I Dirty Söcks sono un collettivo formatosi nel 2021 da un gruppo di ragazzi proveniente da diverse città italiane: Bologna, Napoli e Avellino.
Ispirati dalle crew d’oltreoceano più conosciute negli ultimi anni (Brockhampton, Odd Future, ASAP Mob), questo collettivo vuole creare un senso di famiglia e appartenenza a un gruppo. Dopo alcune uscite su SoundCloud e i 4 singoli che anticiparono il loro esordio, esce “I RAGAZZI STANNO BENE”, un album di 9 brani che raggruppa tutte le sfaccettature dell’emotività di ogni componente del gruppo, tra sonorità e ambienti eclettici, profondi ma anche frenetici.
Ce ne parlano ora i Dirty Söcks.
1) È appena uscito il vostro disco d’esordio “I RAGAZZI STANNO BENE”. Che sensazioni provate e come vi sentite in questo momento? Da quanto lo aspettavate?
Far uscire il disco è stato come partorire un figlio. Le energie, i percorsi differenti e la motivazione che ci lega hanno portato alla nascita di un qualcosa di puramente nostro, autentico e spontaneo. Il progetto riflette la personalità un po’ di tutti; fare musica in 10 persone con teste e caratteri diversi crea un miscuglio artistico variopinto; sicuramente é difficile essere ordinati e quadrati, ma la sporcizia e l’eterogeneità sono dei punti di forza per noi.
2) DIRTY SÖCKS è un collettivo che unisce Napoli con Bologna, Milano con Avellino. Come fanno a convivere le idee diverse, le visioni e le fonti di ispirazione? Qual è il vostro punto di forza?
Da parte nostra c’è l’intento di vedersi il più possibile. Detto ciò ci dobbiamo adattare alle distanze e per tenerci aggiornati e portare avanti i lavori ci sentiamo in videocall tutte le settimane e su whatsapp tutto il giorno, tutti i giorni. Il nostro credo è il rispetto che tutti proviamo per le idee di ciascuno, senza protagonismo né orgoglio personale. Siamo una squadra di veri amici in primis, che si divertono a sperimentare e giocare con la musica e la creatività.
3) Il nuovo album è stato completamente autoprodotto. Ognuno di voi ha messo una parte di sé, sia a livello musicale, che sul piano visivo. Quanto l’immaginario e il suono sono cambiati nel tempo dal momento in cui avete iniziato a porre le basi del progetto ad oggi?
Sicuramente le nostre idee iniziali si sono evolute. Già soltanto dall’interfacciarsi con la piattaforma Soundcloud tramite progetti con natura di mixtape al pensare a fare un disco vero e proprio ha fatto la differenza. La gestazione é stata lunga e mutevole e anche noi siamo cambiati. Nei momenti in cui eravamo tutti assieme abbiamo sicuramente limato di più il tutto ed è stato più facile confrontarsi.
4) “EUPHORIA” è uno dei singoli che ha anticipato la pubblicazione dell’album: il brano nasce dal campionamento delle chitarre di Elliot’s Song di Dominic Fike. Che tipo di connessione c’è con la serie tv scritta da Sam Levinson?
La serie Euphoria, essendone tutti fan, è stata sicuramente un collante che ci ha unito tanto in un momento in cui eravamo lontani ed impossibilitati a vederci. Le connessioni si possono trovare nel percorso che compie il disco, in quanto i disagi che vengono affrontati nella serie, con sfumature chiaramente differenti, sono gli stessi che coinvolgono le nostre generazioni e che abbiamo cercato di raccontare.
5) Quali altri artisti, oltre a Fike, ispirano e hanno ispirato maggiormente la vostra musica?
Come assetto prendiamo ispirazione da vari collettivi d’oltreoceano che hanno espresso al meglio questa formula: su tutti Brokehampton, Asap Mob e Odd Future. Singolarmente invece abbiamo gusti musicali differenti, ma con un fil rouge che avvolge elettronica e hip-hop.
6) Recentemente avete aperto le due date di Blue Virus a Milano e Bologna. Cosa significa per voi portare la vostra musica dal vivo? Cosa ci dobbiamo aspettare dai prossimi live dei DIRTY SÖCKS?
Portare musica dal vivo è l’espressione migliore per la nostra tipologia di musica; si presta molto a un ascolto dal vivo e visivamente vedere 10 persone su un palco ha un forte impatto comunicativo. Dai prossimi live aspettatevi I RAGAZZI STANNO BENE all’ennesima potenza.
7) IRSB è un album con due anime, una più riflessiva, una più leggera e danzereccia, che esce ampiamente in “MEZZANOTTE”. È il racconto specifico di una nottata spensierata che avete vissuto o nasce dalla necessità di sdrammatizzare alcune situazioni quotidiane?
Mezzanotte è a tutti gli effetti la narrazione di una serata e del risveglio traumatico del giorno dopo. Con questo pretesto sdrammatizziamo sui problemi quotidiani che tanto ci affliggono e che, in serate come quella raccontata, possiamo far finta di dimenticare.
8) I RAGAZZI STANNO BENE rende chiaro, già dal titolo, il suo intento: i nove brani ci indicano nove vie per star bene. Sono riflessioni che erano già nelle vostre teste o son pensieri emersi durante la scrittura del disco? Sapevate già dove sareste arrivati quando siete partiti con questo progetto?
In principio non avevamo chiaro il concept del disco. Ha avuto varie fasi con titoli e tracce scartate, fino a trovare armonia in un insieme di canzoni che parlano con complicità tra di loro. Siamo d’accordo con l’interpretazione delle 9 vie per stare bene: esistono quelle più frivole e quelle più coscienziose ma tutte portano alla stessa necessità. Per i prossimi lavori ci stiamo già attivando, con la voglia sia di lavorare fisicamente insieme, sia di partire da un concetto deciso a priori che viene musicalmente sviscerato.
