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BENVENUTI NEL troyaverso

BENVENUT* NEL TROYA-VERSO Troyamaki presenta il suo ultimo album “DISKO VENDETTA”, un manifesto della sessualità libera.

L’album è composto da un intro e otto novelle (così definite dall’artista) che sono legate tra loro dal tema dell’amore e della vendetta, tutte con un sound potente e coinvolgente che ti fa ballare dall’inizio alla fine. “DISKO VENDETTA” è il primo album ufficiale dell’artista e presenta un concept meno rigoroso rispetto ai precedenti EP e mixtape, ma un sound estremamente più coeso.

L’atmosfera gotico-rinascimentale che pervade tutte le tracce è ripresa nei visual e fa un forte richiamo al mondo del dark-fantasy unito all’immaginario post-internet che era già solito essere usato da Troyamaki. Tutto è messo al posto giusto per farti vivere questo viaggio all’interno del Teatrosterone, luogo che fa da cornice alle novelle, per farti ballare, emozionare, forse anche piangere e per rimanere impresso nella mente dell’ascoltatore dal primo ascolto.

L’artista è riuscito a creare, attraverso la narrazione e il sound, un microcosmo in cui vari personaggi prendono vita, come se fossero dei veri e propri figuranti del Teatrosterone.
Tra i vari personaggi, spiccano Boyrebecca, Nerototale e Christiannife, che offrono una varietà di stili che va dal lento violento all’hardcore prepotente alla tekno.

Tra i featuring, tutti azzeccatissimi, spicca il remix di “MORSI+” con Boyrebecca, una canzone che era già immortale ma che con questo remix ha preso nuova vita e ora ha tutte le potenzialità per diventare una colonna portante della scena in Italia.

Una menzione speciale va al pezzo “DADDY XL”, in cui Troyamaki tratta il tema del “Sexual harassment” e dell’estremizzazione della narrazione dietro al sentimento dei cosiddetti “daddy issues”. Le produzioni magistrali di Christiannife hanno saputo dare vita a questo “DISKO” in modo eccezionale, aiutato solo in “REGINA DI CUORI” da Bedini. Troyamaki è un artista indefinibile, nel senso positivo del termine. Ha sempre proposto contenuti d’alto livello, riuscendo ad evolversi in ogni progetto proposto. Questo album rappresenta il culmine momentaneo della sua carriera, ma sappiamo anche che riuscirà a stupirci ancora in futuro. È ammirevole per un artista emergente che, al giorno d’oggi, continui a voler esprimere la sua musica racchiudendola in concept album, facendo trapelare una grande consapevolezza sulla natura del proprio progetto.

Questo aspetto è enfatizzato ancora di più nei suoi live: alla release party tenutasi il 24 marzo alla Redazione, ha presentato uno show di tutto rispetto, dall’outfit ultra-curato alle figuranti che arricchivano lo spettacolo con coreografie create ad hoc, alla perfetta tracklist che in un crescendo di tensione ha coinvolto il pubblico che in momenti era affascinato dalla potenza scenica del performer e in momenti ballava al ritmo della cassa in quarti, urlando a squarciagola tutti i testi di ogni singola canzone.

Per concludere, si può dire che Troyamaki con il suo DISKO VENDETTA ha ancora una volta alzato l’asticella, creando uno dei prodotti più qualitativi dell’underground italiano. Riesce ad amalgamare la sperimentazione con il sound pop, rendendo questo album uno dei migliori punti di accesso per chi vuole avvicinarsi alla scena “hyper” italiana. Per approfondire di più quest’opera, il team di Siamo ha intervistato direttamente Troyamaki.

INTERVISTA RIDOTTA PER SLIDE IG 1 INTRO

“Disco Vendetta è un Decamerone moderno che racchiude diverse storie d’amore, raccontate però in chiave malvagia e perversa, mosse dal risentimento e dalla vendetta. L’album inizia come se fosse messo in scena in uno spettacolo teatrale, per poi evolvere in un turbine di musica pop contaminata dalla techno, hardcore ed elettronica.”

