NOSTRI ASSIDUI LETTORI…ma anche non assidui (vi capiamo non vi preoccupate), ecco le NEWS DI QUESTA SETTIMANA. Nei prossimi giorni riceverete qualche sorpresina e alcuni aggiornamenti importanti per cui, mentre scoprite le ultime uscite, rimanete sintonizzati.
Buon ascolto <3
ANNA AND VULKAN – FARLA FACILE
ANNA AND VULKAN non cerca di “FARLA FACILE” e questa nuova pubblicazione rappresenta una perfetta sintesi della sua estetica musicale: malinconica, ma che non rinuncia all’essere ballabile e che, invece di dividersi come fa lei tra il Vesuvio e Vienna, unisce due animi diversi.
“FARLA FACILE” è un brano con le tonalità influenzate da chiari riferimenti alla musica anni ottanta e atmosfere vintage commistionate ad un testo dal sapore agrodolce che parla di un amore sfumato, ma che almeno emotivamente non riesce a chiudersi in maniera definitiva.
Le parole piene di nostalgia riportano a silenzi pesanti senza chiarimenti, pensieri senza odio represso, ma accompagnati da un forte senso di rammarico “non faccio altro che pensare a te, vorrei saperti guardare”. “FARLA FACILE” è un incontro introspettivo tra ANNA AND VULKAN, le sue emozioni e i ricordi che faticano a lasciargli la testa sgombra andando via.
Dopo i remix che hanno arricchito le sfumature del suo EP “andare, tornare” per iniziare a ballare adesso Anna non vuole fermarsi, ha partecipato a “Comme se fa (a te scurdà)” insieme ai Fuck Pop, è stata ospite al nostro “SIETEPLUGGERS” e adesso è tornata con questo nuovo singolo prodotto da Damiank che ha trovato nel mercatino dell’usato delle creatività una strumentale influenzata da sonorità folk, ma allo stesso tempo pop che sembra cucita perfettamente addosso a ANNA AND VULKAN, permettendogli di non perdere la sua vena nostalgica e retrò, restituendo indietro un suono autorialmente e fortemente riconoscibile.
“FARLA FACILE” è una dolce carezza a tutte le persone dall’animo buono che non riescono a lasciar andare qualcuno, che si perdono nella loro sensibilità e che non devono far altro che capirsi e perdere la testa in un fuoco spento.
A cura di: @kimo.jpg__
HÅN – TUTTO BENE
Dopo l’uscita del suo ultimo EP, HÅN ritorna ad incantarci con “Tutto bene”, singolo che riprende le tematiche trattate in “fuori dalla stanza”.
Un brano evocativo che esplora temi di resilienza e contrasti; con un sound fresco, HÅN riesce a mescolare elementi pop e indie, creando un’atmosfera coinvolgente e introspettiva.
Il testo riflette un percorso emotivo, dove vengono affrontate le sfide della vita quotidiana. Nonostante le incertezze e le paure, bisogna trovare la forza per andare avanti; la ripetizione del ritornello, che enfatizza l’idea che “va tutto bene”, diventa un mantra rassicurante, capace di risuonare con chi ascolta. La voce di HÅN, delicata ma potente, trasmette una sincera vulnerabilità, facendo risultare il brano autentico e vicino all’anima di chi vive momenti di crisi.
La produzione, curata nei dettagli, accompagna l’ascoltatore in un viaggio sonoro che culmina in un finale a libera interpretazione: è solamente necessario che continui ad andare tutto bene? Oppure serve qualcosa di diverso?
HÅN continua ad estasiare la scena indie, tra immaginari onirici e testi autentici e genuini; con questa canzone si vola davvero in alto perciò proviamo a guardare oltre le nuvole, con la speranza che, alla fine, andrà tutto bene (forse).
A cura di: @andreaodelli
Strazjo ft. +Sudore – ho finito le lacrime
“Mi hai dato il peggio di te, ne ho fatto tesoro”
Qualcosa va meglio. Il dolore va via col tempo, mano a mano, lasciando più consapevolezza di sé stessi.
L’accettazione è un passo decisivo nella metabolizzazione del dolore, e Strazjo punta soltanto a questa.
Le voci di lui e +sudore gridano, strappano le pareti attorno a loro, culminando nella frase principale del ritornello e del brano:
Ho finito le lacrime.
Il tempo passa, l’hyper si evolve, le persone crescono.
Una speranza che esplode nel cielo, il giorno che si decide di alzarsi, perché forse l’universo si sta rendendo veramente più acceso.
