Articolo a cura di Marianna Baroni
Alessandro Muscogiuri è un essere umano, come noi. Nasce in Germania e cresce a Ruvo di Puglia, una vita come altre, un ragazzo come altri. Per comunicare ha scelto di usare le parole, suoni, respiri, emozioni e caos. E da qui in poi iniziamo a conoscerlo come EMMA, un’anima che urla le sue emozioni – così vivide che prendono vita anche dentro di noi – cercando di distruggerle e costruirle, ancora una volta.
Il suo primo progetto “ERA” racchiude un anno della sua vita, un periodo di sofferenza, solitudine, paura, ma che di risveglio, perché quelle emozioni trovano finalmente voce nella sua musica: veloce, violenta, sincera, disturbante, distorta. Qualcosa di nuovo, di spontaneo, di vivo, un’allucinazione collettiva dove i sentimenti più reconditi sono spettri che ti sorridono, sia nel buio della notte, sia alla luce del giorno. Ma questi spettri non sono soltanto quelli di EMMA, sono anche i nostri e – ascoltando l’album – non sappiamo se provare ad ucciderli o se ballarci insieme su melodie provenienti da un mondo che non riconosciamo.
A meno di un anno di distanza arriva “ERA LA FINE” una moltitudine di tracce tecnicamente diverse, ma unite da urla disperate, voci elettroniche, risate inquietanti e parole crude che ti accarezzano per darti conforto. Il mondo che conosciamo diventa irreale, un turbinio di immagini contorte e confuse si intersecano con emozioni nuove e non, rievocando ricordi e pensieri che credevamo di aver nascosto bene, sbagliandoci.
“ERA L’INIZIO” è l’ultimo progetto di EMMA, che ci trasporta direttamente sull’orlo di un baratro, in uno stato di equilibrio precario tra il buio e la luce, il bene e il male, tra vita e morte, e il confine è così terribilmente labile da essere impercettibile. Mentre stiamo in bilico davanti ad un precipizio viene spontaneo chiedersi: Cosa c’è sul fondo? Riusciremo a risalire?
EMMA non ci dà subito una risposta, ma ci accompagna nella caduta, che tra paura e coraggio affrontiamo ad occhi aperti realizzando quello che sta per accadere. La discesa può essere tanto rapida quanto lenta, ma rimane il momento dove perdiamo ogni appoggio, ogni certezza, l’attimo dove realizziamo che non stiamo meglio come credevamo, che ci sentiamo ancora persi.
“//Tutto si sgretola in fretta// Ma sono la stessa persona//
//Chiedi se sto meglio (Ah)// Ma io non sto meglio,no//”
Con lo stesso timore che noi abbiamo precipitando nel buio, Alessandro in quest’album sceglie di raccontarsi senza veli, si mette a nudo, ci dà un pezzo di se stesso. Il suo caos personale diventa condiviso, creando una scarica adrenalinica accompagnata da suoni distorti e improvvisi che ci lasciano sul fondo della nostra mente, dove ci sentiamo quasi mancare il fiato. L’impatto con il suolo ci fa mancare l’ossigeno, ci fa bruciare i polmoni senza tregua. L’ascolto dell’album, la collisione con il mondo di EMMA è dolorosa, ci lascia senza fiato, senza parole.
“//Dentro stanze ci stendiamo al buio sopra letti tutti uguali in fondo//
//Ci svegliamo tutti sottosopra nella stessa gabbia che hanno tutti//
//Con il dubbio di stare di sotto mentre sopra stanno tutti gli altri//”
Ma cosa c’è sul fondo? Anche se è tutto immerso nel buio, anche se ci sembra di essere soli, tra l’eco di pareti che non vediamo, risuona la voce dell’artista che esprime in ogni suo brano emozioni distorte, amplificate e vive, dandoci un senso di sollievo inaspettato. Perché anche sul fondo non siamo soli, ma possiamo trovare qualcuno su cui contare, qualcuno a cui appoggiarci, qualcuno che tiene a noi.
“//Perché ormai ci sei, sei qui davanti a me//
//Sei qui davanti a me, tu sei qui davanti a me//
L’avere bisogno dell’altro è il racconto di una fragilità nuova e libera, che ci rende consapevoli che la forza e lo stoicismo non ci renderanno umani. Ci rende coscienti che la nostra nascita è quando diciamo un TU, che non dobbiamo avere più paura del buio e di stare sul fondo del nostro baratro.
Il desiderio di connessione emotiva con l’altro è un punto cardine; in ogni testo troviamo l’anima di EMMA, ma anche il ricordo delle persone della sua vita, dei suoi rapporti, che sono visti con una sensibilità rara, fatta di confessioni profonde, di piccoli momenti indelebili nella memoria, della visione dell’altro come speciale; persone che riuscirebbe a vedere anche al buio.
“Non ci sei ma ti sento ancora”
Questo progetto si trasforma in un modo per vomitare fuori le proprie emozioni, senza consumarle, ma condividendole con chi ascolta, amplificandone la risonanza e dandogli un nuovo significato. Ed ecco che la musica non è più fine a se stessa, ma muore e nasce sotto un nuovo sguardo, il nostro.
Le emozioni evocate da EMMA sono viscerali, ci colpiscono, si imprimono nei nostri organi e vogliono farci alzare dal fondo perché ora ci sentiamo vivi davvero. La caduta, l’impatto e il buio che ci troviamo davanti si trasformano nel luogo dove possiamo essere noi stessi, dove possiamo diventare finalmente chi vogliamo.
Dopo esserci ritrovati, arriva il momento di affrontare il mondo fuori, dove ora possiamo ballare ad occhi chiusi sotto la pioggia con persone sconosciute, senza paura di farci male a vicenda.
Un mondo nuovo dove le voci si incastrano insieme come in un rituale ci uniamo in uno stato di coscienza collettiva, dove non si è più un singolo, ma esseri umani, tutti uguali e tutti profondamente diversi, annientando così le distanze.
È quello che fa EMMA in ogni brano di questo progetto; toccare il fondo per poi risalire, uccidersi per poi tornare in vita, reincarnandosi in una nuova pelle: la propria. Ancora più cosciente di se stesso e del mondo, ci guida nel vivere emozioni che ci fanno sentire vivi, in equilibrio tra gli eventi della vita. Questo processo a cui assistiamo è sconvolgente, toccante e non possiamo più distogliere lo sguardo; tutt’intorno è buio perché lui catalizza l’energia dell’universo in un atto di rinascita.
ERA L’INIZIO è la promessa che ci fa Alessandro.
Tutti possiamo trovare, nella fine, un nuovo inizio.