2 BENVENUTI AL TEATROSTERONE

“Inizialmente era tra le idee di titolo per l’album, poi è diventato un concetto fisico che rappresenta il luogo dove vengono inscenate le novelle. Banalmente, è un gioco di parole tra “teatro”, che si accosta alla mia narrativa e al mio modo di fare molto teatrale, e “testosterone”. Quando ho visto tutte le tracce insieme, mi è venuto in mente Boccaccio, che era uno degli autori che più mi aveva appassionato quando ero a scuola. Sono giunto a questa idea perché, a differenza dei vecchi mixtape che avevano concept troppo specifici, dove le tracce si rifacevano ad una struttura narrativa prestabilita, per questo progetto ho deciso di creare delle canzoni senza prevedere un concept iniziale. A livello di tematiche e lore sono tutte piccole storie staccate l’una dall’altra.”

3 PORCO CAZZO CHRISTIAN

“Questo è un progetto nato dalla collaborazione tra me e Christiannife. Se da un lato io mi sono occupato dei testi e dei riferimenti, lui si è occupato di tutta la parte relativa al suono, collaborando attivamente alla progettazione delle tracce e inviandomi dei riferimenti sonori. Quindi, anche se è un album che riflette principalmente il mio sound – poiché Christian nella sua produzione privata crea un tipo di musica differente – si può definire a tutti gli effetti un album collaborativo. frase “Porco cazzo Christian…” inizialmente, nella traccia “Diabolik”, l’ho utilizzata casualmente e poi, durante la creazione della traccia “Regno di cuori”, ho deciso di utilizzarla come “catch-phrase”, trasformandola in una sorta di tag che Christian può anche per alcune sue produzioni.”

4 TROYA-VERSO

“Io non collaboro mai solo per motivi di fama o per uno scambio di visibilità. Quando decido di fare una collaborazione, è perché mi piace l’artista e credo che la nostra unione possa portare a un risultato particolare. Per questo motivo, i featuring presenti nell’album risultano perfettamente coesi e integrati all’interno delle tracce. Christiannife in “Labbra”, Nerototale in “Diabolik” e Boyrebecca in “Morsi+”

5 DISKO VENDETTA

“Chi già conosce Troyamaki deve ascoltare questo disco perché vi troverà tutto ciò che ama del progetto, arricchito da nuovi elementi. Chi, invece, non conosce ancora il mio lavoro, potrebbe essere attratto dalla copertina misteriosa e suggestiva e scoprire così un mix di sonorità che lo faranno ballare e piangere allo stesso tempo. Insomma, se cerchi qualcosa di originale e coinvolgente, questo disco fa per te.”

Qui con me c’è il padrino dell’hyperflop per fare l’intervista in relazione all’uscita del suo nuovo disco. Dopo un anno di gestazione, eccoci arrivati all’uscita di Disco Vendetta. Parlaci un po’ di questo album…”

Disco Vendetta è un Decamerone moderno che racchiude diverse storie d’amore, raccontate però in chiave malvagia e perversa, mosse dal risentimento e dalla vendetta. L’album inizia come se fosse messo in scena in uno spettacolo teatrale, per poi evolvere in un turbine di musica pop contaminata dalla techno, hardcore ed elettronica.

Parlaci della narrativa di questo disco. Sono tre i termini che risaltano fin dalla prima traccia. Partiamo dall’hyperflop. Cosa significa? Hai trovato una definizione per la tua musica?

“È una frecciatina goliardica al termine “hyperpop”, che, in Italia, tende molto a etichettare. Tuttavia, è un’etichetta che qui non ha avuto un impatto come altre correnti di genere e forse, se non l’ha avuto finora, mi chiedo se lo avrà mai. È come se fosse una sorta di flop, ed è diventato un modo ironico per definire coloro che si sono presi quell’etichetta nel 2021.

Cosa significa ‘teatrosterone’, che compare nella prima traccia dell’album dove dai il benvenuto al pubblico? Inoltre, se penso al live di ‘Plastica’, la tua esibizione è stata presentata proprio con questo termine. Quindi, potresti descriverci questo luogo immaginario in modo da farmelo visualizzare?”

Inizialmente era tra le idee di titolo per l’album, poi è diventato un concetto fisico che rappresenta il luogo dove vengono inscenate le novelle. Banalmente, è un gioco di parole tra “teatro”, che si accosta alla mia narrativa e al mio modo di fare molto teatrale, e “testosterone”, che penso sia presente in diversi miei pezzi [ride]. Quindi, è diventato il luogo dove si mettono in scena le mie storie. In effetti, penso che dia anche un senso di eccitazione come definizione per i miei live, che in realtà sono una raccolta di varie storie. Quindi, si potrebbe dire che il “teatrosterone” diventa la cornice in cui tutto accade.

