FINALMENTE!!! Scusate per il ritardo, ma ci stavamo ancora riprendendo dall’evento del cartaceo…È STATO TROPPO GAS. Grazie ancora a chiunque ci abbia tenuto compagnia in questo weekend di festa e amore. Ciò detto, saranno queste le news più in ritardo di sempre? Nah, credo possiamo decisamente fare di peggio.
Come al solito godetevele<3
070 Shake – Winter Baby / New Jersey Baby
Il preludio di un album che si prospetta davvero unico. “Winter Baby/ New Jersey Baby” è il doppio singolo di 070 Shake uscito il 15 Ottobre, anticipando il nuovo album dell’artista “Petrichor”.
070 Shake è un’artista davvero singolare. Nessuno ha il suo sound e stile: spazia dall’alternative hip hop al cloud rap. La sua carriera prende il decollo quando decide di firmare con l’etichetta GOOD music di Kanye West e, possiamo dire, che ci ha visto davvero lungo.
“Winter Baby/ New Jersey Baby” si presenta come un doppio singolo: la struttura e la melodia del brano, infatti, cambiano durante l’ascolto in modo lineare e coerente trasportando l’ascoltatore in un viaggio melodico molto vintage. Sì, vintage. Perché quello che rende affascinante il brano è la sua vibe totalmente old-school. La struttura acustica è totalmente ispirata alla scena folk americana con altrettanti rimandi rock n’ roll anni 50’, e blues. In questo senso, ci piace davvero molto l’idea dell’artista di creare qualcosa di nuovo facendo un puzzle di ere e sound differenti.
Il nuovo album di 070 Shake sarà fuori il 15 Novembre e se questo è un assaggio di quello che sarà il suo lavoro, allora non vediamo l’ora che esca.
A cura di: @betta.dmrtns
Visconti – Boy di ferro
Valerio Visconti (in arte Visconti), classe 2000, ritorna col suo secondo album dopo il precedente EP “Battesimo oscuro”. Già dalla prima traccia, Visconti riesce a esprimere la propria personalità punk, tra sonorità noise e strumentazioni ricercate.
La musica e la personalità di Visconti possono essere racchiuse in una singola parola: decise.
Risulterà difficile staccarsi dal ritmo di questi 9 brani, un mix di melodie che variano dal power pop al post punk, con qualche sprazzo di indietronica. Un creativo a tutto tondo, Visconti è stato capace di creare scenari pittoreschi, stendendo pennellate di riff coesi che governano combinazioni di suoni, collegati insieme da testi astratti e poco convenzionali.
Queste ventate di aria fresca nel panorama indie rock conferiscono a Visconti una profonda maturità dal punto di vista composizionale: è capace infatti di unire vocalizzazioni grevi ad una produzione pulita e ricca di assortimenti musicali vari. Facendo di questo album un disco imperdibile per tutti gli appassionati di poghi incontrollabili o, più in generale, per chi apprezza l’alternative e tutto ciò che ha da offrire.
Dall’apertura di gruppi come Verdena e Gazebo Penguins fino a quest’ultima pubblicazione, Visconti colpisce e lascia il segno, ti entra nella testa e si impossessa velocemente di tutte le attenzioni possibili.
Le vette da conquistare sono tante ma ‘Boy di ferro’ è il trampolino di lancio di questo artista, perciò lasciatevi inondare da queste percussioni prepotenti e ballate fino alla morte!
