SIAMO sopravvissuti a Pasqua e Pasquetta, e bang è di nuovo festa grazie a queste PAZZESKE uscite della settimana (occhiolino molestissimo alla Berlusca nazionale)
E BANG! È uscita un sacco di musica super carina, abbiamo preparato 9 articoloni per presentarvi ‘ste uscite potentissime, SIAMO CARICHI?
(LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI AL LINK IN BIO, SU www.siamounmagazine.it )
ALFONSO CHENG & MOCI – AMORE RUMORE
Alfonso Cheng viene da Nocera, in Campania, è classe ‘90 ed ha alle sue spalle già diverse esperienze musicali: ha comprato il suo primo basso a 16 anni, nel 2019 fa un tour di circa quaranta date con “Fiori di Cadillac” e nel 2022 realizza un album con la band, da lui fondata: “LAMECCA”, seguito da una serie di concerti in giro per l’italia. Nello stesso anno rilascia “Buvari 1990”, sotto il nome di Alfonso Cheng, realizzato in piena pandemia.
La sua ultima release prima di “amore/rumore” è Fuoco cammina con me, del 22 febbraio 2023.
Moci viene da Roma, annata 1997, è uscito a novembre dello scorso anno con l’EP “Rosso Profondo” e nel 2020 con il suo primo album “Morbido”; progetti in cui sound come quello della band Slowdive si scontra con anni passati a cantare i Beatles allo specchio.
“Saremmo stati bene insieme/ Un figlio giappo e uno cinese”
I primi due versi fanno già capire il caos ed i sentimenti presenti nel brano e come essi sono trattati.
La traccia continua con un’introspezione su ciò che piace e non piace ad Alfonso, per poi giungere al ritornello, dal ritmo ben sostenuto e che permette di capire a pieno il significato di “Amore/Rumore”.
La canzone parla infatti di una relazione a distanza e della sofferenza che essa può provocare; più o meno è la situazione vissuta da Alfonso e Moci, uniti e vicini musicalmente ma lontani fisicamente.
“TI PREGO DIMMI DIMMI COME SI FA A STARE LONTANI E FARE L‛AMORE/ DIMMI DIMMI COME SI FA A STARE VICINI SENZA FARE RUMORE”
Il racconto d’amore continua con la seconda strofa, cantata da Moci, più calma del forte ritornello, grazie alla strumentale a volume più basso ed in cui prevalgono le percussioni.
Anche questa volta l’amore è mischiato al rumore, c’è un mescolarsi tra commenti sulla propria relazione e riferimenti alla cultura Pop.
Divertenti gli ultimi due versi, in cui il cantante romano canta il suo ovvio verso: ”la musica Lo-Fi, Alfonso Cheng, Moci e i Cosplay”
Per quanto riguarda il genere della traccia, si rifà all’ Hypnagogic Pop, che cerca di riportare quello che ascolta Alfonso durante il periodo di dormiveglia.
Si può dire che questa scelta sonora sia stata perfetta per far trasmettere al cantante la sua idea, ovvero di raccontare del suo passato in maniera alternativa, distorta come le chitarre che si sentono e complicata grazie al misto tra vari generi come il synthwave, il lo-fi, l’elettronica ed il post punk.
SIAMO gasati da questo singolo,
Il sound è molto bello e particolare.
Ascoltate anche voi Amore/rumore!