A cura di: @melpotcosmos
Ermy – sensazioni
“E tutto questo non ha senso”
Sensazioni è il primo album di Ermy, rilasciato su Spotify dopo anni sul suo fidato Soundcloud.
Il disco è ricco, 12 tracce di ogni emozione provata dall’artista spezzino.
Un’espressione di sè in ogni propria forma, non rimanendo legato neanche al proprio genere: l’Hyperpop, Hypertrap e il resto si mischia, trasformandosi in una sua espressione nel vario cambio dei brani, da lui ribatezzato “Hypercore”.
Si scambiano chitarre del miglior Bedroom allo shoegaze a contaminazioni metalcore, che rendono omaggio perfettamente al titolo del disco.
Un disco coeso ma non lineare, come ogni sensazione si possa provare in una giornata.
Rabbie e manie esplosive come si possono sentire in ‘1312’ e ‘sadico’, lasciano spazio a canzoni d’amore che conseguentemente si spogliano, lasciando solo il dolore di qualcosa di perso.
I featuring entrano tranquilli e rispettosi nel mondo di Ermy, accompagnandolo nel descriverlo.
Un pianeta di appena 18 anni, ma pregno di lacrime e significato.
“Scusate per tutto”
A cura di: @melpotcosmos
ORACLEDARYO ft. EVERYMAN – FASTLIFE2020
Questo fine settimana facciamo un “salto nel passato” con ORACLEDARYO, rapper nato basato a Roma ma nato a Enna, che ha ricaricato una traccia, appunto FASTLIFE dal suo primo EP “Ancora qua” che pubblicò nel 2020 ma che ora non è più recuperabile nelle piattaforme di streaming.
Nonostante sia una traccia scritta prodotta e condivisa in un EP di 4 anni fa, ha un beat molto sperimentale, futuristico e fresco prodotto da EVERYMAN, che si sposa benissimo con le barre di ORACLEDARYO, tutto ciò rende la canzone ancora oggi molto interessante e odierno.
Nel corso della canzone l’artista parla della “fast life” e in maniera introspettiva dell’attualità, riferendosi anche alla quarantena nel ritornello: “isolati a pochi isolati”.
Riguardo il ritornello: preparatevi a mettere più volte la canzone in loop se vi piacciono i ritornelli ipnotici sia per le vocal, sia per la base.
Ascoltando le altre canzoni più recenti di ORACLEDARYO possiamo anche notare una crescita musicale che viene evidenziata anche dopo aver sentito FASTLIFE e ci fa rendere conto del suo percorso artistico dal 2020 fino a quest’anno.
A cura di: @gabriele._zurlo
POST NEBBIA – PIRAMIDE
Con questo secondo singolo estratto dal loro ultimo progetto che uscirà il 22 novembre, i POST NEBBIA seguono una linea di comunicazione tramite metafore, ben precisa per ora, legandosi così a “Pasta Frolla”, brano uscito già da un mese esatto.
Flashback diretto a quando alle elementari ti insegnano per la prima volta cos’è una piramide e cosa può rappresentare in senso figurato. Questa canzone si approccia un po’ allo stesso modo, ma più che insegnarci vorrebbe farci riflettere (e lasciarci sviluppare un nostro pensiero).
Questo brano è una critica neanche troppo velata alla società odierna: la “PIRAMIDE” intesa come simbolo primo di una gerarchia ingiusta e dettata da una mentalità arrivista. Il testo da subito si concentra sull’individualismo e su questa ambizione forse non proprio sana di voler sempre arrivare in alto, al top del top, non curanti di chi si ha attorno. Zero ascolto e zero empatia.
Allucinazioni collettive che ci hanno portato a volere sempre di più, a voler diventare persone che di scrupoli non se ne fanno, anche quando forse dovremmo.
Se si vogliono imporre rovinosamente e incessantemente i propri modi di fare sopra quelli degli altri, arriverà sì un momento in cui ci sentiremo quasi invincibili, ma ci verrà presto ricordato che se “Togli i mattoni sotto alla piramide, comprometti la stabilità”, di tutto e di tutti.
“Persuasione” è la parola chiave tramite la quale vorrei riassumere il significato del testo, poiché anche loro ci lasciano intendere che (illusoriamente) “Con una buona narrazione / E un po’ di sano compiacere / Saprai raggiungere il mio cuore”.
Il videoclip (geniale) è estremamente esplicativo di tutto il brano, e lo è anche il titolo di quest’ultimo, riflesso preciso del concept montanaro che hanno voluto dare all’intero progetto.
