L’ATTRAZIONE PER IL MALE
Chiunque abbia visto almeno un film Marvel, o DC, avrà notato la complessità che gira nella figura dell’antagonista, e di come, inconsciamente o lucidamente, sia stato affascinato da esso, il fatto da sé è illogico, siamo sempre legati e indotti ad avere una morale “giusta”: Non violenta, pacifista, razionale e così via.
Ma allora per quale motivo siamo continuamente attratti da questo tipo di personaggio?
La risposta risiede nella nostra immedesimazione, se si parla naturalmente di serie tv, libri, videogiochi, film e cartoni animati.
Se utilizziamo come esempio il Joker, una delle figure antagoniste più amate dal pubblico, (insieme a Darth Vader di Star Wars) notiamo che ha un tratto in comune con molti altri nemici, cioè, la sua backstory, un’infanzia difficile (dovuta ad abusi o lutti) e sciagure di ogni genere, insomma, la loro malefica condotta è in gran parte risultato di una serie di sfortunati eventi, pieni di dolore e sofferenza.
La chiave di volta di questa situazione è, senza dubbio, il come noi elaboriamo questa informazione, difatti, nella maggioranza dei casi, ci lasciamo pervadere dalla sua storia, con la scusa che anche noi abbiamo passato momenti negativi nella propria singola vita, e, abusando di empatia, ci sentiamo come un “tutt’uno”, emozionalmente, con la psiche del cattivo, quasi condividendo i suoi obiettivi.
Gli esempi più iconici sono Walter White, anche se fa un’eccezione: Lui, a livello emotivo, e sì il cattivo, ma narrativamente, ricopre il ruolo di protagonista, ma comunque, il motivo per cui è amato è lo stesso degli altri cattivi, e il Joker, la cui figura è divenuta l’antagonista fuori di testa per antonomasia, dando occhio anche alle cause, osservando il come Arthur Fleck diviene il famoso pagliaccio sorridente della DC, con il film Joker (2019).