Correva l’anno 2017, se ascoltavi indie avevi a disposizione solamente “Mainstream”, che ai tempi non era neanche così mainstream, se eri della sponda trap Ghali faceva uscire “Album” dimostrando a tutti grande fantasia. Una via di mezzo tra il mondo rap e il cosidetto indie si mostrava a noi sotto forma di un piccolo album dalla copertina neanche troppo pretenziosa, di certo “Regardez moi” (Che significa “guardami” in francese) aveva un estremo bisogno di farsi ascoltare più che di mostrarsi.
Fra Quintale viene al mondo (musicalmente parlando) come il 50% dei Fratelli Quintale, indimenticabili per il loro album “Tra il bar e la favola”, album prevalentemente rap dal sound freschissimo, di cui sicuramente ricorderete “Suono del mare” e “Monnalisa” e se non le ricordate sarà meglio che le andiate a recuperare. Le sonorità da favola dei Fratelli entrano a gamba tese nostre cuffiette attraverso il primo progetto da solista di Frah composto per 30 minuti e 6 secondi da hit. “Regardez moi” è ciò che di più iconico e romantico sia rimasto dal 2017 ad oggi e SIAMO qui oggi per raccontarvelo dopo averlo ascoltato e riascoltato per tutti gli ultimi 6 anni passati.
8 miliardi di persone
“Dove sei?
Stavo cercando di vederti in mezzo a tutta questa folla
Lo riconoscerei il tuo nome
Tra quasi otto miliardi di persone”
Avete mai pensato che tra 8 miliardi di persone ce ne fosse una solo per voi? Questo pensiero si materializza come universalmente condiviso in questo pezzo. La perfezione di una persona idealizzata al punto di ritrovarla in mezzo a milioni di corpi è raccontata dalla voce di Frah su una melodia al piano che ancora batte i tasti sul nostro cuore. Ma questo è solo l’inizio di un album d’amore fatto per gli inguaribili romantici indie-lovers.
Branchie
“Se vado a fondo, grazie
Imparo a usar le branchie
Non provate a salvarmi”
Il pezzo spaccone di un album trap non reggerebbe il confronto con la scalata dell’artista, che vede questa musica come la sua prima vocazione e si promette di farcela da solo, davanti ad ogni difficoltà. C’è chi troverebbe il suo senso in una casa, un lavoro, un anello al dito, ma Frah di notte scrive e decide che non può fare a meno di questo. Se vuoi seguirlo nel suo viaggio fatto di disperazione e consapevolezze preparati a basi ondeggianti e pop come quella di “Branchie”.
Si, ah
“E se finiamo nel mio letto è per caso, però non è che sei inciampata”
Titolo di una semplicità sconcertante per il pezzo più iconico di un artista, “Si, ah” metterebbe d’accordo pure te e il tuo partner che è rimasto a Sfera, raccontando una delle storie più vecchie del mondo. “Soli” di Celentano parlava della stessa identica cosa ma nemmeno l’inventore del rap italiano (a detta del mio capo di 58 anni) sarebbe stato pronto a Frah Quintale. Storytelling riuscitissimo dalla A alla Z, questo brano è capace di trasportarti nella sua storia e nel suo tipo di immaginario in modo fresco, divertente e incancellabile dalla mente.
Hai visto mai
“Hai visto mai?
Gli occhi di chi ha visto tutto
O forse solo si accontenta
Ma pensa che tu sia stupenda”
Io non so come siete voi, ma sicuramente ci sono molte cose che non mi vedrete mai fare, a meno che necessiti di briciole dell’interesse di qualcuno, in quel momento allora credo che potrei anche salvare animali e foreste. Frah scrive di questo concetto con uno sconforto solo suo, riprendendo una delle tematiche più apprezzate dell’indie “la sottonaggine” e rendendola pura poesia. Ovviamente non si poteva scrivere una canzone su questo tema senza un bel ritornello subacqueo e una serie di “papapapa” in sottofondo, molto musicali e simpatici. In questo momento dell’album iniziamo a capire che Dr. Jekyll scrive la musica e Mr. Hyde le parole, ma a noi piace così…
Floppino
“E vorrei essere un computer
Per potermi riformattare
Disinstallare il nostro amore
Per poi poter dimenticare”
Sound più semplice e più scuro, lento, triste ma niente paura, non è l’album che ha fatto flop ma la storia d’amore dell’artista, nulla di strano, anche se il floppino che Frah chiede a fine canzone è in realtà un dispositivo di salvataggio dati esterno, il cosiddetto floppy disk, sul quale vorrebbe fare control X control V dei suoi ricordi e del suo amore.
Cratere
“È arrivata un’altra estate
Non andremo mai più al mare
O meglio non ci andrai mai più con me”
Con questa canzone analizziamo una caratteristica della musica di Frah Quintale, secondo me, fondamentale per capire di cosa stiamo parlando: “Cratere” ha il suono dell’estate e sono pochissime le canzoni dell’artista che non ricordino le precise vibes di quella stagione. Questa canzone parla di un amore finito male, di una serie di sfortune che paiono inutili in confronto al cratere che questa persona ha lasciato, niente sarà più come prima dopo di lei ma noi la cantiamo come fosse la canzone dell’estate e sorridiamo, perché il sound è proprio di quelli che ti fanno sorridere.
Accattone
“Ma tu sei così bella perché
Sapresti mettere d’accordo ogni religione
Sei troppo bella per me
Che sono solo un accattone”
Una breve serenata sotto la finestra, lenta ed ambient, fatta da un abitante della notte, un accattone che sogna di essere ricambiato da una ragazza appena vista. Nonostante il cuore aperto in 4 pezzi, la febbre e la tosse, davanti a lei non può che lasciarsi andare perché lui il destino lo sa riconoscere.
Nei treni la notte
“Camminavamo nei treni la notte
Per scrivere il nostro nome
Ed aggiungere un po’ di colore
Perché quando alzo gli occhi e guardo in cielo
Non vedo più l’arcobaleno
Ma solo il fumo delle fabbriche
Voglio sentirmi più leggero”
Continua così il nostro viaggio nelle scarpe di Frah, con un pezzo dalla malinconia dissacrante. Camminando nei treni la notte l’artista scrive il proprio nome, la propria storia e il momento in cui sta esistendo è infinito, scritto nella pietra per restare. Mentre il mondo è una gigantesca fabbrica e il grigio prende il sopravvento, la musica, la fantasia, l’amore creano strade di luce vibranti, piste da ballo nel buio della nostra società. Ricordiamoci sempre di sentirci più leggeri anche se quando alziamo gli occhi al cielo non c’è più l’arcobaleno.
Gli occhi
“E i tuoi occhi eran più grandi della fame
E ti ho tolto un po’ la voglia di mangiare”
Nonostante la chitarra rimbalzante trovo questa canzone di una straziante verità. Il nostro protagonista si innamora in modo potente ma non sempre i sentimenti si rivelano invincibili come all’inizio. Spesso si delude e illude l’altra persona ma mai senza sensibilità e dispiacere. Negli occhi vede le macerie di un castello che era stato costruito troppo bene per crollare così negli occhi stessi di lei.
Avanti / Indietro
“Avanti e indietro, avanti e indietro, quasi potrei guidarlo io sto treno”
Chiudiamo questo viaggio nel tempo con il pezzo che più ricorda i Fratelli Quintale, la base richiama l’hip hop e il ritornello si alza al massimo. tra suoni morbidi e distorti la vita è un avanti e indietro, tra le mille e stesse cose, tra Milano e i treni, la libertà e tutto quello che si può desiderare.