È forse questa traccia il ritratto di ciò che in modo spietato stiamo diventando pur di essere in qualche modo ricordati? Perché “Tu vuoi una stanza piena di persone / E che ascoltino solo quando parli tu”.
A cura di: @niedri.g
Pandorea – Fari spenti / Denti Stretti
Ce la meritavamo un’altra punk band tutta al femminile nel 2024? La risposta è si. Forse ora più che mai.
Pandorea è una band modenese di cui le protagoniste sono Sara, Ambra, Giulia e Martina suonano insieme dal 2016. La loro discografia è attiva dal 2018, debuttando con il loro primo album “XX” che si presenta come un concept EP molto melodico.
L’ultima uscita invece si chiama “Fari Spenti / Denti Stretti”. Il singolo è una denuncia: parla del rifiuto di vivere la vita secondo le aspettative degli altri ed è un inno a seguire le proprie regole, i propri sogni, la propria luce.
L’ambivalenza del titolo indica proprio l’atto del “rifiutare per lottare”, lottare per i propri obiettivi.
Quello che ci piace di più di questo singolo è sicuramente il sound: graffiante, impattante, di denuncia. Pandorea, infatti, si propone come una punk band: sperimentano con il punk rock, l’alternative metal e il pop-rock. Quello che salta subito all’orecchio è la voce pungente della vocalist e la bravura delle musiciste. Ci sembra di sentire le punk band degli anni 2000 (GRAZIE perchè questa wave ci era mancata troppo).
Pandorea è una band che deve essere ancora ascoltata, conosciuta e capita, ma sicuramente tutto lascia sperare ad una evoluzione interessante del loro progetto artistico. Noi rimarremo in ascolto.
A cura di: @betta.dmrtns
Rxnn – Sul Mare
“RXNN” è un progetto musicale collettivo napoletano: la creatività di tre artisti converge per creare un’esperienza unica. C’è RXNN che scrive, canta e co-produce, poi Elios Delgado che come producer, porta avanti la sperimentazione musicale tra beatmaking, chitarre e suoni sintetizzati ed infine Gennaro Bosone che sviluppa visuals utilizzando un software proprietario per creare live immersivi col coding. Insieme, esplorano tematiche complesse e contemporanee, grazie ad una fusione di arte visiva e musica sperimentale.
“Sul Mare” è il nuovo singolo di Rxnn ed è il racconto vero di un amore proibito che va al di là delle convenzioni sociali. E’ la storia di un giovane uomo napoletano che si innamora di una ragazza benestante. I due vivono la loro immensa storia d’amore ma le differenze sociali li dividono e creano pressione all’interno del loro rapporto. D’un tratto lei rimane incinta ma decide di abortire, così il giovane, amareggiato e triste decide di lasciarla, sugli scogli e sul mare.
Il brano sperimenta delle sonorità interessanti: è un mix equilibrato tra elettronica, pop, R&B e trap ma ciò che lo rende ancora più affascinante è che vengono messe assieme anche due lingue “sorelle”: il francese e il napoletano. La lingua napoletana, così come la canzone napoletana sembrano fatte apposta per poter esprimere concetti d’amore, così come quella francese. Il loro mix crea quindi una dolcissima melodia in cui potersi perdere e lasciarsi cullare.
“Sul Mare” è intrisa di passione, amarezza, dolcezza e tristezza. Riesce a rimanere nella testa e nel cuore.
A cura di: @betta.dmrtns
IBRAVI – EP-Meal
IBRAVI, hanno rilasciato il loro primo EP-Meal, un titolo provocatorio e un album atipico. Dopo CARAPACE, singolo che anticipava il loro primo album, IBRAVI hanno rilasciato finalmente l’intero disco lo scorso Venerdì.
L’opera è un biglietto da visita per il gruppo, il primo lavoro è sempre ciò delinea la linea futura di un’artista, e il loro primo album è rimasto fedele alle aspettative. EP-Meal delinea ancora una volta l’intento di non conformarsi ai canoni, al già visto e allo scontato. Come anche detto nel post che annunciava l’uscita del disco ““EP-Meal” è un concept album che critica, non nei testi ma nella sua struttura, la fruizione rapida dell’arte”, ed è vero, non è un album consueto anzi, si discosta da ciò che siamo abituati ad ascoltare ogni giorno.
A tratti ironico come in “Settimane veloci”, più intimo come in “Carapace”, l’album è una fruizione di tutto ciò che c’è nella testa de IBRAVI. Pensieri, ricordi, riflessioni, tutto ciò su delle basi, che seguendo la linea del non volersi conformare alle mode, hanno molto di analogico (un plauso anche al interlude che accompagna bene la fruizione del disco).
