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NUOVA VINTAGE ERA CON STILE

Oggi abbiamo parlato con Clara Giliberti, classe ’98 e founder di Atipico ed ERA Vintage. Facciamoci un viaggio mentale tra Sorrento e Milano circondati da musica, lezioni di Yoga e mercatini vintage fichissimi!
Ciao Clara <3 raccontaci innanzitutto un po’ di te.
Ciao Viola sono Clara, a brevissimo farò 25 anni e sono una neolaureata. Al momento sto seguendo un progetto come project manager a Milano per Atelier VM oltre a portare avanti due progetti personali che sono Atipico ed ERA.Vintage; ho studiato Economia e Gestione d’Impresa in triennale per poi dedicarmi all’innovazione in campo di sostenibilità all’interno delle imprese con una magistrale in Innovation Management. Durante il mio periodo universitario ho capito di avere interessi che andavano oltre la gestione d’impresa, quindi mi sono avvicinata di più al mio lato creativo lavorando al Basic come PR executive e successivamente curando delle mostre ospitate all’interno del locale. Vivendo in diverse capitali europee ho potuto scoprire ancora di più la mia passione per il clubbing e per la musica per cui nel 2020 insieme alle mie due migliori amiche Eleonora e Susanna ho fondato Atipico, piccola organizzazione di eventi in Costiera Amalfitana; sempre durante il Covid ho deciso di aprire un piccolo archivio di abiti e accessori 1st hand vintage che ho chiamo ERA; ERA sta per “embodying radical attitude”, “encouraging responsible actions” ed “empowering regenerated accessories”. Banalmente quello che faccio per ERA è ricercare abiti made in Italy che per lo più sono giacenze di magazzino che abbiano compiuto almeno 20 anni di vita. La mia ricerca è chiaramente partita su Napoli per poi allargarsi anche a Roma e Milano una volta trasferitami lì.
Wow, fai un sacco di cose fortissime! Ci racconti un po’ da dove è nato Atipico ad esempio?
Come ti dicevo negli ultimi anni mi sono resa conto che la mia più grande passione è il clubbing, motivo per cui ho lavorato per 4 anni al Basic. Nel 2020 mi sono ritrovata d’estate nel posto dove sono praticamente cresciuta al 50%, la penisola sorrentina che, martoriata dal turismo di massa, non offre spazi dove noi ragazzi possiamo incontrarci e condividere. Dunque con Susanna ed Eleonora abbiamo deciso di mettere in piedi questa piccola organizzazione, tutte e tre siamo accomunate da una forte passione per la musica e durante la pandemia, costrette nel territorio, ci siamo poste una domanda: com’è possibile che in questo posto, tra i più belli al mondo, non ci sia una realtà che dia spazio e voce al filone della musica underground? Il punto è che Sorrento e la penisola ospitano anche alcune realtà ma sono definibili più come discoteche che come club e per i prezzi e le modalità d’accesso risultano essere posti un po’ meno inclusivi, un po’ più di élite. I party di Atipico sono partiti con due appuntamenti durante l’estate 2020 che furono vere e proprie feste tra amici ma pian piano hanno iniziato ad avere sempre più successo perché un’altra nostra amica, Rosaria, ci ha dato la possibilità di organizzare un paio di eventi alla Fattoria Marecoccola, azienda agricola meravigliosa, e l’affluenza ha di gran lunga superato le aspettative che avevamo; dal 2021 abbiamo avuto la possibilità di permettere un’affluenza ancora maggiore e di rendere Atipico un progetto un po’ più pianificato e pensato.
Che influenze musicali sentite di avere?
Atipico rispecchia totalmente i nostri caratteri: sia io, che Ele, che Suli siamo delle ascoltatrici di musica a 360°; sicuramente ci sono generi che prediligiamo come l’House e la Disco però amiamo definire Atipico un progetto gender fluid, nel senso che anche per quanto riguarda la selezione musicale cerchiamo di variare il più possibile. Sicuramente all’inizio il genere preponderante era la House, col tempo però abbiamo lasciato spazio a Drum & Bass, Techno, Break, Acid house, sperimentale … diciamo che preferiamo essere il più camaleontiche possibile.
Adoro. E perché invece proprio Sorrento come dancefloor?
Il motivo è duplice: da un lato il nostro legame con il territorio, dall’altro l’esigenza di creare qualcosa di diverso in un posto in cui l’offerta ricreativa è molto ridotta ed è, come ti dicevo prima, limitata a pochi. Non tutti possono o comunque sono disposti a pagare €50 per andare a ballare il sabato sera, dunque in molti si trovavano a girarsi i pollici (noi comprese). E’ come se avessimo voluto riportare tutto il divertimento dei club napoletani anche in penisola, posto che ci ha cresciute e pieno di ragazzi della nostra età che aspettavano solo un evento di questo genere.
Da frequentatrice dei tuoi eventi non ho potuto fare a meno di notare che durante le feste stai molto attenta al rispetto degli spazi il che, nonostante l’importanza del tema ecologico, è qualcosa di ancora abbastanza lontano dalle abitudini della maggior parte degli organizzatori di eventi ristretti come il tuo.
