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VI RACCONTIAMO IL CURA FESTIVAL

A cura di: @kuzu_kenopsia

Prima di parlare del Cura Festival, bisogna prima di tutto localizzarlo:
Siamo nelle cave di Fantiano, a Grottaglie, città in cui sono cresciuto.
Il festival era per poco fuori dalla città, e per questo motivo, io e mio cugino, essendo pigri e a piedi, abbiamo ben deciso di fare l’autostop, e indovinate chi ha accompagnato?
Malasomma, che ci da uno strappo fino all’entrata.


Il live inizia bene, nel mentre che smezzo un panino con salame e scamorza assieme a Talpah e Andrea Cippo Rosso, veniamo accolti alle cave, questo è l’ambiente: Nello stage dei Suoni Assurdi: Luci soffuse e stendardi bizzarri e colorati, mentre l’altro era formato da strutture simili ad ossa che si stagliavano per tutto il palco
Onestamente sembrava di essere dentro la pancia di un’enorme creatura antica che risiedeva all’interno delle cave.
I primi set che cominciano sono quelli della Clam, set organici che si sviluppano in una timeline, a dir poco studiata fino all’ultimo.
Il palco era circondato da stendardi appesi, bizzarre creature che sembravano uscite dal Codex Seraphinianus.
Tra giochi di luci e texture, sembrava quasi di essere in una foresta incantata, o infestata, a seconda del set.
La Clam sa fare bene una cosa molto bene, e quello è lavorare con texture e sound design, i primi set si sviluppano senza ritmi precisi, ma questo non spaventa nè me, e nemmeno il pubblico, che si dimostra pronto a ballare su qualsiasi cosa.

In un susseguirsi di artisti, abbiamo Jori, Sineraw, Jenn, Jogodelfatuo e Tony Perez che pongono dei set che si sviluppano, tra ritmi sempre più pesanti e serrati, rempiendo lo stage dei Suoni Assurdi fino all’ultimo, facendoci capire il perchè della scelta del nome.

Nel mentre che mi chiedevo cosa potrebbe succedere se chiedessi a Kuthi Jin e Voronhil di prendere una delle loro opere, vengo prontamente interrotto e mi avvisano che probabilmente verrò trasformato in una delle loro tracce (chissà come suonerei allora….)

Nello Stage A, allestito con una struttura costruita all’interno del Cave Contemporary, che ha fatto da Residency agli artisti visuali e per l’evento, vediamo invece proposte musicali differenti.

Inizia Malasomma, proprio colui che ci aveva dato quel passaggio, per proporre la Techno (forse) più strana che io abbia mai sentito, ho avuto la fortuna di parlare con lui successivamente e mi ha detto che il termine con cui piace chiamarla è “primitiva” e, successivamente, intuisco il perchè, onestamente vedere suoni crudi e semplici che si sviluppavano in brani sempre più complessi e costruiti mi ha quasi catapultato nella visione dell’evoluzione di una creatura nel corso di milioni di anni, una particolarità che mi ha colpito è stato il frequente uso di basse ed alte frequenze, lasciando scoperte le medie, rendendo quindi possibile parlare con la persona che ti sta accanto senza dover gridare, il che onestamente è stato davvero bizzarro.

Sussegue poi Cattnapp, e non c’è molto da dire, Cattnapp sa perfettamente come gestire il palco e muovere il pubblico, nonostante fosse l’elemento più “pop” della serata, tra bassi grattati e percussioni incisive, ha animato il pubblico fino all’ultimo.

Con gli Animistic Belief abbiamo visto un tema che scopriremo essere ricorrente all’interno dei set, ovvero quello di poter accumulare più influenze possibili, infatti, nel loro e negli altri set abbiamo sentito IDM, Dub, Industrial, Techno, Dubstep, Drum and Bass, persino Emo. Insomma, c’era qualcosa per tutti, il che ha fatto sì che le numerose ore di live scorressero velocemente.

Prima di parlare del day 2 dobbiamo menzionare quanto cazzo fossero buoni i panini, onestamente, prima quello con le polpette e salsa agrodolce e poi quello con bombette ripiene di caciocavallo, da fuso, e anche il fatto che le bottiglie d’acqua costassero solo un’euro e la fila fosse velocissima, sembrano piccole stronxate ma onestamente sono piccoli dettagli del genere che permettono di garantire una migliore esperienza da spettatore in un festival.

Il giorno 2 procede con gli stessi ritmi del primo, tuttavia, tra set bizzarri ed esibizioni surreali nello stage della Clam, grazie ai Quanta Qualia, l’esibizione di Kuthi Jin e Voronhil non puo’ passare inosservata, ovviamente, non potevano che essere all’altezza dello stage che hanno costruito, e caxxo se non sono passati inosservati, con costumi bizzarri e colorati in un set unico e incredibile che non potrò far altro che ricordare fino alla mia morte. Degno di memoria è il set di CP1, onestamente incredibile, pieno di influenze interessanti che hanno steso un perfetto tappeto e riscaldato il pubblico per l’entrata di Iglooghost.

Un dio, che vuoi dirgli, tra mashup e VIP di suoi vecchi brani accostati a grandi classici, ha saputo permeare il pubblico di un’energia incredibile, accompagnato con visual che sono state proiettate direttamente sulle cave, indimenticabile.

Degno di nota è stato anche Talpah, che con le sue sfumature trap, ha tirato fuori un set davvero incredibile.

In generale è stata un’esperienza fantastica che spero di poter ripetere il prossimo anno.