L’ascolto di quest’album lascia qualcosa su cui riflettere, e allo stesso tempo la necessità di dedicare tempo all’ascolto non solo passivo, anzi attivo, è un valore aggiunto per chiunque ascolti. Come primo progetto, EP-Meal ha stabilito un importante base per la band e lascia spazio a un futuro di nuova musica, che come ormai chiaro sarà sicuramente .
A cura di: @flouryne
Fast Animals and Slow Kids – Hotel Esistenza
Come si presenterebbero all’inizio di ogni concerto: loro sono i Fast Animals and Slow Kids e vengono da Perugia. Ma chi è pratico della scena alternative rock italiana sa già benissimo chi sono, una presenza costante dal lontano 2011 con il loro album di debutto Cavalli che ha subito lasciato un segno nel cuore degli appassionati del genere. In preparazione al FESTA TOUR 2024, i FASK tornano con il loro settimo disco Hotel Esistenza.
Hotel Esistenza è un luogo della mente dove può entrare chiunque lo desideri, senza prenotazione, anche solo per una notte e via. Proprio come nella mente, dentro c’è il caos di un racconto che spazia tra varie stanze emotive: dall’amore acerbo di Una vita normale alla promessa epica di un sentimento forte che va oltre la morte in Dimmi solo se verrai all’inferno.
Lungo il percorso ci si trova anche a provare il disagio di essere ad una festa da cui voler solo scappare (“la mente del rimorso è piena di scorpioni come questa festa che è piena di coglioni”). E poi c’è Brucia, l’urlo di lotta contro una società superficiale ed ingiusta che invita a bruciare centri commerciali e tribunali, e ti fa ritrovare magicamente nel pogo di un concerto.
Si ritorna al sentimentale con brani come Santuario, con l’idea di un amore solido e combattuto, Torna, che fa pensare a quella storia finita male (ma che, dai, un po’ rimpiangi), e Cielo, in cui l’amore diventa poetico, allargandosi “come ossigeno sopra ogni attimo” fino a disperdersi nell’immensità.
I FASK descrivono il disco come “un racconto dell’inferno nascosto nella mente” (“dentro di me c’ho l’inferno, chiama pure, sono in giro” – Una vita normale), “di una riviera che ti spezza il cuore quando la guardi tornando a casa sulla A14, di un centro commerciale in fiamme, del cinismo che pervade la nostra vita adulta e del più potente dei sentimenti che crediamo risieda nel profondo dell’anima”.
Tra chitarre, batteria e synth che si mescolano alla voce, Hotel Esistenza racconta chi sono i FASK oggi: più maturi forse, ma ancora pronti a scuotere palchi e pensieri.
A cura di: @alissgarlata
CanovA ft. Angelica – Per me è ok
Cari CanovA e Angelica, state tranquilli, anche per noi è ok perdersi. In un programma Rai, o tra le strade di Milano, in ‘Per me è ok’ ogni strada sembra il luogo giusto per ricercare il proprio tempo e il proprio ‘io’. Morbidi synth e percussioni delicate ricamano una produzione indie-pop perfettamente in equilibrio tra una certa nostalgia musicale e un’immediatezza emotiva degna di nota.
La melodia, semplice ma efficace, e un testo intimo e profondo ci restituiscono un’atmosfera calda e incisiva allo stesso tempo il cui scopo sembra quello di ricordarci l’importanza di sapersi vivere il proprio tempo senza farsi prendere dall’ansia.
“Milano la mattina, gli occhi rossi e il sole no / che se non vado mai di fretta, io che colpa ne ho / come in un programma Rai il tempo lì non passa mai.”
All’interno della canzone, questa tranquillità è resa grazie all’utilizzo di diverse metafore (la televisione e le strade senza meta sono solo alcune di queste) che dipingono il dolce spaesamento tipico di chi sa che sta cambiando, senza sapere in che direzione.
Girovagare a vuoto ascoltando musica triste senza pensare troppo. Ad un primo sguardo, gli ingredienti necessari per perdersi pacificamente non sembrano troppo elaborati. Eppure, in una società frenetica come la nostra, è sempre più difficile decidere di non rincorrere la nostra identità negli sguardi altrui. Se la ricetta per la felicità non esiste, possiamo però essere sicuri di una cosa: come in un programma Rai, il tempo e la malinconia ci aiuteranno sempre.
“Corrono le strade dentro tutta la città / qualcuna porta al mare, chissà questa dove va / ma perdersi che male c’è, mi perdo forse trovo me / se non penso a niente poi comunque penso che / sono piena di difetti, ma il più grande eri te.”