La parola “Decameron” non viene citata esplicitamente nelle tracce, tuttavia il termine rima con un altro che descrive esattamente il lavoro svolto. L’associazione all’opera di Boccaccio è spontanea e si evidenzia fin dalla prima traccia, quando viene menzionato il fatto che si stanno per raccontare nove novelle. Inoltre, le tematiche delle novelle corrispondono in parte a quelle scritte da Boccaccio, poiché entrambe presentano storie di passione, perversione e vendetta, anche se la cornice è differente. Come hai avuto l’idea di definire questo lavoro come un “Decamerone”?

Sono giunto a questa idea perché, a differenza dei vecchi mixtape che avevano concept troppo specifici, dove le tracce si rifacevano ad una struttura narrativa prestabilita, per questo progetto ho deciso di creare delle canzoni senza prevedere un concept iniziale. Tuttavia, nonostante questa mancanza di pianificazione, c’è una coerenza sonora molto forte tra le tracce. A livello di tematiche e lore, invece, sono tutte piccole storie staccate l’una dall’altra. Quando ho visto tutte le tracce insieme, mi è venuto in mente Boccaccio, che era uno degli autori che più mi aveva appassionato quando ero a scuola.

È vero che il sound dell’album risulta molto coerente, grazie alla scelta vincente di Christiannife come produttore. Questa volta, egli è anche più presente all’interno dell’album e il modo in cui hai introdotto il disco sembra quasi suggerire che sia stato un lavoro fatto a quattro mani. Inoltre, è particolare il gioco di interazione tra te e lui all’interno delle tracce. Questa interazione potrebbe essere vista come una rottura della quarta parete?

Questo è un progetto nato dalla collaborazione tra me e Christiannife. Se da un lato io mi sono occupato dei testi e dei riferimenti, lui si è occupato di tutta la parte relativa al suono, collaborando attivamente alla progettazione delle tracce e inviandomi dei riferimenti sonori. Quindi, anche se è un album che riflette principalmente il mio sound – poiché Christian nella sua produzione privata crea un tipo di musica differente – si può definire a tutti gli effetti un album collaborativo. Per quanto riguarda la frase “Porco cazzo Christian…” inizialmente, nella traccia “Diabolik”, l’ho utilizzata casualmente e poi, durante la creazione della traccia “Regno di cuori”, ho deciso di utilizzarla come “catch-phrase”, trasformandola in una sorta di tag che Christian può anche per alcune sue produzioni.

Da produttore Christiannife passa anche ad essere uno dei featuring del disco in una traccia. La traccia è “Labbra”, che forse è la più sperimentale e che richiama maggiormente le produzioni passate di Christiannife, sia dal punto di vista del sound che del testo. Parlaci di “Labbra”.

Il fatto di citare me stesso, per me è la massima forma di autoerotismo, collegare i pezzi nuovi a quelli vecchi facendo delle citazioni dirette è una cosa che adoro fare. La primissima demo di “Labbra” era una delle tracce che avrebbe dovuto entrare nel precedente EP “L’incantesimo delle ciliegie”, ma non ci convinceva e fu scartata da quell’album. Poi, quando abbiamo iniziato a lavorare al nuovo disco quest’estate, abbiamo deciso di utilizzarla. Quindi abbiamo creato una nuova versione, scritto qualcosa di nuovo e appena abbiamo sentito la nuova versione, ci siamo detti, citando i giovani d’oggi, “questa è una HIT”.

Quello che emerge dall’ascolto è che tutti i featuring presenti, e non solo, diventano personaggi del mondo di Troyamaki, facendo parte del suo “teatrosterone” stesso… In ordine di apparizione, il primo è Nerototale. Parlaci della scelta di questo featuring e di come vi siete approcciati alla traccia.

