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EFFETTI EP.3 | DIPINTI PER ARTISTI

EFFETTI è una guida che unisce il mondo dell’arte a quello della musica, non c’è molto da dire, riprende esattamente il concetto base di SIAMO, l’unire diverse realtà con l’obbiettivo di rendere unico ciò che è già bello.
Beh… Godetevi questo format tutto fatto in casa dalla nostra
Maria Paola Monti!

:Nessuno di EMMA
》Golconda by René Magritte

Il surrealismo è una metafora perfetta per parafrasare i lyricis di «EMMA», che fa infatti largo uso di metafore per interpretare la realtà che lo circonda.
Se il beat di «:Nessuno» oscilla tra una morbida chitarra e il solito elettronico in allegretto che contraddistingue l’artista, il messaggio del testo prende una posizione molto ben definita: EMMA ci traduce una realtà quotidiana straziante, in cui è abbandonato a sè stesso e per cui ha bisogno di un filtro – la fantasia.
Infatti, l’artista ci descrive la sensazione schiacciante e ottenebrante di questa solitudine attraverso figure retoriche, come il cielo che sembra un buco e le pareti fatte d’acqua, perché la sofferenza della solitudine è tale da rendere impossibile osservare il mondo senza edulcorarlo.
La vita reale è grigia e monotona, come «René Magritte» ci ricorda nella sua «Golconda»: uno sciame di uomini identici, nello stesso completo giacca e cravatta e muniti della stessa ventiquattr’ore, piovono dal cielo come pioggia, come gocce indistinguibili.
Notiamo che Magritte pone l’accento sulla solitudine umana solo quando osserviamo che ogni uomo guarda in direzione diversa da ogni altro: ognuno di loro crede di essere solo nell’affrontare questo mondo di grigia monotonia, troppo perso nella sua stessa sofferenza esistenziale per notare che si tratti, in realtà, di un sentimento comune a tutti.
Fuggire dalla realtà con la fantasia, potrebbe effettivamente essere una panacea.

69 di GIUMO e Tanca
》Seated woman with bent knees by Egon Schiele

Uno dei lavori più celebri di «Egon Schiele» ritrae una donna apparentemente semplice, che scruta l’osservatore dalla sua posizione seduta, con le gambe piegate, a cui si poggia delicatamente.
«Seated woman with bent knees» è però un dipinto con molta più backstory di quanto sembri; Schiele è rinomato per i soggetti provocanti che raffigura, spesso adottando uno stile grottesco, che sfida il confine tra “bellezza e bruttezza” convenzionali.
Tuttavia, anche la critica ne conviene sul definire questo dipinto come di gran lunga il più impattante quando si parla di aggressività: sembra che la donna raffigurata si stia prendendo gioco di chi la osserva, che la sua posa sia un ironico ascoltare, un falso dare attenzioni.
Questa arroganza negli occhi del soggetto, la associo alla relazione malsana di cui cantano «Giumo e Tanca» in «69», nell’ignorarsi di proposito, l’abbandonarsi per poi riprendersi immediatamente, perché, alla fine, entrambi sanno che si continueranno a cercare a vicenda.
È un tira e molla vecchio come il mondo, ma che nella canzone sembra finire male; gli accordi della loro melodia rimangono mezzi dimenticati, insieme alla promessa di aspettarsi.

BRUCIAMI di Cherry Ills
》A lighthouse on fire at night by Joseph Wright of Derby

Fa sempre un certo effetto sentire un artista di solito irruento, rallentare. «Cherry Ills» ci regala questa sensazione di vuoto nello stomaco con la sua «BRUCIAMI», un’ode al perdono – o meglio – all’implorarlo.
Si legge del dubbio nel testo, non su di chi sia la colpa dei fatti, bensì riguardante le parole che sono state dette: è un testo che lacrima dolore crudo, insicurezza e paura di perdere la persona che si ama.
“Le pensi davvero, le cose che hai detto?” è un punto di domanda costante, che ti entra nella testa come un tarlo dopo avere litigato, e che non ti abbandona così facilmente.
Perdere qualcuno che si ama per una colpa che si sa di avere è straziante, perché oltre all’abbandono si soffre anche per il senso di colpa viscerale che inquina ora la quotidianità.
Amare qualcuno è fidarsi ciecamente, è abbandonarsi al destino prescritto, seguendo la luce di un faro che indica la direzione per casa.
Per questo motivo, ho scelto di abbinare a questa canzone «A lighthouse on fire at night» di «Joseph Wright of Derby»: un faro, di notte, prende fuoco, e rende impossibile l’attracco nel porto di casa.
Nel momento di massimo bisogno, il nostro faro prende fuoco e inizia a brillare di luce diversa – una luce d’odio e risentimento – che ci chiude definitivamente una porta: quella di chi prima vedevamo come casa.