A cura di: @cognomeproibito
Corso Italia – Cosa non va?
“Perdonami, te lo posso dire? Sei molto italiano”, però con accezione super positiva, non alla Boris: Corso Italia torna con il terzo singolo di questo nuovo progetto molto italiano.
Il duo, formato da Social Tedio e Vanz de la Cruz, ci aveva già sorpresi con ITALIA AMORE MIO, spopolata su TikTok in occasione degli europei di calcio e CADUTA DAL CIELO, anche questa sentita spesso su TikTok.
L’importanza dell’italianità si poteva già captare non solo dal nome del primo singolo, ma anche dalle copertine dei singoli usciti fino ad ora: tutte e tre si ispirano a celebri foto di Berlusconi che, opinioni politiche a parte, ci ha lasciato un’eredità memetica pazzesca, da celebrare e onorare più spesso.
COSA NON VA? si presenta inizialmente come una ballad: chitarra e voce, ma non è la solita canzone d’amore; già dal primo ritornello inizia a farsi sentire una parte più elettronica (si tratta infatti di una produzione di una persona che conosciamo molto bene, JUCK) che evolve per tutto il brano, arrivando all’apice nella parte poco prima del ritornello finale – dove la base elettronica è molto più presente del cantato, riuscendo a creare un’atmosfera un po’ malinconica e un po’ da urlare a squarcia gola.
COSA NON VA? è un po’ un inno, un manifesto: il titolo è una domanda che ci facciamo e facciamo ad altri almeno una volta al giorno, simbolo di un’incertezza che caratterizza la vita di tutti noi Zillennials; il brano vuole essere un momento di sfogo e di spensieratezza, per ricordarci di pensare alle cose che ci possono fare stare bene quando qualcosa non va. SIAMO convinti che i Corso Italia abbiano ancora tante altre belle cose da farci sentire, non resta altro che aspettare!!
A cura di: @annariu_
GENERIC ANIMAL – IL CANTO DELL’ASINO
Il 25 ottobre torna GENERIC ANIMAL con il suo nuovo album IL CANTO DELL’ASINO, composto da 12 tracce. Un album fatto di malinconia, riferimenti ad un passato ancora vicino, ma con la consapevolezza che si ha bisogno anche di lasciare andare ed imparare a prendersi cura di sé e degli altri.
L’artista decide di mettersi a nudo raccontandoci di persone, luoghi ed eventi della propria vita, sviscerandoli con uno sguardo attento e riconoscendoci le proprie paure. I momenti di solitudine, il sentirsi perso e fuori luogo, le fragilità e gli errori, tutti elementi che ci permettono di entrare in empatia e creare un legame con Luca.
L’unico featuring lo troviamo in KARAOKE dove la voce di Marta Del Grandi accompagna nella prima parte il flusso di pensiero sulla mancanza di connessione che sente con gli altri. Successivamente si fa spazio la voce della cantautrice, che ci accarezza e ci porta in una dimensione più onirica dove siamo liberi di sentirci più liberi e spensierati.
Menzione speciale per i tre interlude STARE 1, 2 e 3, un gioco di sperimentazione e contaminazione, dove si assiste ad un viaggio attraverso le melodie smembrate e ricostruite in modo inaspettato.
In STARE 1 assistiamo all’unione di suoni appartenenti ad un’atmosfera serena e naturale (come il cinguettio degli uccellini) con suoni più artificiali che sembrano quasi stonati, distorti, ma che alla fine si fondono con armonia.
STARE 2 è un concentrato di voci e suoni più cupi, sporchi e confusi, che penetrano le meningi come la paranoia, padrona, quando si va in overthinking prima di addormentarsi.
L’ultimo interlude conclude perfettamente l’album, facendo scomparire tutti gli interrogativi, i dubbi, i pensieri intrusivi dei precedenti pezzi, tutto sembra essersi risolto “la cenere è caduta, si formano le montagne, non vedo più il cratere”.
Non resta che accettare questo nuovo senso di pace.
A cura di: @surprisinglymeowmeow
Asp126 – Ovvio
Con il suo nuovo singolo “Ovvio”, Asp126 sorprende unendo rap e sonorità anni ’80. Fin dall’inizio, il brano ti coinvolge per il suo ritmo energico, un testo (apparentemente) leggero e questi synth che ti mettono voglia di ballare come se ti trovassi in un locale retrò.
