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10 ANNI DI “COSA VOGLIAMO FARE” DI BRESH | DEJAVU EP.10

11 DICEMBRE COSA VOGLIAMO FARE????

Non lo so! Però dieci anni fa esatti, mercoledì 11 dicembre 2013, Bresh usciva con “Cosa Vogliamo Fare” Mixtape. DIECI ANNI FA. E lui ne aveva 17. Credo sia importante tenerne conto quando si ascoltano le tracce. Andrea è già incredibilmente maturo nei testi, ma approfondirò più avanti.

Molto onestamente l’11 dicembre del 2013 io non avevo neanche un telefono (o meglio un mp3) per ascoltare la musica, ascoltavo Bocelli o lo Zecchino d’Oro in macchina nelle audiocassette. Andrea invece già cantava in mezzo alla gente, senza lezioni, senza chitarra, senza la fretta di salire, senza sapere chi stesse ascoltando, nulla di nulla. Il mio Spotify Wrapped mi dà Bresh come secondo artista più ascoltato. FALSO, MOLTO FALSO. Se solo potesse aprire il mio Soundcloud. Infatti il Mixtape non è (ancora?) disponibile su Spotify, quindi… Ce l’hai Youtube? 

Undici dicembre ma undici sono anche le tracce che compongono il progetto. La voce di Andrea su basi e mixtape di strumentali è accompagnata da quella di tanti amici: Vaz tè, Nader, Tedua (quando era ancora Duate), Dala, Styph, Cerbero, Livia e Gughi P. 

Gughi P che è stato anche compagno di viaggio stabile di “Cambiamenti Mixtape”, il progetto precedente a “Cosa vogliamo fare”, pubblicato l’anno prima sempre a dicembre e primo vero progetto di Bresh. Per ascoltare di nuovo qualcosa di interamente suo bisogna aspettare l’uscita di Baghera (2016) durante i suoi primi anni milanesi, dove si nota una chirurgica e delicata evoluzione, in cui fiorisce come artista senza snaturare la sua essenza e i suoi tratti caratteristici. Non facile, chapeau.

Ascoltare Bresh è come andare sulle montagne russe sapendo di essere immune alle vertigini, lo ascolti e ti porta dove vuole. Lo segui e ti fidi, non ti tiene la mano ma ti accorgi che lui con la coda dell’occhio controlla sempre che tu sia al sicuro. 

01 COSA VOGLIAMO FARE

Quando attacca il pezzo non capisco niente, non è qualcosa a cui sono abituata. La base arriva da “We Are Happy Landfill”, mi sembra subito asciutta e particolare. Poi Bresh comincia a rappare. Non capisco niente lo stesso. Cerco di trascrivere le parole. Cambia poco. Non mi interessa. Il testo c’è, mi piace, il flow pure. 

Quante volte l’ho ascoltata? Si. 

La ascolto tutt’ora? Si. Bella. Gasa. 

Io a 17 anni non sapevo neanche di stare al mondo. 

“Dove dobbiamo andare, cazzo vogliamo fare

Ma dove vai frè

Dai, stai zitto”

E ok. Sto zitta e passo alla prossima.

02 CAMBIARE ARIA ft. NADER

Paesello chiesa-centrato, cambiare aria forse non perché ti senti soffocato ma perché senti sempre lo stesso odore di limite stretto e sterile. Comprensibile, mi verrebbe da dire “idem”, sono scappata anche io. 

Nader per Bresh adolescente è un pilastro musicale importante, assieme a Fabri Fibra e all’amicizia con i ragazzi dei featuring del Mixtape.

I testi sono ancora ermetici, e ogni tanto mi viene il dubbio che forse sono io che non capisco niente. Però è una penna che mi piace, musicale, poco prevedibile, introspettiva. Comincio a pensare che forse ma forse potrebbe davvero piacermi questa cosa. E chi lo sapeva che qualche anno dopo mi sarei fatta 9 ore di coda sotto il sole al Carroponte per sperare di essere quantomeno in decima fila. (Ci sono riuscita). (La prossima volta accredito? Chiedo).

