Scopro “Amaranto” nel 2021 su un vecchio regionale diretto in Valtellina: due ore di viaggio in cui non presi mai in considerazione di cambiare album, canzone, playlist. I paesaggi che dai grattacieli di Milano sfumavano in alberi, laghi e montagne. Case diroccate, abbandonate nel tempo, abitate da fantasmi che fanno capolino tra staccionate e panni appesi. Se questo disco fosse un posto sarebbe una casa di campagna circondata solo da prato, terra e aghi di pini. Tagliente e morbido come la voce di Piccolo, virtuoso e innovativo in modo impressionante rispetto a tutto ciò che avevo sentito prima. “Amaranto” è il rosso dei capelli di Piccolo che si presenta così: Con una storia di amicizia, solitudine e nostalgia. Un racconto in musica coerente, guidato dall’evocativa e disperata penna del membro dei BNKR44.
I MIEI RICORDI
“Ma non mi va di stare fermo sopra il letto
Anche se quando c’eri tu sembrava bello pure
Stare fermi a non fare niente
Se mi perdi non fare niente”
La storia inizia pescando tra “I miei ricordi”. La traccia ci introduce in un mondo passato, in cui le strade sono vuote, l’aria è afosa e c’è solo un negozio di cose inutili, in cui perdere parti di sé e ricordi. La noia di questa provincia persa nella campagna è intervallata solo dalla presenza di una persona che sa rendere piene le giornate vuote.
Il ritmo vintage che caratterizza tutte le produzioni dell’album, curate dal compagno bnkr44 Erin, prende una piega ancora più nostalgica grazie alle note di chitarra sul finale. Tra giochi di parole, rime veloci e ritmate, capiamo subito il virtuosismo canoro di Piccolo e come le sue linee melodiche, fondamentali nei brani dei BNKR, sappiano fare subito centro.
STACCIONATE
“Aspettami che non voglio scivolare
La notte in bilico sulle staccionate
Per vedere cosa c’è al di là
Del confine con la tua città”
L’ombra che accompagna quella di Piccolo nel primo brano diventa presenza. Il personaggio a cui è dedicato l’album appare e viene descritto nella sua stravaganza, nella sua voglia di correre, giocare e capire cosa c’è oltre il confine di quella piccola città. Da una parte abbiamo un esempio di libertà, dall’altra abbiamo la paura di farsi male di Piccolo: per quanto abbia la stessa voglia di scoprire il mondo e andare oltre, lo fa con i piedi di piombo, con la consapevolezza che a correre troppo veloce, in bilico sulle staccionate, prima o poi si scivola.
FANTASMI
“Ma ehi, non spaventarti
Se corriamo tra i panni
Stesi in giardino
E quando fa tardi sembriamo fantasmi”
Iniziamo a correre sul groove di “Fantasmi”. Spogliandosi dalle paure Piccolo torna cresciuto, più consapevole di sé stesso, gli ostacoli del passato non sono più cadute ripide ma step fondamentali per diventare grandi. Questo brano sembra descrivere un momento lontano a quello precedente, un incontro nuovo ma con la stessa persona, un momento per dirsi “guarda chi sono ora, ora sono all’altezza del tuo stesso salto”.
“Amaranto” è la storia di due anime vicine ma lontane, due anime sole che, nonostante siano profondamente legate, non si trovano mai allineate. La frase finale “Ma non spaventarti, Perché siamo morti e non puoi più salvarci” ci fa capire che questo rapporto è terminato ma non ci sono rimpianti, solo la spavalda consapevolezza che le cose dovevano andare così.
TRISTE NUVOLA
“Cosa dovrei fare per attirare la tua attenzione?
E non basta farsi del male alle braccia?
Piccola triste nuvola, che c’è?”
Una nuvoletta fluttua felice in un cielo che è una base dall’estetica digital: Erin disegna una produzione da videogame, con chitarre distorte e tantissima sperimentazione.
Come i fantasmi le nuvole sono elementi fumosi, trasparenti e volatili, che in “Triste nuvola” prendono vita come provassero sentimenti umani. Paradossalmente opposta rispetto al beat la nuvola in questione è una persona infelice, chiusa in casa, appesa a una finestra, intenta a bruciare il proprio letto. La disperazione di questo momento è descritta da un osservatore esterno che in modo docile le chiede come sta.
CEROTTI SULLE GUANCE
“Cerotti sulle guance per nascondere
I morsi, ma dimmi dove mi porti
Le notti in cui mi chiedi di non prendere
La strada giusta che già la conosci”
Strade sbagliate, frasi a cui non credere. Solo note di piano accompagnano questa poesia di speranza. L’artista mette insieme i pezzi, ricordi ed emozioni passate si mischiano al presente. La voglia di riprendere per mano la persona con cui si volava sopra i tetti è molta, ma sappiamo bene che questa è una storia di morsi, di vetri rotti, di ferite sulle braccia. Cerotti sulle guance per cucire i solchi lasciati da vecchie lacrime: è questa l’unico modo per superare una storia finita.
GOCCE
“Entrerò dentro uno specchio solo per cercarmi
E se non tornassi indietro, allora non aspettarmi”
Entriamo in una stanza della mente di piccolo in cui si sta tenendo un party anni 80. Scendono “Gocce” di sostanze proibite utili a ritrovare sé stessi, un sé perso da anni. Crescere, allontanarsi dal proprio luogo, perdere il proprio modo di vivere le emozioni, fa nascere nell’artista il bisogno di provare cose nuove per non provare niente. Piccolo si guarda allo specchio alla ricerca del suo nuovo io, la soluzione che trova è da sciogliere sotto la lingua, ma non andate a cercarlo, se si è perso è perché voleva lui.
FILI DI FERRO
“Ma stringimi se puoi
O cadrò nei tuoi occhi, ma sto già cadendo”
Questa storia a step, che parla di amicizia, paura e crescita, termina in modo dolce, con un brano dal suono cadenzato e leggero, in contrasto col materiale che stringe il collo dell’artista. Questo rapporto è un filo di ferro, più stringi più fa male, intorno al collo doveva esserci un abbraccio morbido, invece soffoca: Una metafora che racchiude conclusioni e nuove consapevolezze. Non è possibile dimenticare una vita condivisa, Piccolo si tuffa nei ricordi, perché nonostante tutto sa che se dovesse incontrare di nuovo quegli occhi basterebbe uno sguardo per tornare su quel prato a correre, giocare e fare a botte.
Questo disco è forse il pezzo di cuore più vero che Piccolo ha lasciato su Spotify e credetemi se vi dico che ci vorrà meno della sua durata per entrarvi dentro per sempre.
“Amaranto” è il rosso vivo del sangue che da vita ai protagonisti, è il rosso del tramonto della loro storia, è il rosso sulle guance che si palesa mentre provano le emozioni più forti e sincere come è il rosso liquido che sgorga dalle ferite. “Amaranto” è un po’ di tutti ed è solo del suo creatore, ed è ciò che fa sperare nel rivedere al più presto Piccolo in questa veste solista.
Articolo a cura di @Annasp.o
Grafiche a cura di @jellli_no
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