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LE news DELLA SETTIMANA

CIAO BELLEZZE!!! CI STIAMO PREPARANDO ALLE PROSSIME SETTIMANE VERAMENTE HARDCORE E PIENE DI SORPRESE. NEL FRATTEMPO, PERÒ, LA MUSICA NON FINISCE MAI!!! ECCO A VOI UN CONCENTRATO DI VITAMINA SWAG PER CARICARCI AL MEGLIO IN QUESTI GIORNI <3

BHADMARI – HOLA MARI (@flouryne)

Incantando suoni e melodie BHADMARI ha stregato la musica e l’ha rinchiusa in un magico nuovo brano: HOLA MARI.
HOLA MARI è l’esplosione di un momento tradotta in suoni. Una giostra di emozioni fra l’ossessione e la perdizione, che cavalca synth e voci distorte mente ci scaraventa nel punto più buio e colorato di una mente estremamente creativa.
BHADMARI ha creato un brano che è un storia, nel vero senso della parola. Dapprima si schiude dal silenzio, come una voce a vuoto, da lì cresce sulle note di un piano leggero e sognante.
Piano piano prende quota e si trasforma, “pizzicano le orecchie/ma non mi fa male” mentre delle corde di chitarra suonano come un motivetto incessante. La voce di BHADMARI racconta sé stessa come un dialogo col proprio riflesso, fino a schiudersi nel momento in cui riesce a sbocciare.
I suoni sono incantevoli, ameni e paradossali, mentre si scontrano con un incessante pensiero che si traduce in un “cosa ho fatto di male?”. Perfetto esempio di quando si dice che ogni brano è il viaggio dell’artista dentro sé, questo brano è un contraddittorio fra gioia e tristezza.
Dando anche nome all’EP che raccoglie alcuni dei suoi ultimi brani come “VAI” e “forse è l’amore che manca”, HOLA MARI è un ulteriore tassello che si aggiunge alla produzione musicale di una grande stella nascente. Speriamo che questa ricerca di sé non termini presto, e che possa portarci ad altri brani stupendi e chissà magari presto un progetto più grande.

SOAP – BUONA VITA (@flouryne)

Sulle note di una chitarra classica SOAP ricama la storia di un amore impossibile e passionale in BUONA VITA.
Come in un flamenco moderno, BUONA VITA ci trascina in un inesauribile spirale di emozioni e desiderio, alla stregua di un sentimento tossico.
BUONA VITA è il frutto di interminabili domande che infestano la testa di chi si sente amata e poi abbandonata. La follia d’amore ha dato l’opportunità a SOAP di raccontare, sotto una nuova veste, quella danza sfrenata che è l’amore.
SOAP ha deciso di reinterpretare un suono classico ma immortale e dargli un tono contemporaneo. Il racconto di un amore sfuggente e tossico, prende vita fra i ricordi che spargono nel testo. La follia d’amore ha dato l’opportunità a SOAP di sperimentare, senza perdere il proprio tocco.
BUONA VITA è anche il brano che SOAP ha deciso di portare a Sanremo 25, e nessun altra opzione ci sembrava più appropriata. BUONA VITA è un brano che resta nelle orecchie, che resta perché racconta di un emozione che ci accomuna, e senza dubbio è il brano che potrebbe dar luce a un’artista eccezionale come SOAP

KEIDEN – EDEN (@leaxs__)

KEIDEN torna con un disco che non ha paura del rumore, è un progetto che parla di caos, ansia e ricerca di equilibrio, e lo fa con un’energia pazzesca. EDEN scarica tutti quei pensieri interiori con una visione introspettiva nei temi e con una produzione che esplode, che si fa sentire. Emozioni che corrono veloci, ogni beat sembra buttato giù di getto tra la rabbia e la rinascita, tutto suona in modo incredibile con una forte intensità. L’idea dell’album viene rappresentata come un posto mentale dove ci si rende conto che a volte il rumore serve, fa sentire vivi e vulnerabili. EDEN è questo: un grido liberatorio manifestato dalla musica, e KEIDEN è tra i migliori della scena a trasmettere tutto ciò.
Nell’album abbiamo solo una collaborazione con “Lica” nella traccia “Stanza vuota”, i due artisti si alternano e si intrecciano, quasi come due pensieri che parlano dentro la stessa mente. “Lica” aggiunge una voce delicata che completa perfettamente quella di KEIDEN.
EDEN è travolgente, intenso: ascoltarlo significa lasciarsi attraversare e capire che anche nella confusione c’è spazio per crescere e ritrovare se stessi nonostante i dubbi e le delusioni. KEIDEN non da risposte ma mostra la sua verità, non nasconde le proprie crepe ma le mette in luce, trasformando in musica quello che sente.