SEE MAW – SUNDAY
L’intenzione creativa di Simone Sacchi gli è chiara: trasportare musicalmente l’ascoltatore in un viaggio sonoro che acquista l’appellativo di “See Maw”. Contemporaneamente all’arguto accostamento di suoni nella pronuncia del rinnovato nome, attrezza il suo orecchio e la sua visione (cura anche le grafiche) per un apparato musicale pronto a riprodurre quello che definirei un carosello tutto suo, consistente in immagini, sensazioni ed atmosfere. Il suo marchio di fabbrica è l’introspezione nubilosa attraverso la quale insiste sulla conoscenza di sé, dei suoi bisogni e di tutto ciò che lo circonda. Il prodotto che ne esce, oltre a svariati singoli, è l’album del 2020 “A luci spente”, nel quale mostra il colorito soffuso e tenue dei suoi pensieri in seguito ad un’accurata ricerca in fatto di stile personale. Nello stesso anno in cui chiude il progetto che porta la sua firma viene riconosciuto come “interessante novità” e si barcamena tra quella che probabilmente è la sua personalità, ovvero festaiola e allegra, e la tinta di colore grigio assunta dalle intime riflessioni a porte chiuse. Un esempio è “Buio Sereno”, nata in collaborazione con Ceri, con il quale entra a far parte della squadra di Undamento. “Pochi ma buoni” è la filosofia e lui ne accetta volentieri le condizioni. Dal 14 aprile è possibile ascoltare una versione apparentemente nuova di sé: “Sunday”. “E’ successo qualcosa, ma non so cos’è” arriva all’improvviso un inspiegabile buon umore, che lo travolge a tal punto da scrivere e produrre il brano in questione nello stesso giorno in cui nasce per lui il sole. E’ preso come da una foga e decide subito di analizzarla. Non sa se dipende proprio da lui o da qualche altra cosa. Ciò, dunque, gli permette di avere accesso ad una nuova prospettiva: “vedo la stanza di un altro colore, non la dipingevo da un botto”. La curiosa reazione che ha è quella di “scappare”, quindi quasi di approfittare del vecchio See Maw, e di andare verso qualcuno in questa fresca e spensierata libertà dal nuovo sapore. Dà una sceneggiatura estiva all’accaduto, spostando l’incontro su una spiaggia al chiar di luna, sperando di non aver più paura e godendo dell’(ottima) compagnia. La speranza viva è quella di riformulare la solita routine che caratterizza le sue giornate (“come la terra che gira e rigira sempre su se stessa, vivo la stessa storia”) e i suoi incontri (“ci si corteggia e poi subito a letto e poi si passa ad un’altra storia”), intanto che gli anni passano. La nuova intenzione, o forse il proposito che si prefigge, è quello di “risvegliare il vecchio Simone”, quello autentico, “cercando di fare rumore”. La canzone m’è parsa come uscita da una confezione di Smarties, è colorata, e se l’intenzione era quella di contagiare con il suo buon umore, ci riesce perfettamente. Appena pronuncia “Non avevo queste vibes positive da un po’” si sente il rumore del registratore di cassa, quasi come a voler intendere il suo nuovo felice arricchimento da incassare e spendere tutto. In conclusione, alle volte uno si sente malinconico ed è soltanto l’inverno. Se ci pensiamo le parole “sunny” e “sunday” suonano quasi simili quando riprodotte, e rappresentano la perfetta sintesi di questa domenica trascorsa da Simone e della canzone soleggiata di Bobby Hebb: “Sunny, yesterday my life was filled with rain Sunny, you smiled at me and really eased the pain Now the dark days are done and the bright days are here (…)” Basta ‘na jurnata ‘e sole!
GLASOND – VICARIUM
Vicarium è il primo nuovo progetto di Glasond successivo all’uscita di Ice climbers 2; Ma cosa dire di questo disco? Beh l’immaginario di Glasond ci era chiaro ormai da tempo, come la sua visione sull’Impero e tutto quello che ne consegue, ma con Vicarium questo immaginario viene portato ad un livello superiore ed esaltato ai suoi massimi.
Nel disco abbiamo numerosi singoli già rilasciati prima dell’uscita completa del progetto, e come avevamo potuto assaporare ciascuno di essi aveva uno stile ben definito; e non sono stati da meno gli inediti presenti nel disco, ne abbiamo scelti 3 di cui parlare nello specifico:
1) Il primo pezzo di cui voglio parlarvi più nello specifico è proprio la “intro” del disco,
quindi P.Rico (Anthem), interamente prodotta da Young Kid è senza ombra di dubbio l’introduzione perfetta per questo disco; è in grado di settare subito i toni attorno ai quali ruota il disco stesso.
Principalmente caratterizzata da un beat cupo (oserei dire lvgvbre) è quasi come volesse trasmetterci che siamo presenti ad un iniziazione, ovvero quella dell’impero antico e ci troviamo al cospetto del Vicario che su delle sonorità quasi del tutto simili ad una messa ci sta introducendo a ciò che verrà una volta aperte le porte dell’impero antico.