La Garage gang è sempre stata tra i miei ascolti, e durante un festival che ho fatto nell’estate del 2022 ho avuto il piacere di conoscerli. Parlando dal vivo, è nata l’idea di poter fare un pezzo insieme, in modo abbastanza spontaneo. In quel periodo nacque anche una bozza di “Diabolik”. Lui l’ha ascoltata e ci ha scritto sopra, poi ci ha messo un po’ a registrarla perché è una persona che si fa molte paranoie, ma grazie al mio pugno duro siamo arrivati a una soluzione che soddisfacesse entrambi ed è stato un successo. Lui è l’emblema che percula il rapper in maniera sottile e si sposa perfettamente con la traccia che ha questa narrazione legata a soldi e cose losche che accadono in quell’hotel di lusso. Lui arriva come un personaggio che non capisce nulla della situazione e dice nella sua strofa delle cose anche opposte al senso della canzone, ed è perfetto.

Però riascoltandola, non ho capito il riferimento nell’intro del brano…

Quella è una citazione della docuserie Netflix “Inventing Anna”. C’è una scena che è praticamente identica a quella che ho citato, tranne per la presenza di Nerototale, che interpreta un personaggio che non è presente nella serie e chiede se si può pagare con Apple Pay.

L’ultimo featuring presente è con Boy Rebecca, in un remix di una mia canzone non troppo distante nel tempo. Come è nata l’idea di “Morsi+”?

L’idea di fare qualcosa insieme con Boy Rebecca c’era da sempre, fin dall’inizio della nostra conoscenza. Tuttavia, non eravamo mai riusciti a portare a termine nulla. Successivamente, riascoltando alcune mie vecchie canzoni, ho capito che alcune di esse meritavano maggior rilevanza e tra queste c’era “Morsi”, che a mio avviso aveva bisogno di una nuova vita. A Boy Rebecca è piaciuta molto l’idea di scrivere sopra il brano perché mi ha detto che era tra i suoi preferiti. Ho registrato tutto e la canzone è rimasta in archivio, con l’idea di pubblicarla magari solo come remix. In realtà, la sua uscita è stata molto travagliata: la prima versione risale addirittura prima dell’uscita di “Incantesimo delle Ciliegie”. In seguito, ho pensato di scartarla per creare un inedito nuovo con lei, ma ascoltando il master e la nuova struttura del brano, ho pensato fosse perfetta per l’album.

Questi featuring nell’album sono gestiti in maniera perfetta e sembra proprio che i collaboratori facciano parte integrante del progetto, come se fossero veri e propri attori del “Teatrosterone” in quanto si integrano perfettamente all’interno delle tracce.

Questa è la cosa che mi preme di più: io non collaboro mai solo per motivi di fama o per uno scambio di visibilità. Quando decido di fare una collaborazione, è perché mi piace l’artista e credo che la nostra unione possa portare a un risultato particolare. Per questo motivo, i featuring presenti nell’album risultano perfettamente coesi e integrati all’interno delle tracce.

Ora passiamo al lato più oscuro dell’album. Secondo me, ad un certo punto l’album prende una svolta un po’ più oscura, anche come sound. Ci sono alcune tracce, come “Regno dei cuori” e “Mar di lacrima”, che, pur rimanendo ballabili, sperimentano con l’art pop o la new wave. Inizia parlandoci di “Regno dei cuori”, che è il secondo singolo estratto e che contiene diversi riferimenti al videogioco “Kingdom Hearts”.

Questa è forse la canzone che meglio rappresenta il titolo dell’album, perché la vendetta è al centro della tematica. Ha un testo molto cattivo in cui vengono mandate diverse maledizioni al partner che ci ha fatto molto male in passato. Tuttavia, c’è anche un forte senso di risentimento e di consapevolezza del fatto che, nonostante questa persona ci piaccia e ci piace che ci faccia male, dobbiamo staccarci. Molte persone mi hanno detto che è un brano molto diverso dal mio solito repertorio, ma che è una sperimentazione riuscita. Secondo me, si sente che è un mio brano, ma che sperimenta di più con il sound new wave. Forse, a livello di struttura, è più pop degli altri brani e ha un testo con un’ironia meno esplicita del solito, ma lo trovo comunque vicino al mio stile. I riferimenti a “Kingdom Hearts” si trovano principalmente nel titolo e nella copertina. Effettivamente, nel brano parlo di un regno dei cuori in cui i nostri cuori sono sempre in lotta fra di loro, ma non si riferisce direttamente al regno dei cuori del videogioco.