ALL’ACQUA GHIACCIATA – MARCO CASTELLO(@camillaiann)

ALL’ACQUA GHIACCIATA, il nuovo singolo tratto dal prossimo album di MARCO CASTELLO, è il secondo pezzo del puzzle che compone un sovversivo intreccio di realtà e fantasia. La traccia è un’ode all’acqua ghiacciata che, nella mitica vicenda di Tatài, rappresenta il mezzo per un riscatto colossale, una vittoria.
La conseguenza di un mondo costellato di necessità orientate al profitto è una graduale disgregazione sociale: la fiducia cala, il contatto pure, e ciò che spesso accade è che la distanza fisica venga riempita da grandi “porcherie pubblicitarie / Che ci hanno tolto buio ed eleganza”. La vicenda viene accompagnata da un costante fruscio d’acqua, facendo da simbolo ad un tempo che scorre tanto veloce da essere inafferrabile.
Il pezzo, però, è sveglio, agile e spavaldo, e tra percussioni e synth volge lo sguardo a un futuro ideale che prende la forma di un passato, dove l’organico e il semplice sono connotati fondamentali. In un mondo che si muove rapidamente, la prevenzione del rischio soffoca l’autenticità. La traccia riflette su queste conseguenze, aprendosi e rotolandosi in suoni che diventano colonna sonora di battaglia. Il tema del nuovo album è chiaro: la semplicità è sottovalutata, e vale la pena combattere pur di ridefinirla come valore collettivo.
L’outro del pezzo è forse la parte più d’impatto di All’Acqua Ghiacciata, giocando con innumerevoli ripetizioni di parole come ‘finalmente’ e ‘bella’. Questa struttura riflette l’intento dell’artista: un giorno avremo modo di riappropriarci di spazi violati, che nella narrazione di Marco diventano simbolo di un insorgimento collettivo.
L’evoluzione artistica dell’artista è più concisa che mai e fondata su una domanda fondamentale: Si può davvero fare la rivoluzione tramite allitterazioni, percussioni, inni o le corde di una chitarra?
La risposta ancora non c’è; tuttavia, l’importanza di divulgare è chiara, quasi limpida, come acqua ghiacciata.

STOMACO – EDERA (@fra.angelone)

Il nuovo progetto di EDERA, STOMACO, apre con un chiacchiericcio di sottofondo, una produzione eccellente che ci fa immergere fin da subito nel suo mondo richiedendo attenzione. Questo primo brano ha il compito di creare l’ambiente giusto per l’ascolto, far entrare l’ascoltator* nel mood giusto per affrontare il progetto.

EDERA è musicista e cantante del gruppo alt-rock di Torino, le “Irossa”. La sua voce angelica e calma ci guida durante il corso del progetto lungo un viaggio sensoriale al limite dell’onirico. La voce di EDERA è ormai riconoscibile quanto i suoi testi surrealisti e indecifrabili, che fanno breccia nell’ascoltator* attraverso la contrapposizione di immagini e parole non sempre realistiche.

giorni accartocciati, umidi / scelgono il caso, apatico
come visi di cartapesta / ci guardano mentre ci immergiamo, ci immergiamo.
In lei

Questo progetto esce dalla dimensione temporale, ci trasporta in una dimensione surreale dove le parole hanno un doppio significato, in cui la realtà è specchio di qualcosa di più profondo, e tutto è collegato. Sembra ci sia un profondo legame con l’album delle “Irossa”,“La mia stella aggressiva si nasconde nelle virgole e nei punti”, uscito un paio di mesi fa, sia dal punto di vista lirico che dal punto di vista di produzione.