IL MESE DOPO LUGLIO di 18K, 85Prod, Kadesh
》L’ange déchu by Alexandre Cabanel

Dipinto famosissimo di «Alexandre Cabanel», l’angelo caduto che dà il nome all’opera non è altro che Lucifero: appena cacciato da Dio, «L’ange déchu» si allontana negli Inferi per creare un nuovo regno sotto il suo dominio, al centro della terra, tra spuntoni di roccia inospitali e lava distruttiva, in cui è, però, libero dall’opprimente regime di Dio.
Con le ali tagliate, quindi, Lucifero crea un mondo subalterno, la cui mera esistenza sfida Dio stesso e il regno dei Cieli, e gli permette di rialzarsi dopo l’umiliante sconfitta.
Ho scelto di interpretare «Il mese dopo Luglio» ponendo l’accento sull’intraprendenza, sul rialzarsi dopo essere stati abbattuti: “l’unico mio vero fan qua sono io”.
Il beat ritmato e il ritornello scandito aiutano a trasmettere quest’idea, rendendo la canzone una sorta di sberleffo, che anche il testo trasmette con “E sarò felice anche se non vorresti”; quella di cui canta «18k» è la soddisfazione del tornare a stare bene dopo essere stati feriti.
Sebbene il brano sia relativamente breve, racconta di una parte del post-relazione poco calcata: il momento in cui si sceglie di andare avanti, lasciandosi alle spalle l’amarezza della perdita.

17 BENADRYL di Narcolessia
》Notte Stellata by Vincent Van Gogh

«Vincent Van Gogh» è, nella storia dell’arte, il primo e più importante punto di riferimento per quanto riguarda gli struggles psicologici: l’artista soffrirà per tutta la sua vita, venendo infine (praticamente) rinchiuso in un manicomio.
Cresce infelice, descrive la sua infanzia come “fredda e austera”, e si rifugia in ciò che, da generazioni, viene tramandato nella sua famiglia: l’arte.
Era ossessivo nei confronti dei suoi soggetti, basti pensare a quante versioni dei Girasoli esistono, ma questa mania si estendeva anche alla tempera che utilizzava – che spesso addirittura consumava – e ai paesaggi che lo circondavano.
L’arte era più di una passione, era una ragione di vita senza la quale sarebbe appassito; per questa ragione, anche all’interno del manicomio, gli viene concesso di continuare a dipingere, ed è così che, dalla sua schizofrenia e ossessione, nasce «Notte Stellata».
Vi associo il brano di «Narcolessia» sia per la backstory del dipinto, quindi l’infanzia incompresa di Van Gogh, che per la dipendenza da Benadryl di cui si canta, paragonabile a quella che Van Gogh aveva per la tempera e per l’atto stesso di dipingere.
In «17 benadryl» si canta del – ormai troppo comune – sentimento di apatia che l’artista sceglie al posto della sofferenza, optando volontariamente per imbottirsi di farmaci piuttosto che affrontare una realtà dolorosa.
Il beat culla questo concetto, che ci viene presentato con un ritmo che spazia tra il lento e il rapido, portandoci a tutti gli effetti attraverso un rollercoaster emotivo.