2) Come secondo pezzo ho scelto Long Time in feat con Zyrtck, non appena l’ho sentito non ho potuto fare altro a che sentire vibes di pezzi più datati di entrabi gli artisti e il trowback è stato incredibile a differenza della intro questo pezzo essendo stato messo come terza traccia aiuta e stacca molto, introducendoci ad una parte del disco con suoni meno cupi e freddi. Degna di nota sicuramente è appunto la strofa
di Zyrtck nella quale introduce una parte in acuto che non si sentiva da molto nei suoi pezzi.
Il pezzo ci racconta di come Glasond voglia andarsene per un Long time appunto e quindi allontanarsi dalla sua situazione attuale; oltre che ad essere un esercizio di stile essendo un pezzo principalmente incentrato sul cantato.
3) E come ultimo pezzo da approfondire ho scelto proprio R.I.P Mino Raiola, si lo so, era già stato rilasciato come singolo qualche mese fa prima ancora dell’uscita del disco vero e proprio. Ma devo dire che questo inedito ci aveva già aperto le porte a quello che ci saremmo dovuti aspettare da questo disco; un concentrato di barre su barre che in tutta onestà gasa da morire, ed essendo stato il primo singolo estratto da Vicarium ha avuto un ruolo chiave nel darci delle aspettative sul disco che sono state completamente rispettate.
In conclusione? Beh certamente ormai avrete capito che il ritorno dell’Impero antico è avvenuto, e non si potrà tornare indietro tanto facilmente; e con ambasciatore Glasond accompagnato dal
suo Vicarium le colonne che sorreggevano questo impero sono crollate a favore di quelle dell’impero antico.
ISIDE – DNA
“DNA” è il nuovo singolo degli @ISIDE, scritto e prodotto da Daniele Capoferri, Dario Pasqualini, Dario Riboli e Giorgio Pesenti. Gli @ISIDE sono una band composta da quattro ragazzi di Bergamo legati da un’intensa amicizia. Si sono conosciuti incrociandosi per i corridoi della scuola con la maglia della stessa band rock:
«Abbiamo fatto tutto insieme da quel periodo: il primo giro in auto dopo aver preso la patente, la vacanza post-maturità, un sacco di progetti in inglese e altrettanti concerti in posti sgangherati, perché da noi a Bergamo si fa così.»
La loro musica rappresenta l’unione di più influenze dove ogni componente del gruppo dà il suo contributo. Gli ascolti e gli spunti sono tanti: da Frank Ocean a Mura Masa. Nel 2020, gli @ISIDE sono stati selezionati per RADAR ITALIA: il programma globale di Spotify nato per supportare tutti i migliori emergenti del nostro paese. Nella primavera del 2021, arriva l’album d’esordio: “ANATOMIA CRISTALLO”, mentre, lo scorso 24 febbraio: “FUNERALE”: primo estratto del nuovo progetto discografico della band. Oggi, è uscito: “DNA”: progetto che, sicuramente, ci prende al primo ascolto. Il brano risulta molto orecchiabile e riprende delle influenze che riguardano il rock. Il mix adattato risulta molto esplosivo e rappresenta “l’urlo” che la band vuole far uscire fuori:
«“DNA” è la pagina strappata dal diario, scritta come sfogo in una giornata pessima. È chiudersi in camera e gridare tutto ciò che non ci rende felici, uno sfogo impulsivo, una richiesta straziante di aiuto.»
Insomma, il brano rappresenta un’emozione che coinvolge tutti noi: la rabbia. Gli @ISIDE hanno saputa esprimerla nel modo migliore facendoci sentire capiti. Personalmente, molto consigliati.
HARU – SFOCATO
Haru è del ‘97, originario del Friuli Venezia Giulia. Ha lavorato come produttore con nomi come quelli di Coco e Luchè; da quando si è trasferito a Milano ha cominciato a collaborare con Remi, Chakra, Eleonora ed altri artisti.
Ad oggi la playlist su Spotify contenente tutte le sue produzioni “Haru: Produced by” contiene più di 60 brani.
