voci elaborate e produzioni che mescolano molteplici generi, un hyperpop latino creato insieme a Sukubratz, produttore e cantante cileno-italiano.
I due artisti performano contaminandosi a vicenda e sperimentando in un connubio delizioso.
“Destello” in spagnolo significa “scintilla, raggio”, decisamente presente nella loro musica.
Nel testo si parla di una celebrazione di ciò che li circonda, soprattutto nei club, che simboleggiano quella scintilla nella notte.
A partire dalla traccia sono stati creati 4 remix realizzati da: Brodinski, Amantra, la quale ne accelera il tempo, Dj Fucci e il brasiliano Rkills che aggiunge un tocco baile, rendendo ogni versione unica.
A cura di: @tiscordardime
paolo.alnenon – dimissioni
Paolo Alneon torna con un nuovo singolo “dimissioni” dal suono elettrico e dalla voce avvolgente.
Il singolo attacca con delle percussioni sperimentali e dei bassi ipnotici, che da subito ti incollano le orecchie alle cuffiette.
Le onde sonore sono estremamente coinvolgenti, ti trascinano in un proprio mondo, dove il suono si propaga sotto forma di elettricità, richiamate dalle distorsioni create all’interno della base.
La voce ti abbraccia e ti trasmette un calore inaspettato sin dall’inizio del brano. È un suono caldo, che ti ingloba vivo; il connubio tra la voce e le basi è così personale, è un mood.
Il testo, invece, è incisivo. Va chiaro, diritto alla sensazione che attanaglia l’animo dell’artista, “Mi sento, un ragazzino, non sostengo il peso di un calzino [..] in un mondo che adesso sta soffrendo, tu mi chiami per dirmelo”.
“Mando la mia vita a puttan*, non è che ti sto lasciando, sto presentando le mie dimissioni”
A cura di: @aletimos.zero
NASKA – COME TE
Magari è il magnetismo da incolpare. Sì, quel magnetismo tossico, che sai non dovrebbe neanche nascere, quella stessa sensazione di affacciarsi alla finestra e respirare lo smog di una città, che però è bellissima. Amare una città è come amare una donna, e amare una donna tossica è come amare Milano. (Bukowski, credo?)
Il succo è che è il sentore di libertà a renderci tollerabile lo smog, la fiamma tossica che ci brucia nei polmoni e che ci scalda il petto di un amore, oh, così bruciante.
Ed è di questo che canta Naska, nell’ultima aggiunta all’album The Freak Show: «Come Te». Naska ci rivela che certi legami non nascono dal bisogno di stabilità, ma dall’abbandono al caos, quel caos che libera, quel caos che divora.
Amare una donna “come te” è un fuoco che arde perché alimentato dal mio vento, la mia “benzina” dice Naska, e più si tenta di attenuarlo, più il tutto s’infiamma. Anche se è effimero e devastante, quel fuoco per un istante fa sentire vivi.
Per un istante, il caos dà fuoco al dolore che si annida nel tuo petto e ti fa sembrare la libertà più solida, meno condizionata dal masso che ti porti appresso.
E se prende fuoco anche altro, chissenefrega, ho vent’anni, posso permettermelo. No?
A cura di: @stellinedicarta