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LE news DELLA SETTIMANA

Eccoci tornatx dopo un weekend INTENSO con le (quasi) immancabili news. Ringraziamo circolomagnolia , @euroclubmusic e @gioialucia__ ,ma soprattutto tuttx voi che siete passatx a salutarci rendendo come al solito l’atmosfera incredibile.
Vi ricordiamo inoltre che il crowdfunding per il TERZO CARTACEO è ancora attivo e che se dovesse aiutarvi a decidere se supportarlo, potreste godervi queste golose newssss<3

Laila Al Habash – Tempo (betta.dmrtns)

Con Tempo, uscito il 24 ottobre 2025 per M.A.S.T. / Undamento (Believe), Laila Al Habash continua il suo percorso nel nuovo pop italiano, mescolando introspezione, ritmo e una scrittura che resta immediata ma mai banale. È un album che parla di movimento — di ciò che cambia, di ciò che rimane, di come si impara a stare nel proprio tempo.
Dodici tracce, trentasei minuti e un sound che si muove con naturalezza tra pop, R&B e leggere pennellate elettroniche. Le produzioni sono pulite, curate, con quel tocco “Undamento” che si riconosce al primo ascolto. Brani come “Mi Servi” o “C’è tempo” rappresentano bene l’equilibrio del disco: melodie che scorrono senza forzature, testi che sanno essere personali ma anche condivisibili.
Tempo è un lavoro coeso e piacevole, che si ascolta senza fatica. Il concept dietro — il tempo come misura di crescita, cambiamento e consapevolezza — è ben costruito e relatable, soprattutto per una generazione che si muove costantemente tra nostalgia e ricerca di sé.
Certo, non è un disco che vuole stravolgere le regole del pop: gioca su sonorità familiari, senza spingersi troppo oltre i confini del già sentito. Ma è proprio questa sua familiarità a renderlo riconoscibile, sincero, vicino. Laila non cerca la sorpresa, ma la connessione.
Con Tempo, Laila Al Habash si conferma una voce autentica e luminosa del panorama italiano: capace di costruire mondi emotivi credibili, anche dentro strutture pop già consolidate.
Un disco che non grida, ma resta — come un pensiero che ritorna, gentile, al momento giusto.


JANAKI – ANTIDOTO (@CECINESTPASANDREA)

“Antidoto” di Janaki è un rito di passaggio raccontato con voce nuda. Una canzone che osserva, incide, espone il nervo scoperto dell’esistenza. È l’autoritratto di chi, per salvarsi, sceglie di guardarsi dentro fino all’osso. Cerca la verità che resta dopo il dolore, quella che non promette redenzione ma solo lucidità. Nel mondo di Janaki l’amore è ferita e balsamo, peccato e resurrezione. L’“antidoto” non è qualcuno, è la possibilità di incontrare se stessi attraverso l’altro. C’è un continuo scambio di ruoli: chi cura e chi viene curato, chi sanguina e chi disseta. Tutto vibra nel paradosso di chi desidera sentirsi viva anche quando fa male.
Le immagini – il cuore bevuto, il sale, il sole che filtra nonostante la mano – sono visioni bibliche rilette con un linguaggio urbano, contemporaneo, quasi sensoriale. Ogni verso pesa, come una confessione pronunciata senza filtro.
Sospesa tra R&B e soul elettronico, la produzione diventa veicolo emotivo: lo spazio sonoro si dilata per accogliere una voce che dichiara. Alla fine resta una frase non detta, un corpo in trasformazione. Janaki chiede: quanto dolore serve per sopravvivere a se stessi?