E DICE SI SPOSA di Kinder Garden, Aegeminus
》Jeanne-Marguerite Lecadre nel giardino by Claude Monet 

«Kinder Garden» ci presenta una relazione che funziona a spezzoni: sopra una melodia dalle vibes di Tempo delle Mele, la voce ci parla di un alternarsi di momenti dolci, di portarsi ovunque, di restare insieme, e di momenti rovinati dalla droga, da falsi “ti amo” e false promesse.
«E dice si sposa» sintetizza perfettamente questa realtà ambivalente, che esiste in un limbo di dubbio e sussiste solo in esso.
Viene facile associarci direttamente uno degli artisti più romanticamente ambigui: «Claude Monet».
In particolare, «Jeanne-Marguerite Lecadre nel giardino», vede una donna vestita da sposa, con un parasole bianco, passeggiare da sola in un giardino fiorito.
La donna è di spalle, non si conosce la sua identità, se ne si intravede solamente il profilo, che il quadro incornicia come uno scatto fotografico mentre lei si volta ad osservare i fiori.
L’ho sempre pensata sola, abbandonata all’altare, e intenta a cercare sollievo nella bellezza delle aiuole.

SEROTONINA ;( di NXFEIT
》Room in New York by Edward Hopper

In «serotonina ;(» ci viene raccontata la storia di una relazione deleteria, due persone che hanno smesso di essere in sintonia e che ne soffrono le conseguenze a livello personale.
C’è bisogno, per entrambi, di serotonina: un po’ di felicità che vada a spezzare la piattezza di una vita monotona, che sembra procedere invariata da anni.
«NXFEIT» ci consegna questa realtà con un ritmo pulsante, hyperpop, che si incastra con il testo in un binomio difficile da flaggare come canzone tipicamente triste.
Per questo motivo, trovo che «Room in New York», con i suoi colori brillanti, sia paragonabile: il dipinto rappresenta una coppia che si ignora, ormai giunta al termine della relazione.
I due amanti non si sanno relazionare, non riescono più a comunicare né ad interagire; sono quindi condannati a vivere il restante tempo insieme, ribollendo nella propria indifferenza e nel rispettivo risentimento nei confronti dell’altro.
«Edward Hopper» li rappresenta poeticamente immersi in una luce gialla, che si proietta su tutto il salotto, bagnandolo di un tepore che ormai non sussiste più tra I due.

STRAPPAMI LA PELLE A MORSI di centomilacarie
》Metamorphosis by Hiroko Otake

È un amore totalizzante quello di cui ci canta «centomilacarie», che coinvolge ogni singola cellula e che, con il bisogno dell’altro che ne deriva, ti porta a dare il permesso di farti fare di tutto.
L’amore è una realtà che ti cambia, che ti apre il torace e ti ribalta dall’interno, esponendo i nervi scoperti e rendendoti sensibile, tremendamente vulnerabile.
«strappami la pelle a morsi» canta di un amore che porta ad una catarsi particolare, una purificazione che si ha da sé stessi: è vero che si cambia, quando si entra in una relazione, ma si cambia in meglio.
Si perdono vecchie paure, ci si lava da vecchie esperienze e ci si riassesta, per creare spazio per un’altra persona.
A suo modo, è una metamorfosi ovidiana, che trasforma nella mente e nell’anima, e per questo ho deciso di associarvi «Metamorphosis», un dipinto di «Hiroko Otake» che raffigura della semplice roccia sabbiosa, trasformarsi in mille farfalle.
Siamo in cambiamento costante, lungo tutto il corso della nostra vita, e cambiare per amore è uno dei cambiamenti più nobili che possiamo subire.

RIMANI di Simone Panetti
》Adoration by Stephen Abel Sinding

«RIMANI» ha un testo particolare, che non sono in grado di smistare in amore puro, adorazione viscerale, o amore tossico, che ti lega braccia e gambe all’altra persona, senza via di scampo.
In entrambi i casi, la voce di «Simone Panetti» parla direttamente alla persona in questione, riducendoci a spettatori, ed esprime il conflitto interno che prova nel descrivere la sua presenza come volente o nolente.
Scegliere un percorso piuttosto che l’altro sarebbe riduttivo, ma ciò che è certo è il sentimento di pura adorazione che sta alla base, una venerazione malata o genuina che sia.
Non so se vorrei mi venisse dedicata RIMANI, ma so che «Adoration» smuove qualcosa di profondo dentro chi la osserva, una necessità di avere quel rapporto di pura devozione che «Stephen Abel Sinding» è in grado di scolpire nel marmo.
Venire messi su un piedistallo, portati in palmo di mano, guardati come l’unica altra persona sul pianeta Terra; possibilmente, con alla base un amore altruista, puro.