TAMAGOTCHI
IERI L’ALTRO EP.4
A cura di: @pannispasi + @alissgarlata
Grafica a cura di: @takuma_suicide
NASCITA: Il Tamagotchi fu inventato da Aki Maita e sviluppato da Akihiro Yokoi della Bandai nel 1996. L’idea venne ad Akihiro dopo aver visto in tv la pubblicità di un bambino che sognava di poter portare la sua piccola tartaruga domestica con sé in un viaggio.
All’interno del piccolo ovetto di plastica creato dalla Bandai vive un esemplare di specie aliena da accudire dandogli cibo, giocandoci e pulendo i suoi bisognini proprio come se fosse un animale domestico.
AVVENTO: Prima del classico design da portachiavi, i primi progetti lo vedevano come orologio da polso. Al momento del debutto in Giappone era stato targettizzato solamente alle bambine. Appunto perché il target era per bambine, vennero fatte molte modifiche perché i primi design apparivano “troppo maschili” sia nell’hardware che negli animaletti stessi, finendo per creare personaggi dall’aspetto più “kawaii” (erano altri tempi…).
Il progetto fu una hit, vendendo 10 milioni di esemplari in meno di un anno dall’uscita. Bandai dovette aumentare la produzione a 3 milioni di unità al mese per stare al passo con l’enorme domanda da parte dei clienti in tutto il mondo. Il progetto piaceva sia a grandi che piccoli, il mercato giapponese era pronto per accudire questi mostriciattoli e raccogliere le loro cacche.
GOLDEN AGE: Nel maggio del 1997 i Tamagotchi arrivarono anche negli States, vendendo oltre 3.5 milioni di unità in un mese. Un successo incredibile.
Era disponibile in numerosi modelli, con animali e modalità di gioco diverse: alcuni più interattivi, altri più semplici. Ma il concetto di solito è molto simile: si parte da un uovo, si setta l’orologio del gioco, si aspetta qualche minuto e l’uovo si schiude, rivelando il piccolo animale alieno al suo interno. L’obiettivo è cercare di mantenerlo in vita il più possibile. L’evoluzione del Tamagotchi passa per diverse fasi di vita: dall’essere un neonato ad adolescente, adulto e in alcune versioni anche anziano.
Il punto di forza di questo giocattolo e il motivo che porta i bambini degli anni 90/2000 a volerli collezionare è il mistero di quale forma aliena diventerà il piccolo blob appena uscito dall’uovo schiuso. Non si poteva scoprire in anticipo con trucchi o inganni, sarebbe stata una sorpresa e c’era il rischio di avere doppioni, o peggio ancora, animaletti abbastanza brutti.
Il Tamagotchi spaccava perché sembrava una cosa futuristica per un tempo in cui non esistevano gli smartphone e fece il boom perché rientrò nel periodo del craze per i pet simulator (chi non sognava di poter avere un animaletto portatile da accudire?). Riesce addirittura ad attirare l’attenzione di psicologi infantili e studiosi che lo vedono come strumento in grado di fare compagnia nella solitudine, essere fonte di troppa preoccupazione, oggetto di possibile dipendenza che porta a isolamento dagli altri e tristezza in caso di perdita dell’animaletto (https://www.centropsiche.it/tamagotchi.html#:~:text=Insegna%20il%20senso%20della%20responsabilit%C3%A0,e%20a%20preoccuparsi%20per%20gli%20altri.). Già sappiamo che se qualcosa attira l’attenzione di professionisti, vuol dire che la sua impronta nella società è già ben visibile.
DECADENZA: Per quanto fossero anche degli accessori carini, i Tamagotchi erano comunque destinati a essere sostituiti. Si stava diffondendo infatti la tendenza ad acquistare console con cui era possibile giocare a più videogiochi: la PlayStation faceva il suo ingresso in sempre più case. A ciò si aggiungeva il fastidioso inconveniente della ricarica a pile, che rendeva meno conveniente e appetibile il piccolo dispositivo portatile. Sebbene la produzione non si sia mai fermata, dopo un primo picco iniziale, i Tamagotchi iniziarono a essere riposti nei cassetti (salvo essere poi riscoperti saltuariamente ma sempre con sorpresa).
EREDITA’: Nonostante la strage di animaletti virtuali, i Tamagotchi hanno avuto l’enorme merito di commercializzare e rendere popolari i simulatori di vita, ispirando anche altre piccole console come le Pixel Chix. Da piccoli dispositivi in plastica, le simulazioni di vita sono diventate poi uno dei generi di videogioco più popolare su tutte le piattaforme, diventando sempre più complessi e anche ibridandosi ad altri generi. La console in miniatura ha aperto la strada a giochi come Stardoll, Habbo e soprattutto, la serie di The Sims. E’ così cambiata per sempre la percezione del virtuale: nel momento in cui Internet stava prendendo forma, le simulazioni di vita hanno reso popolare l’idea che la vita reale potesse essere replicata nella dimensione digitale, con il grande vantaggio di essere più facile. Avere un animale senza responsabilità o diventare un pilota senza studiare, sono alcuni esempi delle possibilità introdotte dal Tamagotchi. Ciò che risultava strabiliante (ma che oggi sembra piuttosto normale) è la possibilità di un vero e proprio coinvolgimento emotivo per animali inesistenti. Stiamo parlando del moto di gioia che provavamo nel vedere il cane di Nintendogs scodinzolare quando iniziavamo a giocare. E ancora, avvicinandoci agli ultimi anni, la simulazione diventa un genere popolare anche negli app store: Pou chiede di mangiare e di essere pulito su più di 500 milioni di telefoni in tutto il mondo, ma lo stesso Tamagotchi è diventato un’applicazione. Ciò mostra da un lato l’ammirazione sviluppata per l’estetica anni 90, ma dall’altro conferma che è grazie a questo gioco che il rapporto col virtuale ha iniziato a prendere la forma che conosciamo oggi. Ma soprattutto, il Tamagotchi è ormai diventato virale, grazie soprattutto a TikTok: usato come accessorio per outfit da designer o come giocattolo trend del momento, il piccolo dispositivo è tornato ad essere un prodotto desiderato (anche se forse ancora per poco) e acquistato ovunque.