Sicuramente la mia magistrale in Innovation Management ha influenzato la visione che io e le ragazze abbiamo di organizzare eventi e divertirci; spesso noi giovani tendiamo a vedere gli eventi musicali come situa in cui ci si diverte, si sfoga e basta: io, Ele e Suli vediamo invece negli eventi anche una forma intelligentissima di apprendimento, motivo per cui inseriamo il nostro progetto in un quadro di edutainement (educazione attraverso il divertimento). E soprattutto organizzando le feste in uliveti e bellissimi giardini la colonna portante di questi spesso diventa proprio la natura, creando dunque un’esigenza di rispetto degli spazi.. capirai che se partecipi ad un evento in un giardino meraviglioso e durante la serata i partecipanti non sono invitati a rispettare il giardino e lo sporcano, la riuscita dell’evento inizierà a vacillare, dunque oltre alla tematica ambientale c’è anche dell’egoismo buono che ci muove sotto questo punto di vista. Invitiamo sempre i nostri partecipanti a rispettare la differenziata, stiamo attente all’utilizzo dei materiali mettendo a disposizione bicchieri riutilizzabili per eventi un po’ più ristretti ed utilizzando bicchieri in PLA nel momento in cui ci troviamo a dover gestire eventi con capienze maggiori.
Siete sul pezzo anche sotto un punto di vista sociale tra l’altro, ricordo che avete organizzato un evento i cui profitti sono stati in parte devoluti a Mediterranea.
Esatto. Mediterranea è una no-profit che si occupa di salvare le povere anime che si trovano nel Mediterraneo per arrivare in Europa e trovare una vita migliore rispetto a quella che lasciano nelle loro terre. Abbiamo deciso di dedicare l’evento di chiusura della stagione 2021 proprio a quest’organizzazione sempre per una questione di edutainement: organizzando le nostre feste proprio di fronte al Mediterraneo non possiamo dimenticare di dinamiche importanti come quella dei flussi migratori e delle morti in mare. Trovandoci poi sulla sponda opposta, in una condizione decisamente privilegiata e fortunata ci sentiamo quasi obbligate a prendere in considerazione queste situazioni.
Totalmente d’accordo. E invece per quanto riguarda Yoga Atipico?
Una volta nato Atipico abbiamo pensato di ampliare le attività e non limitarci solo al clubbing, ma di creare quasi un movimento. Io, Eleonora e Susanna ci siamo avvicinate allo yoga negli ultimi anni grazie a Monica Civai, mamma di una nostra cara amica “atipica” nonché insegnante di yoga: abbiamo dunque proposto lezioni di diversi tipi di Yoga per poi iniziare a praticare l’Hatha Yoga, attività più meditativa che si fonda di più sulla parte spirituale che su quella corporea anche per fare in modo che si stringessero anche legami più solidi e profondi tra di noi. Gli eventi sono stati organizzati per la maggior parte alla Regina Giovanna (sito archeologico sorrentino che si trova sul mare): la pratica si chiudeva sempre con l’attività del cerchio, riunendoci tutti e successivamente invitati da Monica a lasciare e prendere nel/dal cerchio ciò che volevamo. Per vivere bene in comunità c’è anche bisogno di momenti in cui non c’è musica e c’è spazio per riflettere e per riconoscere le proprie turbe.
Praticamente una seduta psicologica mentre si fa Yoga. Ultima domanda: oltre ad Atipico ci hai parlato anche di ERA Vintage, ultimamente approdata a Milano al MALA.MENTE Market, ci racconti un po’ dell’evento?
Si! E’ approdata a Milano perché mi sono da poco trasferita qui e ho deciso di voler ampliare il mio archivio. Gli ultimi due anni sono andati molto bene con ERA, le vendite però sono avvenute tutte online e avrei sempre avuto piacere nell’incontrare i miei clienti dal vivo e averci un rapporto face-to-face: sono arrivata a Milano e la città pullula di eventi come mercati vintage organizzati da small business, quindi non ho potuto fare a meno di mettere in piedi un mio market di stampo napoletano. Con Gaia (che ha un archivio di second-hand vintage), co-founder nonché mia spalla destra in questo progetto, abbiamo deciso di creare MALA.MENTE per andare oltre le vendite e esporre i nostri archivi in uno spazio dove si può condividere con gli altri, ascoltare buona musica ed entrare in contatto con designer e artisti emergenti. Ad ogni data infatti, a turno, invitiamo anche designer e artisti selezionati da me e Gaia. Il nome poi è una chicca: da un lato vuole dare voce alla nostra napoletanità (“malamente” è un termine che noi giovani campani usiamo spesso, malamente spesso), dall’altro l’evento si tiene in via Malaga e dunque abbiamo voluto creare un gioco di parole con “Mala”.. poi c’è anche un riferimento alle nostre male-menti che hanno avuto e sviluppato quest’idea.