“Ionon”, uscito ad inizio ottobre, fa da manifesto dell’album definendo la sua struttura e le sue caratteristiche fondamentali.
Infatti all’interno del disco tutto è soffuso e niente è preciso, come fossimo in un campo all’alba circondati da un fitto muro di nebbia. Ascoltando STOMACO ci muoviamo verso l’ignoto, consapevolmente, senza paura e pronti a scoprire la verità che sta dietro a ciò che apparentemente non ha significato.

I vari brani dell’album sono costruiti per essere in successione, non ci sono singoli, ma ci sono nove brani ognuno co-dipendnente dall’altro. Ogni nota sembra calcolata, perfettamente inserita in un contesto definito: quello dell’anonimo.

SAINTESS – COMO TU (@andreaodelli)

“Quando mi guardi mi fai sentire guardata da altri”
Con “Como Tu”, la giovane artista italo-spagnola Saintess conferma la sua capacità di fondere emozione e ritmo in un equilibrio raffinato. Un viaggio sonoro tra R&B moderno e sonorità latin-pop, arricchito da una produzione calda e minimale che lascia spazio alla timbro profonda e vellutato della cantante.

“Non puoi fermare le ore passate ma puoi vedermi davvero”
Una confessione sussurata. Non c’è supplica egoistica, ma la consapevolezza che nel riconoscere la propria fragilità. Volere qualcuno non è debolezza, ma atto di autenticità: la tensione tra il bisogno e la propria integrità definisce il confine tra solitudine e incontro, tra ombra e luce interiore.

La voce di Saintess fluttua, a tratti fragile, a tratti intensa, incarnando la dialettica di desiderio e resistenza, meditando sulla necessità e sulla spontaneità delle connessioni.

VENERUS – SPERIAMO (@niedri.g)

“È scomparso tutto / La ringhiera scrostata / I cartelloni delle pompe funebri / Sono scomparsi anche i rami dei ciliegi / Scompaio anch’io”

Con “SPERIAMO”, VENERUS conferma il suo talento nel mescolare diverse anime, creando un album sospeso tra introspezione, freschezza e leggerezza. Ogni brano è un piccolo racconto, un frammento di vita vera. Il disco accompagna l’ascoltatore in un viaggio emotivo unico, dove ogni dettaglio sembra personale e riconoscibile.

Si apre con “La Moto (Alizée)”, dove la poetica del quotidiano diventa avventura romantica: cadute, abbracci e il rombo di una moto raccontano il caos dei sentimenti con disinvoltura e humour. “Impossibile” prosegue nel solco emotivo, esplorando l’ossessione e la nostalgia di un amore che non si riesce a lasciare andare.

Tra i momenti migliori ci sono sicuramente due dei featuring: “Tra le tue braccia” (feat. Cosmo) e “Un giorno triste” (feat. Gemitaiz), in cui l’alchimia con gli ospiti porta il disco ancora più in alto. Con Cosmo, Venerus costruisce un dialogo delicato tra vulnerabilità e protezione, una vera e propria coccola, mentre con Gemitaiz la malinconia si fa tangibile, quasi cinematografica: un’istantanea di solitudine condivisa.

Brani come “La chiave”, “Stazione Bovisa” e “Sesso” mostrano la capacità di passare dall’intimità domestica a una sensualità forse più poetica, sempre con uno sguardo originale.

“Cool”, con il suo tono tendente all’old school, e “Quello che resta”, che, come suggerisce il titolo, riflette su ciò che rimane dei legami importanti, bilanciano ritmo e riflessione emotiva.
Menzione speciale per “Okay”, che suona come una confessione: il desiderio di guarire, di accettare il caos e trovare equilibrio, chiudendo idealmente il percorso emotivo dell’album.

“Sesso” chiude il progetto come una festa da cui torni all’alba, dopo la quale una doccia ti aiuta a riconnetterti con te stesso.