A cura di: @andreaodelli
DECROW – POLMONITE
La polmonite è una malattia caratterizzata dall’infiammazione degli alveoli polmonari che provoca principalmente difficoltà respiratorie, dolore toracico e febbre. Cosa c’entra con la musica? Quasi nulla, se non fosse che il 18 ottobre scorso è uscito POLMONITE, l’ultimo album di DECROW. Le parole hanno sempre significati diversi, nascosti e più profondi di quanto appaia in superficie, e POLMONITE ce lo ricorda a partire dal titolo. Il disco, infatti, nell’arco di dieci brani ci coinvolge nel grido di un innamorato deluso e sofferente che prova a ricostruire i ricordi di una relazione finita male. La mancanza d’aria, la voce roca e sporcata dalla rabbia sono delle costanti all’interno di un progetto emo/punk elettronico in cui il dolore amoroso è vissuto e descritto innanzitutto come dolore fisico. Osservando la copertina, il messaggio è chiaro: le persone che amiamo diventano una parte di noi tanto insostituibile che, quando le perdiamo, ci sfaldiamo come se qualcuno di nascosto avesse sottratto la pietra angolare del nostro condominio sentimentale. È proprio quando si è a pezzi però che serve chiedersi: come ricomporsi?
Le prime tre tracce del disco sono un pugno al cuore. BRONCHI è un’ottima intro che sin da subito getta luce sulle dure leggi del cuore e sul duplice risvolto dell’amore: ‘farsi a pezzi per gli altri’ col rischio di essere fatti a pezzi dagli altri. Segue VOGLIA DI TE, un titolo abbastanza esplicativo per una canzone che vede come vero protagonista un ritornello in cui le urla provano ad occupare uno spazio ormai vuoto e trasparente. Dopo due brani in cui non sembrava esserci cura alla malattia emotiva, con ACQUAMARA – prodotta da Bedini – l’artista sembra riappacificarsi con l’ambivalenza di quelle situazioni in cui vogliamo stringere qualcuno nonostante il dolore che ci causa. Il filo rosso della malattia d’amore attraversa anche i tre brani successivi: S.O.S., WOW (featuring Troyamaki), READYTODIE (featuring Jack Out). La disperazione si risolve in una richiesta d’aiuto che non riceve risposta e il mood generale del disco diventa nota dopo nota più spigoloso.
Hai lasciato qualcosa da me/e ci odiamo più che mai/e ora sto bene come stavi male te
In MERRY CHRISTMAS e NEBBIA la tensione raggiunge il suo picco. L’artista dichiara apertamente il suo odio per l’amata, a tal punto da chiederle più volte di ucciderlo così da fargli spurgare il veleno assorbito durante la relazione. L’immagine della nebbia rende perfettamente l’atmosfera rarefatta, inquinata e priva di ossigeno che viene ripresa anche in SERIE A, il cui inizio rimane a questo proposito significativo:
Non mi dai respiro / e mi manca l’aria / sono un bello show / le tue crisi d’ansia.
La title track – POLMONI(te) – chiude alla perfezione l’album. In chiusura, l’artista si rivolge diversamente alla sua ex-dolce metà, aiutato da una produzione dal suono più rovinato e incostante. La distorsione della base segue di pari passo quella dei sentimenti e crea degli spazi occupati dalla sincerità del testo. Il brano ci rivela che se i polmoni di DECROW soffrono per la rabbia con cui espelle il suo dolore, l’altra coppia di polmoni in gioco subisce l’impossibilità di sfogarsi. Due (ex)innamorati, due paia di polmoni e due diversi modi di soffrire.
È così con troppe cose da dire e da fare trattenendo il fiato che poi ti esploderanno i polmoni, è così sempre con troppe parole e cose da urlare che non sai neanche a chi ti esploderanno i polmoni
A cura di: @cognomeproibito
18K – NEMMENO MIA MADRE
Con ‘‘Nemmeno mia madre’’ l’artista romagnolo è uscito in qualche modo dalla sua comfort zone, allontanandosi dallo stile crudo e asciutto che lo contraddistingue per abbracciare suoni più vicini alla mera trap…e ha spaccato.
Il mood cupo, tuttavia, è più presente rispetto al solito, esaltando il carattere intimo del brano.
‘’Nemmeno mia madre’’ racconta del cambiamento nei rapporti e nelle percezioni una volta piazzate le basi per il successo, dando uno sguardo al passato, ma accettando il presente.