Scrivo così tanto che la mia penna si incazza: ”Oh, ma basta!”

L’urgenza di comunicare tutto, la lentezza umana del polso. Bel contrasto, molto fastidioso. Lui mi sembra ne sia uscito bene.

03 DA SOLO

UN DIAMANTE. LETTERALMENTE UN DIAMANTE. 

Non so cosa dire, la pelle d’oca dappertutto.

Ogni singola parola al posto giusto, ogni frase è piena e di senso. Questa canzone “è Bresh”. Non il testo da solo, o il flow, o il significato. Ma tutto insieme, la sua essenza. Non i singoli ingredienti, non i singoli strumenti, ma l’amore la magia con cui tutto viene organizzato. Quello che fa non può essere replicato o copiato, perché è suo e suo soltanto. C’è il mare, c’è Genova con i suoi cantautori, c’è il rap, c’è la ricerca dello stare bene, la curiosità e la voglia di scoprirsi. C’è il talento.

Ascoltare “Da solo” per me è come stare davanti a un’opera d’arte che mai nella vita saprei replicare, mentre mi chiedo se davvero merito di poterla guardare, talmente bella è.

EFFETTI EP.2 | 10 DIPINTI PER 10 ARTISTIHo pianto? Ho pianto.

Più di Angelina, più di Guasto d’amore. Più di Astronauti, più di Ande. Più di. Tutto.

Il mio sogno? Cantarla a un suo concerto. (Per favore).

Lo sai che penso, sul letto solo il palmo tiene il tempo

Cambio agli occhi degli altri, ma resto uguale a me stesso

Le tue azioni sbagliate al mondo sai non fanno effetto.

Straordinario. 

Piccola nota, non troppo piccola. La base si trova su Youtube e si chiama “Sad Rap Beat With Female Hook ft ANNA”. Quando l’ho scoperto mi ha fatto molto sorridere e mi ha dato tanta speranza, basta veramente poco per fare musica se viene dalla pancia. Un type beat su YouTube e via. Artisti wannabe, prendete nota. 

04 COSA SIAMO

Diciassette anni, vorrei ricordare. 17. L’hai letto il testo? 

“Cosa Siamo” è un diario di bordo sulla base “By Your side” di AraabMuzik, lenta e dolce tanto da far risaltare il testo, cuscino soffice su cui posare le parole e luce soffusa che ci introduce e ci prepara a una dimensione più intima.

Non c’è nulla di macchinoso, i versi sembrano quasi un freestyle scritto per necessità e che scorre senza intoppi, liscio e naturale.

Faccio molto caso ai testi? Si. Forse ci do così tanto peso perché la quantità di domande che produco è talmente travolgente che ogni occasione è buona per cercare delle risposte. E, molto sinceramente, il pezzo mi sembra all’altezza di questo compito. Più che all’altezza. 

“Cosa siamo” ti accompagna in veranda di sera, due sedie di plastica, tu sei suo ospite ma fai come se fossi a casa tua, tante domande, le stelle, il freddo e le coperte, se sei fortunato il mare, e ti tiene in ostaggio fino alle prime luci del mattino. E oltre.

L’ho detto cento volte, non sono perfetto

Ma tu trovami uno solo che è obiettivo con se stesso

Il torto non fa per me, non ho bisogno di te

Resto saldo sul ragionamento “chi fa da sé fa per tre”

Il tempo non ti aspetta, corri la tua staffetta

Fa che il mondo sia la cucina, trova una ricetta

Il contesto sia un palcoscenico, crea la scaletta

La vita in genere è un fumetto, fai la tua vignetta 

Oppure boh, non dire niente, rimani insipido

Insapore come un’ostia, pane azzimo

Resta fuori dai discorsi come uno stupido

Non trasudare emozioni, rimani l’unico

Freddo, filosofia, questa sera non serve la mia

Scappo via, follia, come vivere.

Non aggiungo altro.