KEMIO – NON POSSO MORIRE COSÌ (@CECINESTPASANDREA)

“Non posso morire così” di KEMIO è una scossa che arriva dal fondo dello stomaco. Una base energica, quasi motoria, tiene insieme il caos e la carne: il battito di chi non vuole smettere di sentire. Il testo è un fiume di immagini intime, crude, che chiedono presenza – quella che si ha solo quando si tocca la paura e si sceglie, comunque, di restare.
C’è un lamento dentro: è il canto interrotto di una sopravvivenza. KEMIO mette in scena la morte, la sfida. Trasforma la malinconia in desiderio, la paura in movimento. Il risultato è un invito audace – a vivere, a respirare forte, a sporcarsi della vita finché ce n’è.
Il testo è brutale nella sua sincerità, pieno di immagini carnali, familiari, quotidiane. Non posso morire così, non adesso, una promessa fatta a se stessi quando tutto sembra franare. Il brano respira l’aria delle strade ma ha il cuore dei poeti senza pace. In mezzo ai corpi che si agitano e alle luci che tremano, resta quella voce sola, che non implora: rivendica.
C’è una sensualità disperata nel modo in cui KEMIO mette insieme eros e morte, come se ogni gesto vitale valesse solo se consumato fino in fondo. Il risultato è una confessione collettiva: un invito, quasi un ordine, a vivere, a sentire, a respirare, a toccare. In un panorama dove spesso si recita la fragilità, “Non posso morire così” la abita con un’onestà feroce. Non è solo un pezzo musicale: è una dichiarazione di presenza.

DANTE – NESSUN RE (@niedri.g)

Irriverente, spietato e senza compromessi: così si presenta “NESSUN RE”, il nuovo brano di DANTE. Grezzo al punto giusto, mette a nudo la frustrazione di chi cresce in un’Italia che non lascia troppo spazio ai sogni e al riscatto. Non c’è retorica né moralismo: solo la lucidità amara di chi ha deciso di “fare quel cazzo che vuole”.

Il ritornello trasforma il disagio in appartenenza. La marginalità diventa identità, la ribellione diventa rito collettivo.
Sembra di leggere un capitolo di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: Dante, come Christiane, non guarda in faccia a nessuno se non alla realtà.

“È meglio avere un figlio drogato / Che nelle forze dell’ordine / Mi chiedo che cosa ho sbagliato / Se sono sbagliato / O è un’illusione”

È un momento di autocritica che non scade nel melodramma, dove rabbia e dubbio convivono in modo tutt’altro che pacifico.

Versi come “L’Italia è un paese per la cocaina” o “Non ho scelto di stare a sto mondo / E ora faccio quel cazzo che voglio” raccontano la distanza tra una realtà urbana complessa, ma esistente, e la rigidità morale di un paese “per vecchi”.

Non sempre l’accostamento all’attitudine punk è apprezzato, ma spesso proprio chi non si autoproclama tale riesce a incarnarne meglio i valori, rientrando in maniera naturale nei “parametri” del genere. Questo, a mio avviso, è proprio il caso.

Dante non vuole essere re, non cerca consensi né applausi.
“NESSUN RE” non vuole insegnare nulla, né offrire consolazione: è dichiarazione di chi rifiuta corone e ruoli precostituiti.

8 ESERCIZI PER IL CORPO E PER LA MENTE – HELLO MIMMI (@leaxs__)

Dopo averci fatto allenare la mente con “Sala Pesi”, HELLO MIMMI torna con un nuovo EP “8 ESERCIZI PER IL CORPO E PER LA MENTE”, un progetto che fonde energia fisica e introspezione emotiva. Pensieri che girano, scroll sui social, impulsi e distrazioni: gesti che ripetiamo senza pensarci, come un rito collettivo a cui è difficile sottrarsi. MIMMI invita a seguire un percorso di otto tracce quasi meditativo, dove subliminali e suggerimenti nascosti scorrono silenziosi dentro le orecchie. Vengono portati alla luce temi che ci riguardano da vicino e conosciamo bene, dalla fatica di stare bene con la mente alle pressioni legate al lavoro, e la complessa relazione con il modo in cui ci vediamo e ci valutiamo.
Anche la produzione esalta il messaggio dell’ EP con sintetizzatori eterei, echi, riverberi e piccoli campionamenti che contribuiscono a un senso di presenza diffusa, che fa percepire la musica con tutto il corpo. Ogni elemento sembra scelto per accompagnare l’ascoltatore, guidandolo tra momenti di energia e pause di respiro.
Questa nuova uscita è un invito a sperimentare, ad ascoltarsi e respirare. Alla fine, ciò che resta è la possibilità di trasformare l’ascolto in pratica: ascoltare la musica, farla vivere, farla entrare nel corpo e riflettere nella mente. HELLO MIMMI è riuscita a realizzare qualcosa di raro, un progetto innovativo, che non si limita a seguire schemi già visti cadendo nel convenzionale, si tratta di una scelta attenta e perspicace che la rende unica nel panorama musicale attuale.