Per quanto riguarda la base, D/rose riesce a non far sentire la mancanza di 4997 grazie ad un uso magistrale di bassi e percussioni, sposando perfettamente lo spirito della traccia.
In conclusione, questo pezzo è la conferma che quest’uomo, nel suo campo, possa fare davvero qualsiasi cosa.
18K CITA BOMBER PICCI PRIMA DI SIAMO CARTACEO 2024.
A cura di: @pietrodileo_
REFO – PALESE
La passione per l’elettronica e la sperimentazione sonora dello pseudospettro REFO non sembra avere mai fine.
Lo avevamo già ascoltato quest’anno nel terzo mixtape del collettivo di musica elettronica più all’avanguardia d’Italia, ‘PSEUDOTAPE VOL. 3: PSEUDOMANIA’, in cui aveva contribuito, assieme al cantante Millecoltelli, con il brano ‘WASTELAND’.
REFO continua a proporre le sue sonorità, che a voler essere poeti potremmo definire come ‘degli echi musicali futuristici carichi di nostalgia’ – ma che potremmo anche semplicemente paragonare a una specialità della cucina tradizionale pugliese: i pasticciotti. Perché proprio come un pasticciotto, il brano ‘PALESE’ è un piacere dolce, breve e intenso, che ci auguriamo possa far ballare fino allo sfinimento in ogni club del paese.
Sempre rimanendo fedele al proprio motto:
‘faccio tanta musica per gli altri e quando la creo per me faccio quello che voglio’.
REFO ci ha regalato un’altra piccola perla in questo tesoro che è la nuova scena elettronica italiana, cos’altro possiamo dire se non ‘ascoltala dai :o’.
A cura di: @CAPITANOSSA
GIUSE THE LIZIA – INTERNET
INTERNET, così si chiama l’ultimo lavoro di GIUSE THE LIZIA. Fuori ovunque dal 18 ottobre, lascia così il tempo giusto ai suoi fan, nuovi e fedelissimi, di prepararsi alla perfezione per il club tour che inizierà quasi tra un mese esatto. Diverse date tra cui quella zero il 16 novembre a Napoli, passando per due sold-out nella sua ormai amata Bologna, il 20 e 21 novembre e concludendo il 25 novembre all’Alcatraz di Milano.
È un disco per noi nel clou dei vent’anni: le prime volte, la ribellione, le delusioni, l’essere fuori sede, la memoria delle origini, l’amore sconfinato, un dolce futuro, prendere e partire, provarci, i momenti singolari e speciali, perdersi in qualcosa per ritrovarsi poi (o forse no).
Una buona dose di pezzi come “RADICAL”, “SCS”, “SOLO UN’IDEA” e “BABY” erano già in riproduzione nelle nostre cuffie da circa un anno. Più recente la così self-defined “hit anti-estiva” “PICCOLI PICCOLI” con centomilacarie.
Così facendo Giuse ci ha ben abituati a questo ultimo viaggio molto vicino a noi, utilizzando Internet come metafora. In un video parlato uscito sul suo profilo Instagram ci viene spiegato il motivo della scelta di questo titolo; “Bro io devo tantissimo ai social e ad internet in generale. Io sono emerso lì, la gente mi ascolta e mi conosce da lì quindi sarei ipocrita a dire che non è importante nella mia vita e in quella di tutti […] cioè io non conosco questo mondo senza internet, conosco il mio”.
C’è un senso di riconoscenza nei confronti di questo mezzo potentissimo e Giuse ci vuole raccontare Internet come uno spazio in cui ci si relaziona in modo ancor più libero rispetto al passato. Tutto ciò sarebbe stato possibile anche senza, chissà, ma sicuramente l’impatto è differente.
Questo pensiero viene esternato in momenti sparsi nell’album: “DIREZIONE”, prima della tracklist ed espressione esplicita della parola “inizio”, uno qualsiasi nella vita di Giuse. Più volte troviamo anche riferimenti alla vita sentimentale dell’artista, nonostante qui l’amore sia direttamente proporzionale ai social: “Io cerco di trovare le parole / e per fortuna che c’è Internet / non so ancora parlare d’amore”.