Il rapper romano gioca con controsensi e ovvietà pop, creando un’atmosfera spensierata che si contrappone a una buona e costante dose di cinismo – contrasto messo ancora in più in risalto dall’alternarsi di parti rappate e cantate. Dopo “Divisi”, l’ultimo pezzo uscito lo scorso settembre in collaborazione con Franco126, Asp prosegue il suo percorso solista, sperimentando sound e tematiche nuove, dandoci un assaggio di quello che sarà il suo prossimo progetto discografico.
“Ovvio”, prodotta da WISM, si distingue proprio perché è allo stesso tempo un omaggio alla musica del passato e un’esplorazione di nuovi territori musicali.
A cura di: @issamacivibe
MYSS KETA – VOGLIONO ESSERE ME
MYSS KETA torna sulla scena con il nuovo singolo “VOGLIONO ESSERE ME” prodotto da RIVA per Universal Music / Island Records. L’uscita del brano è accompagnata da un video-banchetto musicale, diretto da Giorgio Cassano e prodotto da Circus, in cui l’artista si trasforma in un macabro buffet gelatinoso da cui attinge una tipica e bramosa scena glamour milanese.
“Si sa, le ricette migliori sono quelle che vantano i maggiori tentativi di imitazione” afferma la performer, spiegando il significato del pezzo. Parole affilate, dirette e ironiche nel classico stile KETA su un interessante beat funky con svolta finale house.
La cantante si dimostra, ancora una volta, diva definitiva e icona non convenzionale, portando, anche in questo brano, tematiche legate ai diritti civili, alla parità di genere e al mondo LGBTQ+. Cavalcando il suo situazionismo, ci parla delle contraddizioni del mondo contemporaneo, mostrando in primis sé stessa, oggettificata e invidiata, come prodotto commerciale.
Noi tutt* ammonit* dalla MYSS e dal fashion system.
A cura di: @iladellat
WILLIE PEYOTE FEAT. DITONELLAPIAGA – CHISSÀ
‘’Chissà se è tardi, se come me ti annoi e ti ritrovi a ripensarmi o se già dormirai’’
Con questa riflessione notturna inizia la nuova canzone di Willie Peyote e Ditonellapiaga, intitolata proprio ‘’Chissà’’. Una serie di ipotesi e quesiti si susseguono in questa traccia che tratta il periodo di no-contact che segue una rottura.
Brutta bestia l’insonnia, che ci travolge nel bel mezzo della notte e ci fa annegare fra gli abissi dei nostri pensieri, tanto che un momento di dolce far niente si trasforma in un flusso di coscienza per un ricordo che tira l’altro. Non c’è molto da sorprendersi se il nostro cervello abituato alla presenza assidua di una persona nella nostra quotidianità continua, comunque, a ricollegare ogni impulso a lei: ‘’ Tra i ricordi che hai lasciato nei cassetti torna a galla quando meno te l’aspetti ‘’.
Così i ricordi escono dai cassetti e fanno emergere domande spontanee alle quali non sappiamo rispondere proprio a causa del no-contact e, come in una catena, questo porta alla nascita di pensieri intrusivi che non dovremmo assecondare. Purtroppo, la curiosità è un sentimento umano che porta la tentazione di rompere il silenzio a livelli alti, così finiamo per pensare al momento migliore per scrivergli e dare sazio a tutti i nostri dubbi: ‘’ E magari un giorno al tuo compleanno ti scriverò un messaggio o resto con il dubbio che forse preferisco’’.
Assecondando i nostri impulsi spesso finiamo per scoprire cose che non avremmo voluto sapere, magari quella persona ha già trovato il nostro sostituto o nella peggiore dell’ipotesi troviamo una porta chiusa e serrata dall’altra parte.
Willie Peyote scrive una bellissima metafora esplicita per spiegare il concetto, paragonando l’essere in una nuova relazione al prendere un gatto nuovo subito dopo la morte di quello precedente: “Chissà se sei ancora in lutto per il gatto o poi ne hai preso un altro che ora ami altrettanto, tanto passa tutto prima o poi e il gatto è una metafora di noi”.
In fin dei conti sarebbe stato meglio dormire e non instaurare questo meccanismo di auto sabotaggio, ma anche se vorremmo dare tutta la colpa all’insonnia a volte sono azioni involontarie a ricordarci proprio quella persona, così infatti si conclude la canzone: “È solo che pensavo che il gelato che ho ordinato guarda caso era il tuo preferito”.