MOHA111 – OCCHIXITUOI (@cognomeproibito)

Dopo Bedaya, MOHA111 esce con il secondo singolo del suo nuovo progetto: OCCHIXITUOI. Il brano trascina l’ascoltatore in una ricerca introspettiva mai veramente terminata, in bilico tra la trasfigurazione individuale e un amore ormai perduto. Il senso di smarrimento che ne scaturisce lascia inevitabilmente aperte due domande insolubili. Cosa succede quando gli sguardi che hanno definito ciò che siamo si incrinano? Cosa accade, insomma, quando non ci si guarda più?
Insieme a Chiave, OCCHIXITUOI rappresenta un nuovo inizio caratterizzato da una sperimentazione sonora e creativa che colora la canzone con una produzione più decisa ed un testo più intimo. Le chitarre, il synth e il vocoder restituiscono una base ricca di texture a metà tra momenti lo-fi e shoegaze. Il testo esprime il senso di turbamento di chi non riconosce più sé stesso, di chi decide di lasciarsi alle spalle un legame importante correndo comunque il rischio di perdersi. Attraverso immagini poetiche ma concrete – come “proteggo sempre le mie guance dalle gocce più salate” – il brano parla della volontà titanica di tessere nuovamente una tela ormai sgualcita, alla ricerca di un nuovo senso di identità.
Come fare a ricostruirsi? Esiste davvero, come canta MOHA111 nell’intro, un mondo in cui siamo più contenti? In OCCHIXITUOI questo tentativo passa per una rielaborazione di ciò che si è stati, come se non si potesse vivere senza mantenere un certo senso di coerenza emotiva. Riconoscersi negli sguardi per poi perdercisi rimanendo sempre uguali: è questa la montagna invalicabile che ognuno di noi si trova davanti quotidianamente.
In questo senso, OCCHIXITUOI non offre soluzioni, ma apre spazi. È una canzone che non cerca la perfezione del passato, ma il coraggio di restare nel presente, nonostante il dolore. In questo, forse, risiede la sua forza più autentica: trasformare la perdita in movimento, lo smarrimento in una nuova forma di verità.

MARCO CASTELLO – EDITTO DAL SOTTOSCOGLIO (@camillaiann)

MARCO CASTELLO è tornato con EDITTO DAL SOTTOSCOGLIO, un pezzo carico a livello idealistico e sonoro.
Negli ultimi anni, Marco è riuscito a costruirsi uno spazio in cui esprimersi, ottenendo la fiducia di chi lo ascolta. Dopo l’album CONTENTA TU e l’incredibile successo di PEZZI DELLA SERA, Marco ci ricorda ancora una volta che il suo percorso artistico è coerente, incrementale e sempre più personale.
Editto dal Sottoscoglio canta di una rivoluzione con influenze jazz, funk e disco. Si apre e si contorce senza mai perdere di coerenza, e l’obiettivo è chiaro: divulgare ha un valore, a volte, più grande delle nostre capacità. La produzione cristallina ci restituisce un’immagine diversa dell’artista, una persona che conosce gli strumenti di cui dispone e li usa in maniera ancora più consapevole.
Il brano non parla di sperimentazione, è audace e sa quello che vuole. Questa nuova dimensione di sicurezza si traduce in una guerra di strumenti e synth che, complessivamente, ha il suono di una comunione. La traccia rappresenta la prima tappa di un’evoluzione artistica organica, che si adatta al mondo interiore di Marco piuttosto che pretendere il contrario.
L’intenso groviglio di chitarre, bassi e sintetizzatori, è conscio delle necessità di una modernità che pretende (o brama) un’attenzione non localizzata. Gli strumenti e le parole di Editto dal Sottoscoglio gridano più forte, organizzando questo caos moderno in un’intonata e colorata espressione di dissenso. In un periodo di resa e insoddisfazione, tra delusioni e compromessi, abbiamo due risorse che facilitano la resilienza: il dissenso e chi, come noi, è in disaccordo.
Il pezzo si conclude allo stesso modo in cui si apre, creando un ciclo che si perpetua nel tempo. Forse un riflesso di una rabbia che si reinventa, ma non si spegne mai.