Approccio diverso è palese in “GIVE ME LOVE”, leggermente più sconsolata, perché traspaiono abbandono e ricordi che forse hanno lasciato dei lividi qua e là. Nella seconda strofa si tratta di una disillusione causata prima di tutto da un algoritmo, ma a sua volta da una persona reale, espressione del fatto che non tutto ciò che ci viene propinato è veramente adatto a noi. “Siamo dei fantasmi, dei profili falsi / Internet mi ha detto che le piaccio”. Il finale non è dei migliori: “Perdo la memoria, Internet mi annoia / lasciami annegare dentro un mare di niente”.
In “X TE CHE MI CONOSCI COSÌ BENE” l’amore in questione era sbagliato dal principio, indelebile sì, ma anche estremamente pungente e fastidioso il ricordo. Viene definita come “maledizione” quella di volerla, anche se riconosce non essere assolutamente la persona giusta per lui, solo dopamina dice.
Giuse e Mecna in “TONIGHT GOSPEL” cantano d’amore da due prospettive diverse: in ordine, nel ritornello e nella prima strofa il sentimento è così spassionato che si pensa sia quasi l’Amore con la A maiuscola. Corrado, al contrario, si trova in un limbo: perso per qualcuno che parlerebbe all’infinito ma appena si è lontani fisicamente, scompare.
Un momento analogico di questo progetto è invece “FLASH”: una sorta di feat. con Lucio Dalla poiché, grazie anche all’incredibile okgiorgio, campionano “Disperato Erotico Stomp”. Brano secondo me che si discosta dagli altri soprattutto per le sonorità molto anni ’90, con qualche accento hip-hop e funky.
La conclusione impeccabile per il secondogenito di Giuse poteva non essere una ballad da flash accesi ad un suo concerto? Ovviamente lo è, ed è anche un personale “grido” allo smarrimento che caratterizza molti di noi. “PERSI DA UN PO’”, si spera non per sempre :,(.
A cura di: @niedri.g
SILLYELLY – UNA FASE
UNA FASE è il secondo EP di SILLYELLY composto da 7 brani e pubblicato a meno di un anno di distanza da “Manic Pixie Dream Girl”. Le produzioni dei brani sono tutte curate da EnimraK, che con la cantante ormai forma un’accoppiata consolidata dalle numerose collaborazioni precedenti. Le sonorità che regnano sono elettroniche e catchy, ricche di synth incalzanti che rimandano all’estetica kawaii giapponese.
La prima traccia dell’EP è PASSWORD che ci parla della fine di un rapporto travagliato “ci facevamo male a vicenda” e delle emozioni dell’artista. Racconta infatti di sentirsi un fantasma e di avere dentro un vuoto che fatica a colmare. Si percepiscono due estremi, uno dove si urla di voler tornare a qualsiasi costo in quella relazione, anche se sbagliata, l’altro più disilluso che ci invita a smettere di piangere, perché ormai ci si è odiati abbastanza.
BAMBOLA è il secondo brano, già uscito il 13 settembre. Un manifesto delle insicurezze che l’artista ha affrontato nella vita, nella quale essendo conosciuta per il suo percorso musicale si è sentita spettacolarizzata ed anche sfruttata da alcune sue amicizie. Sempre descritta come “la tipa strana” descrive il disagio di sentirsi diversa, non accettata e con mille occhi a guardarla.
L’EP segue con HARAJUKU e FESTA dove Sillyelly riprende a cantare il suo spingersi oltre i limiti e gli schemi, dove brucia tutto subito e non accetta mezze misure o l’annoiarsi. Torna così nella dimensione dove è lei l’idol, con una fortissima personalità (nostra madre(◕ω◕✿)), riappropriandosi così di se stessa.