05 VIAGGI ft. DALA

Gli archi all’inizio sembrano la colonna sonora di un film d’avventura, li ascolto e per un millisecondo mi ricordo che sono viva e libera. Sì banale ok. Io lo so già che questa sensazione dura quanto un granello di sale nell’acqua, ma è bella, me la voglio tenere strettissima, non voglio che si diffonda in tutto il corpo, voglio che mi colpisca per sempre nell’esatto punto in cui mi ha colpito la prima volta. Tutta l’energia la voglio lì. Profonda, precisa. Indispensabile. Ci penso ed è già scappata via. “Viaggi” parla di viaggi senza che il corpo si debba spostare troppo, senza per forza mezzi di trasporto. C’è della politica leggera e sottile. Più che politica forse umanità, empatia e divertimento. Giovani. Viaggi.

E non mi fermo per pensare dove andare 

Vivo per crescere e viaggiare

E non mi fermo per pensare dove andare 

Vivo per crescere e viaggiare

Credo desiderio di molti. 

Ma a quei molti penso manchi il coraggio di poterlo realizzare.

06 PERSONAGGIO ft. VAZ TÈ, DUATE

PE-PE-PERSONAGGIO. Vaz tè e Duate prima del riocontra. La base è “Neva Gave A Fuck” di Kid Ink, 2012, decisa e ritmata. Il brano si apre con la frase “Personaggio e persona non hanno allaccio”, il filo conduttore della traccia che si sviluppa prendendo due interpretazioni più o meno parallele: un dissing velato (ma non troppo) all’ipocrisia e una ricerca di identità. In ogni strofa i tre artisti si divertono a dare i loro punti di vista e a raccontare le loro esperienze, quasi come uno sfogo. Che dietro a tutta questa rabbia ci sia la paura di non riuscire a trovarsi? 

Interessante.

07 NON MI TROVO

Traccia con cui ho scoperto il mixtape e che mi sembra molto legata a quella precedente. Bresh ha 16 anni e in “Non Mi Trovo” fa il punto della situazione provando a darsi una definizione. Pregi e difetti. Assembla i vari pezzi e si fa strada tra la percezione degli altri e la sua percezione di se stesso e del mondo, mentre cerca di capire cosa lo distingue dagli altri e quale sia il suo posto. Ha pensieri confusi, spesso contraddittori, che prova ad esprimere ma sente di non essere né ascoltato né capito. Tanti giovani forse potranno rivedersi nelle sue parole. Bresh si trova in una fase tipica e delicata dell’adolescenza che viene spesso semplificata e ridotta a cliché, perché tanto “è solo una fase”, “ci siamo passati tutti”, ma che in realtà andrebbe analizzata caso per caso. Se questa confusione da una parte è il motore che ci spinge a diventare adulti, dall’altra può diventare un ostacolo difficile da elaborare, tanto da trasformarci piano piano in nemici di noi stessi.

Mi sembra di capire tutto

Tengo tutto il globo in un palmo

In realtà non ho capito niente

La filosofia di un sedicenne

Porto avanti la mia idea dal giorno uno

Mi provo ad esporre, ma non capisce nessuno

Non riesco ad esprimermi infatti sono un illuso

Butto tutto all’aria e sbatto sopra un’altra porta

Addosso a un altro muro.

8 NON TI IMPORTA rmx

Per Bresh è arrivato il momento di confrontarsi con gli altri, perché l’identità personale si costruisce non solo individualmente ma anche e soprattutto attraverso le relazioni. Se però attorno a sé si percepisce indifferenza o superficialità, è difficile trovare stimoli interessanti. Ed è proprio quello di cui si parla in “Non ti Importa”, un brano che già nel titolo si presenta come un’accusa verso “l’altro”. Non mi è difficile immaginare che Bresh si sia sentito solo o diverso data la sua maturità fin da giovanissimo. In questo testo Andrea si scontra con le diverse velocità di crescita dei suoi coetanei, perché quando raggiunge un traguardo si guarda intorno e non trova nessuno con cui competere. Tanto che crea un sé stesso virtuale da usare come termine di paragone. Nel testo però non esprime solo una rabbia sterile, ma invita chi non l’ha ancora fatto ad andare più in profondità e ad adottare sempre uno sguardo critico verso il mondo, non solo quando le cose peggiorano, perchè essere ignoranti vuol dire farsi del male da soli. (E fare male anche agli altri). Come dargli torto.