PREDA DEI VENTI – VAEVA (@FRAPICTA)

Finalmente. Preda Dei Venti raccoglie i sei brani che segnano l’entrata dei Vaeva nel mondo dei grandi: dimostrano autenticità, coraggio e fotta, quella che ci vuole per non passare inosservati. Rispetto ai singoli a cascata che hanno preceduto l’EP, i nuovi pezzi sembrano portare in luce il lato più oscuro della band, senza nascondere dietro testi patinati le vere sensazioni dei cinque ragazzi, ma dando spazio a un sound talvolta cupo, talvolta nostalgico, ma volentieri anche potente e risoluto. La produzione di Davide Autelitano (Divi de I Ministri) rappresenta la ciliegina sulla torta di un lavoro curato nei minimi dettagli che, sicuramente, nei prossimi mesi guiderà la band verso panorami dal respiro decisamente più ampio. Per iniziare, due consigli: (non) mi piace e Briciole (ma anche tutto il resto dell’EP, dai)

ANNA AND VULKAN – ‘NU VELENO AMARO (@andreaodelli)

A poco meno di un mese dal suo ultimo singolo “Quante Lacrime” Anna and Vulkan torna a deliziarci col suo nuovo singolo “’Nu veleno amaro”, confermando ancora una volta la sua capacità di mescolare eleganza, introspezione e un’attitudine sonora libera.
“Nu veleno amaro” sembra inserirsi perfettamente nel percorso già avviato da Anna and Vulkan: una miscela di cantautorato, influenze funk e indie pop.
Attrazione e repulsione, l’amarezza di un amore sbagliato macchiato dal veleno indelebile delle parole. Molto spesso la sofferenza viene vista come prezzo da pagare per arrivare alla passione; la convinzione di sapere che un gesto, una parola, un qualcosa possa guarire le nostre ferite ci rende speranzosә ma cechә di fronte a un equilibrio inesistente.
Questo amore ci consuma nelle attese, nei ritorni, nei “forse” che non diventano mai “sì”.
Eppure, questo veleno diventa anche verità: insegna dove finiscono i confini dell’illusione e dove comincia l’amore autentico, quello che non avvelena, ma cura.
Anna and Vulkan continua a scegliere un’espressione vera e autentica, dimostrando ancora una volta di possedere uno sguardo ben definito e personale.

SANO – OPOPOMOZ (@flouryne)

In fuga da un universo monotono e grigio, OPOPOMOZ è la nuovissima formula di SANO per teletrasportarci in una realtà colorata e fantastica.
Ricalcando l’incantesimo dell’omonimo film, SANO è stato capace di creare uno dei pezzi più belli e interessanti degli ultimi tempi. Sognante, sincero, fiabesco OPOPOMOZ è l’incantesimo per passare da un mondo all’altro, dalla noia e il pop, al mondo dei sogni.
OPOPOMOZ è la parola magica di un film del bambini, che serve al protagonista del film per tornare all’anno zero, mentre a noi serve ad entrare direttamente nella testa di SANO.
In un continuo rimando al film, OPOPOMOZ è un viaggio fra 2 diverse dimensioni: quella metaforica riferita al film e quella reale, in cui OPOPOMOZ è forse la chiave per scappare (e non entrare) in questa realtà noiosa e piena di “pop”.
Il ritornello ha forse un qualcosa di magico (sarà la scelta di una parola tanto stravagante), e riesce ad entrare in testa e a non uscirne più.
Il continuo alternarsi nel brano, di un ritornello così “carico” e dai suoni particolari, e di strofe su bassi e strumenti, rende la canzone una montagna russa sonora.
In un continuo rimando al film, Sano canta anche “Tutti e 3/immagina”. Tre sono i diavoli del film, e grazie a loro si tesse la trama, allo stesso modo i 3: Drust, Rainer Monaco (e sé), tessono la trama del brano, lo producono.
Dal fondo del ritornello poi emerge anche quella voglia di mollare, di prendere “tutto quello che mi capita/ fino a che/ la vita non diventa statica”. In tutto questo rincorrersi, forse ci si placa con l’idea di poter mettere in pausa, ed “è una situazione che mi affascina”, perché in fondo chi è tormentato (e scappa da questo mondo pop) cerca solo un momento d’aria/statico.
In una sorta di contro ritornello fa riferimento a “quella canzone un po’ famosa” che non smette di suonare, e che “non è mai stata per te”.
Sano ha voluto dirci che oltre al pop e tutte quelle canzoni orecchiabili, c’è altro, c’è qualcosa che non è mai stato per chi ascolta questo genere, e metaforicamente c’è un posto dove non è tutto pop, non è tutto omologato.