Di lui ve ne avevamo già parlato mesi fa, in occasione della release di “Antartide”, suo primo vero e proprio singolo, ad inaugurare il percorso solista che oggi continua con la nuova traccia “sfocato”.
Una canzone breve, di due minuti, in cui sono mischiate voci distorte, una semplice strumentale ed una parte quasi rappata; elementi che compongono una raccolta di domande, come si può sentir sin dall’inizio:
“Non so che peso dare/ Ai gesti che fai/ A ciò che dici/ Non so che stai pensando”
Frasi brevi, spezzate che arrivano all’ascoltatore in maniera un po’ confusa, poiché pronunciate da una voce distorta, resa più grossa del normale.
Dopo questa prima parte entra la chiara voce di Haru, precisa ma ancora dubbiosa, nonostante l’obiettivo sia stato preso in pieno centro, nella testa:
“Mi uccidi ad ogni sguardo/ Ho centrato l’obiettivo/ Con tutta la testa/ Ho sfocato”
Le parole chiare di Daniele vengono a mischiarsi con quelle pronunciate dalla stessa voce di inizio brano, per raccontare di mostri visti durante l’intera settimana:
“Ho visto un sacco di mostri/ Tipo tutta la settimana/ Ho pianto quasi due volte/ Nelle ultime due ore/ Tipo tutta la settimana”
La parte finale è limpida, una voce dal tono alto, femminile, culla le orecchie dell’ascoltatore per i 40 secondi finali del brano prima di una parte finale più sostenuta, grazie alle forti percussioni.
Lo scopo di questa sezione della traccia è proprio di far sentire il brivido che resta dopo la sparizione di certi pensieri o persone, come spiegato nel testo:
“Tu pensami/ Sparisco mo/ Ma resta un sintomo/ Pensieri/ Spariscono ma/ Resta un brivido”
SIAMO sorpresi da questa release di Haru,
Ci ha conquistato tutto, da copertina a sound che non ci aspettavamo.
Ascoltatela anche voi e fateci sapere la vostra sul suo progetto finora 🙂
IN6N – N.D.X.S.
L’artista Romano classe ‘94 questa settimana esce con un vero e proprio inno alla mia amata punx.
Con N.D.X.S (niente dura per sempre) ricorda che a volte sia meglio lasciare perdere ciò che ci intossica senza perdere troppo tempo sbattendoci la testa, semplicemente voltando pagina.
Il feat. con Yuks e XDiemondx crea un’armonia perfetta tra 3 stili diversi nella loro somiglianza che, essendo piazziati nei momenti giusti, rendono l’ascolto piacevole e eleva il brano ai livelli top a cui ci stiamo abituando nell’ultimo periodo della punk italiana.
In conclusione se siete morti dentro come me, dovete assolutamente darci un ascolto e ricordare di stare alla larga dalle situazioni tossiche, piuttosto diventate tossici voi.
P.S. Emanuè, tanti baci e crisantemi per te, ma con una voce più sporca, senza autotune era davvero perfetta.
FUCKPIETRO & SHARK34 – CELLOPHANE
Mi ritrovo a fare una lunga passeggiata nella periferia di Roma, mentre torno a casa, e l’album del duo di cantante-produttore mi fa da colonna sonora. Il suono fonde influenze Lo-Fi, Boom Bap, RnB, e a tratti Drum and bass, scandendo i miei passi. I campionamenti e le melodie, dai toni oscuri, accompagnano i miei pensieri. È un viaggio e, mentre il flusso della musica scorre, la voce di Fuckpietro sembra riflettere i miei stessi pensieri. Le produzioni sono classiche, ma accattivanti con un tocco di originalità. In particolare, COLLA e CELLOPHANE sono le tracce che mi hanno catturato di più. COLLA mi ha sorpreso subito per l’utilizzo del campionamento che richiama la “Intelligent DnB”. Nonostante il suono rimanga ancorato alla “Boom Bap”, l’uso dell’Amen break lo rende fresco e la scelta metrica del rapper nella sperimentazione musicale funziona a meraviglia. Invece, CELLOPHANE, che chiude il disco, è un’esplosione di melodie e campionamenti dal sapore “Jazzy”, reinterpretati in chiave “Lo-Fi”, sembra ispirarsi al sound di Nujabes. Questo brano mi ha trasportato in uno stato mentale simil-“Samurai Champloo”. Il “flow” di Fuckpietro in CELLOPHANE è molto diverso dal resto dell’album, quasi “conscious”. Questo tipo di “flow” è presente anche nella prima traccia, ma poi diventa sempre più incisivo e crudo mentre l’ascolto prosegue. Nonostante il mio scarso interesse per la musica derivata dal rap, questo lavoro ha saputo sorprendermi grazie alla sua perfezione ritmica, alla scelta creativa e alla sua connessione con la mia passeggiata. Se dovessi trovare un difetto, secondo me la voce è un po’ troppo presente nel mix e alcuni degli arrangiamenti ne risentono. Inoltre, l’artwork è coerente col progetto dell’artista ma non troppo impattante. Nel complesso, comunque, si tratta di un ottimo lavoro che scorre senza problemi, nonostante le tinte scure, e che riesce a catturare l’attenzione di un ascoltatore come me – poco appassionato di questo genere – con qualche momento sorprendente.