Il quinto brano è LUCKY GIRL SYNDROME dove l’artista va ad autodeterminarsi come donna forte che ha raggiunto i suoi obiettivi, in parte perché ha sempre creduto nelle sue capacità, senza considerare l’idea di non farcela.
Segue KEITAI la penultima traccia nonché il telefono che abbiamo visto tra le mani di Sillyelly ai suoi live. Suoni caotici e veloci accompagnano la descrizione di uno spaccato di quella che facilmente possiamo immaginare come una serata di divertimento della nostra hyperpop idol.
A chiudere il progetto troviamo la title track dove si confermano le scelte musicali, stilistiche e non solo dell’artista. A dispetto delle aspettative delle persone intorno a Sillyelly, la sua personalità, la sua scelta di espressione stilistica e la sua carriera musicale non sono mai state solo UNA FASE.
A cura di: @surprisinglymeowmeow
AGA – ARERA
AGA debutta questa settimana con il primo singolo del suo progetto chiamato ARERA ispirato dall’omonimo monte alpino alto 2.512 metri. La montagna pare il tema centrale del brano, affiancato ad un dialogo con un solo interlocutore: nella prima parte della canzone AGA si riferisce a un posto in cui “i nervi tesi si fanno leggeri e stiamo sospesi sui nostri problemi” riferendosi al monte stesso, per poi nella strofa chiedere “confessami i tuoi segreti anche quelli di cui temevi”, esplorando così i suoi ricordi “troppo sacri” rendendo il brano molto personale e caratteristico.
Parlando della base, la canzone parte con una chitarra acustica che ci accompagna all’interno della traccia, ma che poi viene affiancata da un ritmo più veloce con influenze breakcore e dnb, che la rendono più scorrevole e interessante. I vocals di AGA accompagnano il testo profondo e introspettivo assieme al beat rendendolo ancora più orecchiabile e ascoltabile.
Con la prima sua traccia AGA ha già dimostrato di saper fare ciò che prova a fare, e di riuscire a farlo anche molto bene, mettendo in hype per la prossima canzone!
A cura di: @gabriele._zurlo
GEREMIA – MI HAI FATTO ANDARE OLTRE
Geremia è un ragazzo milanese classe 2003 con una grande voglia di farsi sentire! In questi due anni ha fatto uscire vari singoli che pendolano tra la trap e la drill e trattano quei problemi generazionali tipici dell’adolescenza: problemi di cuore, problemi con l’alcol, problemi col fumo.
Il suo ultimo singolo “Mi hai fatto andare oltre” a primo ascolto può sembrare una banale canzone d’amore, in realtà il testo è molto profondo e Geremia si mette a nudo parlando della sua difficoltà nella gestione della rabbia. La situazione descritta è abbastanza comune: un ragazzo che prova dei sentimenti per una ragazza, ma in serata inizia a bere e si abbandona all’ira per uno sguardo che diventa una minaccia.
“Mi sento trasformato, come se stasera dentro me ci fosse qualcun altro”
Le parole di Geremia rendono benissimo l’idea: l’alcol elimina i nostri freni inibitori e ci lascia in preda ai nostri istinti animali causando situazioni sgradevoli di cui ci pentiremo non appena sarà finita la sbronza.
Spesso questa rabbia incontrollata è pericolosa pure per la persona che amiamo
e il rapper milanese ne è consapevole: ” Mi sento come in Dottor Jekyll e non voglio avvicinarti e poi farti del male “. Dottor Jekyll è infatti il personaggio di un romanzo che nella psicologia junghiana è diventato simbolo della doppiezza umana.
Tutti noi nascondiamo un Mr. Hyde, un lato immorale che nel caso di Geremia fuoriesce a contatto con l’alcol.
