SIAMO stati al lumen festival per vedere i Fuera, Naska e Nicol.
Ovviamente ce ne SIAMO innamorati.
A cura di Anna Riu
LUMEN FESTIVAL – DAY 4
Vicenza, 26.06.2022
Avete presente quelle cose che state aspettando da tantissimo e avete delle aspettative molto alte a riguardo? Ecco, il concerto di Naska era una di queste. Stavo aspettando questo live da Natale del 2020, quando scoprii della sua esistenza grazie a una cover di un ragazzo trovata su Instagram tra un vodka tonic e l’altro. E finalmente, dopo un anno e mezzo da quella live, il giorno tanto atteso è arrivato. Il suo live iniziava alle 22, ma per sicurezza era meglio arrivare là un po’ prima, tipo alle 18: l’attesa davanti ai cancelli è stata interminabile, faceva un caldo pazzesco e c’era già tantissima gente. Nonostante ci fossero altri due artisti in apertura, su cui ci soffermeremo tra un attimo, si capiva che quasi tutti i presenti erano lì per Diego, perché indossavano la maglietta di Rebel.
Comunque sia, dopo un’ora e quaranta ad aspettare con tipo 35 gradi all’ombra, è giunto il momento di aprire i cancelli e di correre verso la transenna: una volta conquistato il posto, la parte più faticosa è andata. Sì, sono una di quelle persone che ha la necessità fisiologica di stare in prima, massimo seconda fila, perché dall’alto del mio metro e 62 di altezza altrimenti non vedrei una mazza di niente, solo una quantità non numerabile di teste e telefoni.
Il primo concerto inizia attorno alle 20 e veniamo subito catapultati nel Circo dei Fuera. Io ve lo giuro che un live così carico, nonostante fosse solamente il primo gruppo d’apertura, non lo avevo mai visto. Tante persone nemmeno li conoscevano, ma si sono fatte trascinare dal ritmo della musica. Sono un concentrato di energia, riescono a farti saltare e vibare per tutta la durata del live. 100% recommended, se avete la possibilità di sentirli, fatelo.
Dopo il Circo, si è esibita Nicol, una giovane artista vicentina: non ho seguito molto il concerto, avendo una certa età ho sentito la necessità di staccarmi per un attimo dalla transenna e andare a mangiare una cosa al volo. Sono tornata sottopalco e stava ancora cantando, non mi è sembrata poi così male.
Arriviamo però al momento che tutti stavamo aspettando: sulle note di Fare Schifo, rigorosamente suonata in live dalla band, arriva l’uomo-stampella. Il concerto è stato un mix di emozioni, dalla voglia di pogare ed urlare su Mamma non mi parla, al piantino (che è partito in 0.2, non lo nasconderò) su Spezzami il cuore. Il colpo di grazia però arriva grazie alla sequenza California-Settembre-Tu che ne sai. Sentire proprio queste canzoni dal vivo, soprattutto California (che è stata la sua prima canzone che io abbia mai ascoltato), è stata una cosa indescrivibile, da pelle d’oca. Tra poghi, urla, cori che è meglio non menzionare, il concerto si conclude con Punkabbestia e i fuochi d’artificio: era l’ultima serata del festival e non poteva finire meglio di così. Non nascondo che sia stato un po’ stancante, complice sicuramente il caldo, ma lo rifarei ancora. Tutti e tre i live mi hanno trasmesso tantissima energia, ma soprattutto hanno riacceso la mia voglia di tornare sottopalco il prima possibile.