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COS’ABBIAMO IN TESTA EP. 17

Leonarda Cianciulli: La saponificatrice di Correggio

L’Italia di certo non è uno degli Stati più famosi per essere la culla di spietati serial killer, ma anche noi abitanti del belpaese abbiamo le nostre mele marcie, e non solo assassini per rabbia o frustrazione, vere e proprie bestie assetate che hanno fatto numerose vittime. Il più famoso è, meritatamente, il mostro di Firenze, ma se vogliamo addentrarci nella peggior feccia italiana, fondata da ignoranza e superstizione, dovremmo tornare a inizio XX secolo: Una storia che nasce dall’affetto morboso di una madre per i suoi figli, chi non può essere se non Leonarda Cianciulli. Chiamata anche “La saponificatrice di Correggio”, nasce in Campania nel 1894 e già analizzando la sua infanzia si può dedurre che non ebbe una bellissima vita: Nata come frutto di uno stupro, la madre la tormentò sin da piccola, assillandola sul come lei non sia una figlia benvoluta, inoltre, è da questo periodo della sua vita che la Cianciulli acquisisce la sua ossessione per le maledizioni e la magia in generale. A 23 anni sposò Raffaele Pansardi, matrimonio malvisto dalla sua famiglia, che voleva darla in sposa a suo cugino di sangue, e sempre la madre, in quel momento, tra l’altro in punto di morte, maledì la propria figlia, augurando la morte precoce della sua prole.


Leonarda aveva paura delle parole malefiche della madre, e nella totale disperazione si rivolse a una veggente, il verdetto? Tutti i suoi figli moriranno prima di lei. Distrutta psicologicamente, e alla continua ricerca di una soluzione, un giorno, un bagliore di luce (se possiamo definirlo così) gli si proietta sugli occhi: In sogno gli appare sua madre, esattamente, l’odiata genitrice ritorna dal regno dei morti per darle un consiglio, un suggerimento così malato e contorto che pochi possono condividerlo, ma capirlo è semplice: Se vuoi che i tuoi figli vivano, devi dare in cambio la vita di qualcun altro, uno scambio equivalente, in altre parole, commettere degli omicidi. La povera Cianciulli, in quella situazione di estremo tormento, questa pazzia era diventata la sua ancora di salvezza, era determinata a salvare i suoi figli dal loro destino, qualsiasi sia il mezzo e le conseguenze che sopraggiungevano. In effetti, in una cittadina come Correggio, luogo dove si era trasferita appena sposata, nessuno penserebbe che una signora di mezz’età sia un’assassina, pianificò tutto: Come adescare le vittime, come tramortirle, nasconderle e sbarazzarsi della salma, qualunque cosa, e con un processo non molto comune per questo tipo di lavoro, ovvero, sciogliendo i corpi nella soda caustica, e con il grasso che non si scomponeva, produsse saponette che regalava al vicinato, e per finirla in bellezza, si divertiva a preparare biscotti con i resti delle sue vittime, anch’essi offerti ad amici, parenti e ai suoi stessi figli.


Le vittime ufficiali erano 3 donne, appartenenti a un gruppo sociale molto distinto: Vedove o zitelle, con nessuno al loro fianco che poteva accorgersi della loro mancanza, persone estremamente povere, sole e in cerca di una vita migliore. Le adescava a casa sua con la scusa di proporgli un lavoro migliore nelle grandi città o di avergli trovato finalmente un marito in luoghi lontani, senza però dire nulla ai loro legami, le manipolava per attirarle nella sua ragnatela. Tuttavia, le 3 vittime parlarono di queste fantastiche notizie ai loro familiari, tradendo la richiesta della Cianciulli, creando preoccupazione appena scomparse: Anche se fossero partite in fretta e furia, il non aver nemmeno salutato amici e parenti insospettì non poso. Fu la denuncia della cognata di una delle vittime a rivelare il mistero, con la perquisizione della casa della Cianciulli, rinvenirono ossa, capelli e resti umani disciolti in pentoloni di soda caustica, una scena raccapricciante. All’inizio si dichiarò innocente, ma dopo poco tempo, si rassegnò al suo destino, dando anche prove della sua colpevolezza, mostrando tutto il processo di smembramento di un cadavere (mimando su un manichino). Gli fu riconosciuta una semi-infermità mentale, dando come movente delle sue gesta lo scopo di proteggere i figli, soprattutto il maggiore, Giuseppe, che doveva partire al fronte, ma che fu salvato da questa situazione.


Leonarda Cianciulli fu condannata a 30 anni di carcere, di cui 3 da passare in un ospedale psichiatrico. La sua storia non è molto conosciuta oggigiorno, ma ci offre esperienza di quanto la mente umana può spingersi quando sotto pressione emotiva, e, inoltre, di quanto l’amore di una madre per i propri figli porti a compiere azioni non tanto convenzionali.