A cura di: @nensi_troiano
Coma – LOVA
È uscito il 18 ottobre il primo album di Coma: un viaggio musicale tra featuring e produzioni incredibili da scoprire traccia dopo traccia. Si apre con Bloom, un’intro onirica che sembra trasportarti in una nuova dimensione. Ti dice, senza mezzi termini: qui si rinasce, ci si libera. Subito dopo arriva Luce con BRDM: un pezzo elettronico potente che invita a cercare una nuova stella da seguire. È un inno a chi vuole scavare dentro di sé per trovare qualcosa di nuovo.
Spazio con Alice cambia l’atmosfera, con suoni ricercati e la voce delicata della cantante che racconta il viaggio personale alla ricerca del proprio posto nel mondo, mentre si affrontano le difficoltà interpersonali che tutti conosciamo. Al centro dell’album, Argentina con Kinder Garden, una traccia che parla di sogni e dell’amore che emerge anche tra le lacrime. È un pezzo intimo e centrale, che fa da ponte per il resto del viaggio.
Exp Interlude è come una porta verso una nuova stanza musicale, dove il crescendo elettronico ci porta dritti a Geek Hard con FKA 059 e Yan Quatar. E qui non si scherza: la traccia spinge forte e ti tiene incollato. Subito dopo, Flashback con Misfits Galore ti fa rivivere una storia passata, ancora fresca, con quel mix di nostalgia e ritmo che ti entra dentro.
Chiude il tutto White Heart, una ballad elettronica senza parole, pura emozione distillata in suono. Coma ha creato un mondo intero con questo album, e ogni traccia è una porta verso una nuova dimensione sonora. Un’esperienza da non perdere.
A cura di: @cecinestpasandrea
EMMA NOLDE – PIANOPIANO!
PIANOPIANO! è l’ultimo singolo estratto dall’album “NUOVOSPAZIOTEMPO” in uscita tra poche settimane di EMMA NOLDE.
PIANOPIANO! è un’incredibile scarica di energia, travolgente e vivo, è un pezzo che dà un nuovo punto di vista su ciò che si è nella società moderna.
In una divisione fra chi “vuole salire ed arrivare alle stelle” e chi “come noi sta per terra a guardarle”, la musica è un mezzo per prendere consapevolezza del dove si vuole stare, se rincorrere qualcosa di indefinito o se stare fermi a godersi la vista.
Scappare dalla necessità di essere sempre al meglio, di continuare sempre a chiedere di più a se stessi e cercare sempre altro. Tutt’altro sapersi fermare, apprezzare ciò che si ha attorno, e fuggire dalla continua necessità di qualcosa di diverso, è ciò che può salvare.
In singoli come “Tuttoscorre” e “Mai fermi”, che sono già stati due ottimi assaggi di un bellissimo lavoro artistico, EMMA esprime pienamente la ricerca di una consapevolezza in una società che non lascia spazi a sé stessi, e che trova una dimensione solo nella musica.
Emma ha una voce incredibile che riesce ad utilizzare perfettamente per trasmettere le proprie emozioni, ed accompagnata da un sound vivo, pulsante, merito anche delle produzioni di Andrea Pachetti, riesce a mettere in musica pensieri complessi che altrimenti non troverebbero una dimensione
Manca poco all’uscita dell’intero album, e se questo è solo l’inizio, non ci resta che sederci e aspettare di ascoltare, probabilmente, un disco incredibile.
A cura di: @flouryne
POP X – BALLA COI LUPI NELLA STALLA
Vieni mago siediti un po’ qui
Nel verde insieme a noi
Mi è capitato di incontrare i POP X poco tempo fa, a Parigi. Ero in coda con le mie amiche per entrare al festival di Bomba Dischi, la loro etichetta, e ci hanno chiesto se, per favore, avessimo un accendino. Avevano la faccia tutta dipinta di blu.
Il nuovo album dei POP X si chiama BALLA COI LUPI NELLA STALLA e ha una copertina coloratissima e dall’estetica anni novanta, ma che richiama un’immagine generata dall’AI.