SANTATERESA – TATUM
Stacca tutto, sono iniziati i Playoff, i SANTATERESA hanno tirato fuori una nuova canzone, tutti in piedi sul divano. L’amore da campetto è semplice come un layup di Jayson Tatum, quindi metti le cuffiette e anche se non hai idea di cosa sia una palla da basket, metti play e inizia a rilassarti. Una chitarra lunga una vita ti ricorderà di quella ragazza che non ti si filerebbe neanche se fossi un giocatore NBA, Tatum appunto. I SANTATERESA, imperterriti romantici ci provano comunque e probabilmente ci riescono. Un brano diverso dai precedenti, un po’ più romantico ma sempre con una sana percentuale di underground e cazzimma. SIAMO e saremo sempre dei panchinari nel gioco della vita ma almeno con buona musica nelle orecchie.
BET – GLICINE
Bet è il nome d’arte di Elisabetta, ragazza del 2002, di Lucca, uscita da qualche anno dal liceo classico ed ora iscritta al conservatorio, dove suona e studia la viola.
Da sempre è appassionata di scrittura e letteratura, infatti ha iniziato facendo solamente quello, per poi inoltrarsi nel suonare pianoforte, basso e chitarra.
Verso il compimento della maggiore età ha deciso di unire il tutto e di iniziare così il suo progetto musicale, non solo di testi.
I glicini sono piante rampicanti, che assumono un colore violetto/lilla grazie ai loro fiori, per questo sono usati come elementi di decorazione.
Nella traccia questi vegetali sono l’asse principale, la cantante si sente proprio come loro nei giorni in cui non sta bene.
Bet stessa si arrampica e cade nell’iride del/della partner, come canta nel ritornello:
“Perché il mondo gira e gira ma mi trovo sempre al limite/ Giorni in cui sto bene, gli altri invece come glicine/ Mi arrampico e cado nell’iride degli occhi tuoi”
Il pezzo è stato scritto alle due di notte, durante una pedalata in bicicletta nell’estate di due anni fa, dopo che la cantante ha terminato il percorso del liceo superiore, chiudendo con la maturità.
Il suo intento è di raccontare d’ansia e dipendenza affettiva, come si può sentire specialmente nella seconda strofa:
“Non mi diverto da un pezzo, esco e devio il sospetto … Ti sorrido mentre affogo, mi manca il respiro/ Il cuore batte così forte, perdo l’equilibrio”
La copertina mischia volutamente il blu ed il rosso, colori opposti che rappresentano la rabbia e la tristezza, creando una tonalità simile a quella del fiore della pianta che dà il nome alla traccia.
E’ stata realizzata di proposito sfocata, attraverso l’effetto di lunga esposizione, in quanto l’artista voleva esprimere, oltre che sonoricamente, anche visivamente il suo malessere interno e la sensazione di precarietà.
Glicine, assieme ad un altro singolo già uscito, anticipa l’EP della cantante, in uscita tra un mese.
SIAMO in attesa di vedere come si svilupperà il suo progetto, dal suono giovane e prettamente incentrato sulla sua vocalità e parole.
Ascolta anche tu Glicine 🙂