E “Mar di lacrima”?

“Mar di lacrima” riprende lo stesso tema di “Regno dei cuori”, ma ambienta la storia nella realtà, in una discoteca. Si tratta della stessa relazione della canzone precedente, ma qui c’è una presa di coscienza più forte nel voler porre fine a questa relazione che ci ha fatto molto male. La canzone pone l’attenzione sul fatto che, nonostante tutto, la rottura ti farà piangere un mare di lacrime.

E così arriviamo all’ultima traccia dell’album, “808”. Di cosa tratta?

L’ho scritta come se fosse un’analisi delle relazioni giovanili odierne. Si parla di atteggiarsi, di droga, di Swag ecc. e la protagonista è questa tipa, presumibilmente una e-girl, che gioca con i sentimenti di un gruppo di ragazzi. La caratteristica principale è l’analogia tra alcuni termini specifici del mondo della produzione musicale.

Perché hai scelto questo pezzo come finale del disco e non messo magari un outro sceneggiato come l’intro che dalle novelle ci facesse tornare alla cornice del “Teatrosterone”?

Ho scelto “808” come finale dell’album perché parla di qualcosa di molto vicino alla realtà dei giovani di oggi. Ho citato anche il collettivo “Holostars22” per rendere la storia ancora più tangibile e reale rispetto alle altre canzoni dell’album. “808” diventa quindi quel momento che

Seguendo questa lettura, potremmo addirittura considerarla come una “meta-narrativa”, cioè l’ultima novella raccontata nel mio “Decameron” si rifà totalmente alla realtà.

L’unica traccia che manca alla lista è “Daddy XL”, forse la più impegnata a livello di tematiche dell’album. Vuoi parlarcene?

“Daddy XL” parla del fenomeno del sex assault, dello stupro, ed è una critica alla società odierna dove spesso la vittima viene incolpata di ciò che ha subito e il carnefice viene assolto. Tuttavia, il tutto è trattato in modo giocoso e ballabile, che si contrappone e alleggerisce la tematica trattata.

Secondo me, c’è anche un riferimento a ciò che spesso avviene nelle app di incontri, dove si trovano persone che si propongono come “sugar daddy” o dove si verifica l’eccessiva romanticizzazione dei “daddy issues”. Comunque, in generale, penso che il fatto che “stia su una giostra” dia un peso maggiore al modo in cui affronti queste tematiche.

Sono d’accordo, inoltre nel brano interpreto entrambe le figure, sia la vittima che il carnefice, ad esempio nel secondo verso che canto con la voce più bassa.

Invece parlami dell’artwork, ha delle vibes molto oscure e misteriose, la composizione mi ha subito rimandato a diverse suggestioni anche dalla tradizione pittorica della storia dell’arte, ovviamente l’ultima cena di Da Vinci ma anche i mangiatori di patate di Van Gogh e L’assenzio di Degas, e infine è particolare come tu sia l’unico personaggio che interagisce con la camera.

Questa copertina è stata realizzata da Charlieriot, Ambra Fici e Ellelux. L’idea era quella di fare una copertine in cui tutti eravamo presenti e si ovviamente c’è un richiamo all’arte ed è tutto immerso in questa atmosfera che mischiasse la tecnologia con il mondo fiabesco, un po’ gotico, alla fratelli Grimm. Quindi ci siamo immaginati questa ultima cena, una specie di cena di gala, dai toni quasi rinascimentali, in cui tutti gli invitati sono stati avvelenati dal vino, e gli unici che sono ancora vivi siamo io e Christiannife, il cameriere, che mi porge il piatto principale, il “Disko vendetta”.

E per chiudere questa intervista ti chiederei il perché qualcuno dovrebbe ascoltare il tuo disco?

Chi già conosce Troyamaki deve ascoltare questo disco perché vi troverà tutto ciò che ama del progetto, arricchito da nuovi elementi. Chi, invece, non conosce ancora il mio lavoro, potrebbe essere attratto dalla copertina misteriosa e suggestiva e scoprire così un mix di sonorità che lo faranno ballare e piangere allo stesso tempo. Insomma, se cerchi qualcosa di originale e coinvolgente, questo disco fa per te.