In una lunga e bellissima intervista su Rolling Stone, Davide Panizza racconta di come è nato questo suo ultimo progetto: della storia dei POP X, il ritorno alla collaborazione con Walter Biondani, delle origini come gruppo Ska, fino ad oggi entrando nel sottotetto dove Davide ora compone la sua musica. Ma, soprattutto, l’artista conia il genere a cui sente appartenere la sua musica: la New Sagra.
Meno sperimentale dell’ultimo progetto, “Anal House”, le tredici tracce di questo nuovo album suonano come un ritorno alla poetica a cui i fan dei POP X si sono così tanto affezionati.
Ci sono le atmosfere surreali, i testi che suonano a metà tra canzoni che narrano mondi fantastici e sigle di videogiochi, e pure qualche tiepido rimando all’apocalisse (“Quando il vento spazzerà tutte le strade del tempo”).
Pare così di trovarsi davanti a un grande e colorato libro di fiabe di fantascienza popolato dai più bizzarri personaggi (c’è un mago e c’è anche un Re Lucertola), tra “una navicella spazio e l’aldilà”.
Ascolto BALLA COI LUPI NELLA STALLA e i POP X me li immagino così: mentre cantano a una sagra alla fine del mondo, tutti dipinti di blu, circondati dai personaggi delle loro canzoni.
(E, soprattutto, sono riuscita a parlare di questo album senza fare riferimento a nessuna sostanza stupefacente)
A cura di: @gre_cattaneo
PROMESSA – DAI LAMENTI
PROMESSA è un giovane talento del rap che si sta affermando nella scena underground. La sua cifra è quella di riportare il suo vissuto nella periferia di Milano, trovando il giusto equilibrio tra i sentimenti contrastanti che influenzano la vita di un adolescente nella frenesia delle grandi città.
Dopo l’uscita del suo primo album “Danza del grano”, con cui si è fatto notare per il suo stile molto street, prosegue il suo racconto con il nuovo singolo “DAI LAMENTI”, mettendo al centro del brano esempi di attimi sdrucciolevoli legati da incastri di parole che danno forma a immagini e situazioni nella mente dell’ascoltatore, accompagnato da un beat immersivo. Nel ritornello alza il tono vocale per esprimere meglio il senso di afflizione che causa la continua ricerca di svoltare la propria vita oltre alla situazione economica.
“Mami non chiede più se la musica fa pagare le bollette, mio frate crede più in me che in dio e prega solamente un giorno di smettere…”.
A cura di: @brusilre99
DARRN – RADICI VELOCI
Dopo i primi due EP sperimentali, entrambi del 2019, “Musica da Camera” e “Chimica”, Darrn è tornato con il suo primo album, composto da 8 tracce uniche ma, allo stesso tempo, connesse.
Percepiamo immediatamente un fluire di alienazioni e solitudini, crisi personali e talvolta paranoie e insicurezze che si intrecciano, si abbracciano, si fissano e si inglobano tra loro, ma emerge anche una forte voglia di rivalsa.
I testi sono interpersonali, rivelando ad ogni ascolto un lato nuovo e intrinsechi alla produzione musicale, ma al contempo sono un impulso elettrico che eccita il cuore.
Ogni riproduzione aumenta il tatto dei sentimenti sui nostri corpi, insaporisce la nostra anima di gusti e pensieri nuovi.
“Radici Veloci” è una continua evoluzione, una ricerca dell’Io interiore tra delusioni, sogni e speranze. L’empatia viene posta al centro, insieme al messaggio che ogni singola cellula dell’album ci dona in maniera continua.
È un viaggio empatico che chi ama la musica come “culto emotivo” avrà il piacere di vivere, guardando in sé assieme alle parole dell’artista, come se teletrasportati in una dimensione parallela.
“Fischio”, “Sensazioni”, “Scirocco”, “Skit”, “Sasaki” e “Tornato” sono prodotte dalle straordinarie folate di vento artistico-musicale di “Stanza SX”, che fino ad ora ha accompagnato quasi la totalità del progetto Darrn.