Alla ricerca di un’uscita da questa realtà scadente, forse serve una formula magica, un qualcosa che viene direttamente da un film per bambini e che sia in grado di teletrasportarci immediatamente: OPOPOMOZ.

SANO sta sperimentando. Dopo Calore e Gelosissima, dove ci ha dimostrato ancora di saper mostrare il suo lato più interno, melanconico e innamorato, ora con OPOPOMOZ ci ha urlato in faccia che è ancora lo stesso di sempre, con 6 marce in più.
Opopomoz è anche il titolo del suo nuovo album, e noi speriamo che con esso ci possa portare nel cuore della sua fantasia, e possa regalarci altri brani tanto fantastici come questo.


nota, OPOPOMOZ :”onnipotente potere occulto prestigioso mefistotelico oscuro zumba giù”.

VINS – MILANO TT OK (@emmma.vt)

Dopo il suo ultimo album “Maison boys” prodotto da eXpressocreative, Vins ha fatto uscire venerdì scorso con un nuovo singolo intitolato “MILANO TT OK”. Divertente ed ironico il brano con leggerezza racconta la stanchezza e la solitudine che si prova a vivere in una città frenetica come Milano. Attraverso le sue parole Vins cattura l’essenza di una generazione di giovani, soprattutto provenienti dal mezzogiorno, che per studiare o lavorare devono lasciare la propria città per andare a vivere in centri urbani più grandi e spesso del nord Italia. Non è un caso, infatti, che anche questo singolo sia stato prodotto da eXpressocreative, un collettivo formato da giovani talenti pugliesi che, come l’autore stesso, vivono il conflitto tra il desiderio di rimanere nella propria terra e la necessità di fuggire da questa. Vins all’interno del brano si serve dell’uso del dialetto pugliese, per sottolineare le sue radici e il senso di appartenenza a questo territorio, regalandoci un ritornello coinvolgente e spensierato, come un raggio di sole nella nebbiosa Milano. “MILANO TT OK” assume un’identità coerente con i precedenti progetti di Vins, che non rinuncia mai a una certa leggerezza d’animo, neanche quando si tratta di raccontare cosa significa a vent’anni cercare sé stessi nelle vie di una città intricata e irrequieta come Milano, ricordandoci che, nonostante ciò, va tutto bene.

FUCKPOP – NON FA MALE (@brusilre99)

Rivoluzionando la musica e l’intrattenimento, il collettivo FUCKPOP ci regala l’ennesima perla “NON FA MALE”, il nuovo singolo carico di energia tra strofe enfatizzate da ironia e il suono vivace della strumentale che chiude la traccia con una tarantella rivisitata. Lo scorso giovedì si sono esibiti in Santoria Toscana 31 a Milano, ospiti del format “Fuori ovunque” presentato dalla nostra @hypersilviavilloresi, facendo crollare il palco con la loro presenza e l’attitudine, particolare ormai inconfondibile dei FUCKPOP che li contraddistingue quando suonano dal vivo, e il pubblico li apprezza molto per l’atmosfera allegra e colma di vitalità che riescono a creare

INVISIBILE LA NOTTE – NUELLE (@annariu_)

Dopo mesi di estenuante attesa, INVISIBILE LA NOTTE – album di debutto di NUELLE- è finalmente nostro. Dieci tracce che mettono insieme cantautorato, indie ed EDM, in un mix estremamente bilanciato, ma soprattutto, carico di emozioni.