“SPERIAMO” è un album di equilibrio e contrasti, in cui ogni canzone è una piccola confessione e ogni collaborazione un tassello che amplifica l’universo emotivo dell’artista.
Venerus non si limita a cantare: racconta, accompagna e fa sentire l’ascoltatore parte del suo mondo, sospeso tra realtà e sogno. Il disco conferma l’artista come uno dei narratori più autentici della scena contemporanea italiana.

PRIMA ALBA – GOCCE DI LIBERAZIONE (@capitanossa)

Ed è già fuori ‘GOCCE DI LIBERAZIONE’, il nuovo singolo del collettivo milanese PRIMA ALBA, che nel corso di quest’anno si è dimostrato un vero e proprio gruppo di stacanovisti, mantenendo un ritmo di pubblicazione attento e incessante, senza mai perdere un colpo.
Un modello moderno quello dei PRIMA ALBA, come il loro nuovo brano, che ha tutto: influenze elettroniche e trap, sonorità pop anni duemila, un lessico consapevole ma naturale nella composizione del testo, che sempre più di rado ci è possibile udire nelle produzioni trap degli ultimi anni.
‘Aspettando gocce di liberazione
che lavino via tutto questo sporco’

Il gruppo tiene ancora una volta alta la bandiera di Milano nord, e delle sperimentazioni urbane del Nuovo Anfiteatro Montesana, una fucina di artisti che, sentitemi bene, ci riserverà ancora molte belle sorprese.
Non è passato molto tempo da quando li abbiamo sentiti per la prima volta in Orto (recuperatelo subito se non lo avete già ascoltato!), eppure i PRIMA ALBA ci appaiono già cresciuti, e la strada verso il primo disco non sembra poi così lontana.
Buon ascolto.

ANNA AND VULKAN – NUOVO AMORE PASSATO (@CECINESTPASANDREA)

La malinconia è un’emozione buffa: a volte ci porta a fondo in ricordo di quello che non c’è più, a volte dà vita alla nostra ricerca per qualcosa di vivo. In Nuovo amore passato, il primo album di Anna and Vulkan, si racconta questo sentimento come un esercizio di memoria e di presenza.
Nuovo amore passato accoglie tutto quello che il titolo declama e li lascia respirare. Il disco permette al tempo di sedimentare, di trasformare la nostalgia in punto di partenza. Anna osserva la malinconia, la trasforma in presenza, in un luogo dove la memoria si fa più chiara e il futuro possibile affiora tra le righe. Il debutto trova forza proprio nella sospensione: un momento aperto in cui restare, cercando nel dettaglio una nuova chiarezza, una piccola verità.
Una messa in scena di ciò che finisce e quello che è destinato a iniziare: otto tracce che si muovono tra l’eco del funk, la franchezza urban e piccoli lampi cantautorali in equilibrio tra intimità e controllo della propria narrazione. C’è qualcosa di fisico nel modo in cui Anna costruisce le canzoni: il suono procede, la tensione è costante. Forse quella più evidente è tra le lingue – l’italiano, il napoletano, l’inglese – che diventa la chiave di tutto: un modo che Anna usa per parlarci del suo vissuto, per attraversare i sentimenti, di dire e non dire, di restare fedeli ai suoni della propria vita. Nuovo amore passato insiste proprio in quei punti in cui una parola cambia senso, una lingua comincia e un’altra resta sospesa.
La produzione tiene insieme tutto: le batterie vive, i synth analogici, le linee di basso che respirano come un corpo. È un piccolo disco che si regge sul dettaglio e sulla misura, un appunto lasciato per chi vuole restare ancora un po’.