“Uber” e “90%”, invece, sono prodotte dai “BLKBRD”, che illuminano il talento dell’artista ed elevano il viaggio a un livello superiore.
L’introspezione del viaggio nasce dalla prima traccia, “Fischio” “Sai che non posso amare ma non c’entri te [.] sto per fare un salto, sto per fare un salto non potrò tornare, radici veloci scompaiono, per chi una strada non l’ha mai avuta, sentirsi bruciati come erba spacciata ”.
Si prosegue con “Uber”, che trasmette una sensazione di abbandono e incomprensione in una città falsa, popolata da false conoscenze: “Mi sa che prendo un Uber che lasci la città, ma se poi arriva in ritardo e resto qua ancora un anno vorrei imparare un po’ a fingere, ma non so fingere”.
Arriva un vento di malinconia e nostalgia con “Sensazioni” interne che talvolta attanagliano la mente in mille pensieri. “Scirocco” è la causa dell’effetto straziante sui sentimenti che si esternano: “Lo stereo di mia madre suonava del rock, saltavo un bel po’. L’estate soffiava su Roma scirocco, non avevo sonno, quando pioveva uscivo a sentire quel suono, era in Sol e Do.”
“Skit” è: “Ogni traccia che creo è un frammento di questo viaggio. Un po’ come uno skit in un album: brevi pause di riflessione tra il ritmo della vita”. Citando le parole dell’artista per “Suono Ibrido”. Troviamo anche un suo inedito sul canale YouTube di Darrn, “Dario Skit”.
Il viaggio continua attraverso la produzione di “Sasaki”, a tratti folkloristica, che richiama strumenti orientali. Darrn riconosce la solitudine, l’artista esce dalla caverna e si riconosce nell’altro, soprattutto nei piccoli momenti: “Quando un attimo era così un attimo, tienilo che costa, che se si rompe non serve altro. [.] Non vedo più la solitudine, anche se sbaglio mi riconosco”.
Infine, arriva come un’onda di energia la “cazzimma”, un sentimento di rivalsa contro un sistema malato: “So che potrei togliere lavoro a quel 90%, vendono acqua sporca ma voi la bevete lo stesso…”. Una voglia di combattere una società che dà merito a chi segue linee già tracciate, a chi è vuoto, a chi nella musica vede solo mero guadagno: “La differenza non la fa un pezzo di carta, anche se al polso hai 90k, se li togli rimane soltanto la sabbia”.
“90%” è forza, voglia di difendere l’arte e quella “mini, mini, mini parte che sa come muovere feelings, non quelli che muovono fili”.
L’ultima traccia, “Tornato”, è la consacrazione di tutti i frammenti raccolti e ritrovati durante un viaggio alla scoperta dell’anima: “A volte mi dimentico di me, ma sto bene, sai [.] sono tornato, non so se rimango, ma sto bene qua”.
A cura di: @aletimos.zero
CanovA – Shake Freestyle
Le porte di CanovA GameRoom sono finalmente state riaperte e il primo ospite della seconda stagione è Ensi. “SHAKE FREESTYLE” è fuori ora ovunque e su YouTube è disponibile il video della sua produzione. La serie ha avuto un ottimo impatto con la prima stagione per via della naturalezza e spontaneità che CanovA crea con gli artisti in studio: una sessione di tre o quattro ore viene condensata in un video di dieci minuti che accompagna il pubblico passo passo nella genesi della canzone in studio. Ensi apre le danze con un pezzo rap vecchio stile dalle barre serrate e dalla batteria incisiva.
Tocca poi a CanovA aggiungere quel tocco di magia che solo il suo studio può darti. Tra modulatori vari e un’enorme disponibilità di mezzi diversi per produrre, il pezzo sembra quasi cucito sulle vibes che i due artisti hanno in studio in quel momento riuscendo a unire vecchio e nuovo facilmente.
A cura di: @alberto.rogano