A cura di: @nensi_troiano
DON SAID – PROMESSE
Dopo aver attraversato il mare tra Sicilia e Calabria a bordo della canzone Caronte questa estate grazie alla collaborazione provocante di DON SAID e Aj Aj, il rapper catanese torna in scena con il suo nuovo singolo “PROMESSE”, mantenendo un’atmosfera intensa e cruda.
Nel testo emerge una sensibilità profonda, capace di coinvolgere immediatamente l’ascoltatore e creare un momento di grande intimità. Le sue liriche esprimono perfettamente il desiderio di riscatto in un mondo spesso triste e ingiusto, mentre nel ritornello sfoga la sua rabbia attraverso un canto liberatorio, che ricorda i momenti più toccanti di artisti come Lil Peep.
Questo brano ci ha davvero gasato come al solito, specialmente per la chiusura, in cui l’artista omaggia Lucio Battisti con il verso:
“Il mio filtrato me lo gira la mia donna (la mia troia) mentre canta “Con il nastro rosa”.”
Sicuramente la ragazza in questione sarà stata cucciolata dalle nostre sorelle Siamocucciole oltre a Don said. <3
A cura di: @brusilre99
DELICATONI Ft. NICE ELEVATOR – LA STESSA COSA INSIEME
Col loro mood chill (anche se in una chiave più energica) tornano a deliziarci i Delicatoni, con “La Stessa Cosa Insieme”.
Questa canzone in perfetto stile Delicatoni si fonde alla produzione di Nice Elevator, che porta un ritmo incredibile. La ripetitività di tutto il pezzo è la chiave, dalla frase alla base, rimanendo sempre uguale ma con qualcosa di diverso e per questo non ti stanca mai.
Ti senti continuamente trasportato dalla musica, dalla voce quasi eterea del gruppo che ti prende e ti fa volare con le note, con quella vibes che puoi sentire in una serata e sulla quale non puoi far a meno di ballare, o quella da pomeriggio disteso nel parco, senza pensare a niente e godendosi il vento sulla pelle.
Sicuramente una perla da non perdere se avete un po’ bisogno di staccare dalla frenesia di cui questa vita è caratteristica.
A cura di: @fabiospy
zeta – bambini molotov
Alessandro Lo Duca durante le scuole medie si avvicina al mondo della musica, traducendo i primi stimoli in quelli che erano i primordiali tentativi artistici. Questa scintilla lo porterà a sviluppare una vera e propria personalità, declinata sotto lo pseudonimo di Zeta.
Stiamo seguendo attentamente il suo percorso da “Milano 5am” del 2020, traccia che segna un inizio a tutti gli effetti di una carriera musicale che vedrà più evoluzioni. Assieme ai produttori Polezsky e Kang Brulèe trova il suo trampolino di lancio per la via della sperimentazione: arrivano “SBAGLI” e successivamente “PERDERTI”. Risulteranno due singoli con cui ha ridefinisce la sua nuova personalità artistica, non rinunciando però alla sperimentazione e alla ricerca continua.
C’eravamo lasciati con la recensione di “ALICE+”, il 25 ottobre riprendo la penna per trattare di “BAMBINI MOLOTOV”: un giro di chitarra semplice che cuce la malinconia sopra questa ballad.
“Loro sono cresciuti troppo, con la foga di scappare.
Sembra sempre che il tempo risulti un concetto da considerare limitato, fanno finta che non gli importa abbastanza. Eppure “tu sei come me”, con una carica emotiva viva ed una fragilità vertiginosa capace di rendere vulnerabile.
“Ti avrei detto qualcosa”, ma non poteva sapere che fosse l’ultima, che finiva così. Sentirsi niente e nutrire l’idea di mollare tutto alimenta un’emotività quasi pervasiva.
“Dovrei dirti chi sono e non ho scuse per non farlo” così giura sempre “che te lo dirò, giuro che me lo dirò”.
Da un’interiorità ferita sgorga tanta forza creativa in Zeta, un modo complesso e semplice per esprimere un senso di identità inadeguato, per distrarsi dal suo vuoto, per accogliere le fragilità dell’altro, per accettarlo per quello che è. Così finisce che si rincorrono dove gli occhi non arrivano: lei si nasconde in un balaclava.
“Non vedi che sei stanca” anche tu?
Darsi una chance, una nuova estate in un mondo di ghiaccio. Non ci sono scuse per non farlo.
A cura di: @giorgia.celentano
PASQUALEBELLO – BOSSIN’
Torna il duo più accattivante del Sud Italia con il nuovo singolo “BOSSIN'” di PASQUALEBELLO, noto nella scena trap underground per le sue liriche uniche e l’inimitabile attitudine, in collaborazione con Tony Wee, con il quale è cresciuto musicalmente lavorando a diversi progetti nel corso della loro carriera.