ZORAH – MOLLY (@CECINESTPASANDREA)

Molly è uno di quei miraggi a fine serata: ti aspettavi che andasse in un modo, forse è andata così, ma poi cambia tutto like what???
Zorah spinge tutto sulla prima parte, cupa, techno filtrata. Poi, piega la traccia dentro se stessa, aprendo ad un secondo atto da piano bar psicotropo. È la parabola di chi balla e confessa allo stesso tempo, di chi trasforma lo sballo in linguaggio.
Zorah gioca con le immagini, mescolando (attenzione!!) amore, ironia e trauma. È auto-satira e realismo insieme, un’autoanalisi travestita da club anthem. Musicalmente il brano gioca con la tensione: tutto è costruito per cadere, per rompersi nel punto in cui l’energia dovrebbe esplodere. Il cambio a metà, con il giro di piano e la voce che si fa velocissima, trasforma la track in un ibrido tra luci epilettiche e esperienze da (non) ripetere. Come sempre, Zorah abita proprio lì, nel limbo fra chi non smette mai di swaggare e chi non sa più perché ha iniziato.

EVISSIMAX- PRESS X (@FREJAD.J)

Evissimax ci accompagna in un fine settimana ad alta carica con la release di “PRESS X”, definito da lei stessa come un “trap, rave baddie mixtape”. L’EP, composto da cinque tracce, rappresenta un concentrato di energia e sperimentazione sonora che conferma ancora una volta la sua attitudine da esploratrice delle nuove frontiere elettroniche.
Tra i brani spiccano “B-AXX SHAKING”, di cui avevamo già parlato e in cui il ritmo breakbeat si intreccia con elementi rap e ghettotech, e “XXX”, il primo singolo che aveva anticipato l’arrivo del progetto. Quest’ultimo si presenta come una sorta di manifesto dell’intero EP: racchiude e anticipa l’energia travolgente che caratterizza ogni traccia del lavoro.
Evissimax continua a sorprendere e allo stesso tempo a confermarsi come una delle figure più interessanti della scena elettronica italiana contemporanea. In “LUV THE GRXNA” emergono chiaramente le sue radici trap, mentre altri brani si muovono su coordinate breakbeat e rimandano alle atmosfere dell’UK garage, fino a sfiorare pulsazioni elettroniche più sperimentali.
Nel complesso, ogni traccia trasmette un’energia contagiosa, capace di coinvolgere l’ascoltatore e spingerlo a mettere l’EP in loop.
Tra i momenti più potenti troviamo “NAXTY”, un vero e proprio inno da rave: il pezzo si apre con un beat incerto, spezzato dall’ingresso di un sample di chitarra elettrica distorta, che ci accompagna verso l’esplosione del kick, immergendoci subito in un’atmosfera da club.
La diversità dei suoni e, al tempo stesso, la riconoscibilità della produzione di Evissimax ne consolidano lo stile e la visione artistica. La collaborazione con Nervous Records e con artisti come Luca Eck testimonia la sua crescita costante e la credibilità sempre più solida anche a livello internazionale.
Il consiglio è semplice: ascoltate “PRESS X” e lasciatevi trasportare nel vibrante universo musicale di Evissimax, fatto di energia, sperimentazione e una forte identità sonora che non smette di evolversi.


KUREMINO – BEST

A un anno di distanza dal suo ultimo progetto, Kuremino torna con “Best”, un EP breve ma intenso: 22 minuti di banger e pochissimo pop. Con questo lavoro il rapper consolida ulteriormente la sua presenza, ormai solida, nella scena urban italiana. Il progetto unisce sonorità dirette, barre taglienti e un’attitudine senza filtri, arricchita da featuring di peso come Diss Gacha, Nerissima Serpe, Papa V, Rhove, Flaco G e 18k. Dalla potenza dell’intro fino ai momenti più introspettivi nell’outro, l’EP alterna flow aggressivi a momenti più melodici senza mai perdere identità e credibilità. Il brano più sorprendente è sicuramente ‘’Di che colore fare la piscina’’, nel quale vediamo un Kuremino ‘’diverso’’ che si mette a nudo e abbandona per un attimo la sua corazza per raccontare la sua storia fatta di alti e tanti bassi:’’ La strada tiene testa bassa, il cuore è aperto, se vuoi, ci puoi entrare’’. Insomma, “Best” conferma la direzione chiara di un artista ormai consapevole dei propri mezzi.