NUELLE ci regala delle tracce molto introspettive e personali, facendoci entrare a gamba tesa all’interno della sua vita privata e non solo di artista. Nonostante ciò, quello che ci racconta non è altro che uno spaccato di vita di tutti i giorni, all’interno del quale possiamo immedesimarci facilmente. Il rapporto con noi stessi e con gli altri, l’amore che distrugge e allo stesso tempo ripara, le mancanze: è tutto molto altalenante ma, tra alti e bassi, questo è l’equilibrio – seppur precario – sul quale costruiamo giorno per giorno le nostre vite.
Caratteristico è l’utilizzo del dialetto napoletano in buona parte dei brani, per sottolineare ancora di più quanto nel profondo proviamo alcune sensazioni. Sembra quindi che l’unico modo che abbiamo per esprimerle sia una lingua che ci appartiene, ma che è radicata nella parte più nascosta di noi.

INVISIBILE LA NOTTE è finalmente fuori, dopo più di due anni di lavoro. Non è solo il frutto di un lavoro di professionisti tra produttori (come Simone Puiu aka @zimohh e Andrea Menarello aka @drvmmermusic) e altre figure chiave per la realizzazione del progetto (Paolo Giaccone aka @ilbuonpaul per le registrazioni e Lorenzo Giannessi aka @yuzhmusic per il mix e master), ma anche un disco che racchiude il forte legame tra tutti coloro che ci hanno preso parte. All’interno di questo album troviamo un punto di incontro tra influenze totalmente diverse tra loro. Il risultato? Sonorità tipiche della musica elettronica che riescono a mescolarsi allo stile più cantautoriale dei testi, regalandoci dei brani pieni non solo di significato, ma anche di suono.

INVISIBILE LA NOTTE è un album introspettivo, che ci permette di immedesimarci in quello che NUELLE esprime: condividere le cose più nascoste e che più ci fanno male può essere un modo per entrare più in sintonia con l’altro, ma soprattutto per capire se stessi più a fondo.

KUZU – MSEMMIN (@FREJAD.J)

“Msemmin” non è solo una traccia inedita, ma un incontro di mondi: tre visioni musicali che si intrecciano in modo naturale, fondendo ritmi, suggestioni e sensibilità diverse in un equilibrio perfetto.
Il brano si apre con un’atmosfera sospesa, quasi rarefatta. Poi entra il beat deciso, che si spezza quasi da subito trasportandoci in un ritmo evocativo e trascinante. È qui, in questo beat, che si riconosce subito la mano di Kuzu: quella capacità di dare forma al movimento, di far convivere energia e introspezione nello stesso respiro. Palazzi d’Oriente porta la sua eleganza sonora, i toni morbidi e sognanti che sembrano galleggiare tra realtà e immaginazione. Yajin, invece, aggiunge la sua impronta distintiva: dettagli elettronici, vibrazioni sottili e una ricerca sonora che rende ogni suo intervento riconoscibile al primo ascolto.
“Mesemmin” non è un semplice brano elettronico, ma un’esperienza multisensoriale. È come attraversare un paesaggio che cambia forma a ogni battito, dove i suoni orientali si mescolano a sfumature industriali, creando un terreno nuovo, ibrido, ma incredibilmente coerente. Ascoltandolo, si ha la sensazione di camminare dentro un sogno fatto di metallo e seta, di modernità e spiritualità.
Negli ultimi lavori pubblicati in questo 2025, Kuzu sta tracciando un nuovo percorso artistico: indefinito, sì, ma profondamente riconoscibile. È come se stesse costruendo un linguaggio personale, fatto di collaborazioni mirate e di una continua ricerca di equilibrio tra emozione e struttura. La sua musica comunica anche quando tace, anche quando non c’è una voce a guidarla: perché il suono, da solo, racconta già tutto.
La mia raccomandazione è semplice ma sincera: lasciatevi avvolgere da “Mesemmin”. Non limitatevi ad ascoltarla, ma immergetevi in essa. Seguite Kuzu in questo nuovo viaggio sonoro, senza aspettative e senza direzioni prestabilite. Perché è proprio lì, nel suo continuo esplorare, che nasce la magia: quella di un artista che sa trasformare ogni battito in emozione.