Non a caso, questo brano è stato prodotto da Troppoavanti, che conosce bene gli artisti e il genere musicale, mettendo in risalto al meglio le loro capacità di fare trap nella forma più pura e grezza possibile.
Nei testi, viene celebrata l’ilarità di chi si sente il boss della strada, non necessariamente per soldi o potere, ma soltanto per il per il rispetto e ciò che rappresenta. Nessun altro riesce a combinare stile e ironia meglio di loro rinnovandosi a ogni singolo, vi consiglio di stare attenti alle prossime mosse.
A cura di: @brusilre99
Liltagliagole – Cresima
Cresima è il nuovo singolo di Liltagliagole, artista che si è affermato nel panorama soundcloud italiano, il suo stile ondeggia già introspezione e “hypertrap” più cruda, fatta di parole che sono spranghe di ferro che metaforicamente colpiscono il cuore.
In Cresima l’artista trova il contesto ideale per cercare di mettere un punto su relazioni passate, giudizi e pressioni sociali, mali che gli sono stati attribuiti emotivamente da un mondo che come al solito tende a schiacciarti sotto massi che senza aiuto definitivi.
Esordisce così:
“non parlerò più di quella, non se lo merita, scordarti certe cose può essere la vera crescita [.] passo così tanto dietro a quella, non lo rifarò”
“pressioni sociali penso vogliano ammazzarmi, la pressione di vivere bene questi anni [.] sugli Xanax da quando ero piccolo, avevo 16 anni quando gli che ridevano, io che morivo dentro [.]”
A cura di: @aletimos.zero
KINDER GARDEN – ORMONI
A due anni di distanza dalla sua ultima fatica, quel gioiellino che era ‘FEELS FOREVER’ del 2022, KINDER GARDEN torna con un nuovo album il cui titolo, molto emblematico, è ‘ORMONI’.
Il disco era stato anticipato il quattro ottobre con l’uscita del singolo ‘UMANA’, la seconda traccia in compilazione, che ci ha mostrato solo una delle numerosissime sfaccettatura di quest’opera.
Si tratta di un viaggione di 25 minuti, che ha come tematiche principali proprio l’età degli ormoni’, ovvero l’infanzia e l’adolescenza, le cui influenze musicali sono varie e tutte trattate con grande cura. Indie pop, synth pop, cantautorato e linee di basso incalzanti, sempre pronte a dare una scossa alle spalle dell’ascoltatore.
Il disco si apre con uno dei pezzi più malinconici, la struggente traccia ‘PRESEPI’, caratterizzata da un sound minimale dal gusto nostalgico, trattando infatti il tema dell’infanzia:
‘Mi ricordo felice dare i calci a un pallone,
per ogni bimbo felice ci sta un bimbo che muore’.
Parole amare, ancora più amare e vere in questi giorni.
A seguito troviamo per l’appunto la traccia ‘UMANA’ con il suo ritmo turbinoso e i tastieroni che ricordano quasi un classico degli A-ah, e prosegue con la traccia ‘DAL DOTTORE’, che segue la medesima sonorità.
Una menzione speciale la merita senz’altro ‘CHINAGLIA’, certamente tra i brani più interessanti del disco, una lunga metafora calcistica che ha per protagonista il numero 9 della Lazio degli anni settanta, un parallelo tra le sfide sul campo di un grande atleta e le sfide quotidiane della vita, ‘ma guardami alle spalle/vedrai il numero nove’.
A dividere il disco troviamo invece la canzone ‘SCUOLA DELL’OVVIO’, realizzata in collaborazione con Nerototale, un pezzo davvero fresco, sempre caratterizzato da una linea di basso tanto bella da poter definire pop-pornografica.
Seguono dunque le tracce ‘E.S.P.’, forse la più sperimentale, e ‘PARIOLI4EVER’, lasciando chiudere il disco come si è aperto, ovvero con un pezzo malinconico e struggente. Si tratta infatti di ‘QUANTE VOLTE’, cantato da Alice. Dopo la sferzata di elettronica e beat frenetici, esattamente com’è iniziato, il viaggio si conclude con un brano minimale, un secco giro di basso e qualche nota di chitarra a sostenere le parole tormentate di KINDER GARDEN e Alice:
‘Parlo linguaggi diversi,
per comprendere sempre gli stessi sentimenti’.
Un disco elegante e ben strutturato, che vi invitiamo a recuperare quanto prima.
Buon ascolto!
A cura di: @capitanossa