Menefreghista la maggior parte del popolo

Quando l’acqua arriva la gola vedi che poi nuotano

È esploso il tappo, il rifiuto è sulla tua gonna

Ai tossi’ come me non li controlla la Camorra

Saviano ha parlato e non ha finito di dire

Raccontare le cose significa non subire

Incredibilmente attuale.

Provochi dolore a te indirettamente

Che vuoi fare, non lo so

Ma ti conosco e non ti importa mai di niente

Cosa pensi non lo so

Un bracciante lavora la terra, se sui piedi finisce la zappa

Te l’assicuro, è solo per stanchezza

Te la impugni con due mani, la tieni ben stretta

La sbatti tanto forte che i due piedi te li spezza

09 CRESCIUTO TROPPO IN FRETTA ft LIVIA

Una delle mie preferite del Mixtape, se non della sua intera discografia. La base “Brown Paper Bag” sicuramente aiuta, è travolgente e viva. Finalmente dopo tanta ricerca si cominciano a intravedere le prime risposte. Bresh ha capito che forse è cresciuto troppo in fretta, ma troppo in fretta rispetto a cosa?

Sembra capire anche che le parole e la sua capacità di esprimersi sono quello che lo distingue dagli altri, e che è cresciuto talmente in fretta che i suoi stessi amici non riconoscono il valore della sua musica, tanto da non comprare nemmeno il suo CD (Cambiamenti Mixtape). Ma ha anche preso una decisione importante: andare avanti.

Sono cresciuto troppo presto

Cerchi di allontanare guai

Pensi sia grande, non son quello che dimostro

Non ti vado bene mai

Andare avanti forse ha senso

Non mi blocchi, non mi bloccherai

Determinato.

10 LEADER ft STYPH & CERBERO

La critica all’autorità è un altro tema fondamentale dell’adolescenza. Non solo sotto forma di pura ribellione, ma anche sotto forma di presa di coscienza, ovvero la consapevolezza che non esiste sulla terra nessuna entità assoluta priva di imperfezioni. Il gioco è osservare con sguardo critico i genitori, gli insegnanti, lo stato, i media e tutti quelli che rappresentano per noi un’autorità. Ci si stacca piano piano, senza per forza sviluppare un’idea personale fin da subito, ma riconoscendo che la verità non è unica, e che le cose possono essere viste e raccontate in modo diverso. In questo pezzo ci si domanda anche con che criterio scegliamo o seguiamo un leader, e se quello attuale sia in grado di adempiere appieno il suo ruolo, se se lo sia meritato o se invece il suo potere non sia legittimo o mal gestito. La critica della “leadership” è mossa anche dal bisogno di cercare nuovi punti di riferimento quando ci stacchiamo dal nucleo familiare e cerchiamo una guida affidabile e affine alla nostra persona. Probabilmente in quel momento Bresh ne stava cercando una. Personalmente, è ancora un work in progress.

Andiamoci piano e sappiamo che un capo

È il numero uno da come si pone

Che si domanda se si sente in grado

E non dal grado di cui dispone

11 PARGOLO ft GUGHI P

A chiudere il disco uno storytelling sulle note di “Another Night”, Mac Miller, 2010. Un ricordo dolce dell’infanzia, di quando si era ancora bambini e le cose erano più facili. Di quando il mondo sembrava perfetto, di quando l’errore più grave era disegnare sul muro. Bresh e Gughi P disegnano scenari nostalgici ma sereni, guardare al passato non fa più male, crescere è difficile ma sbagliare non fa più paura. Il testo è ricco ma non denso, scorre come acqua per lasciarci con una bella sensazione di fresco quando finiamo il disco. Un lieto fine.

Non gli frega più di tanto degli errori

Anzi li ripete, non ha paranoie, guarda la parete

Disegna sul muro un grifone e in testa una corona

La mamma lo vede e gli urla:

“Cosa hai fatto?!”, poi perdona

Eccola qua la bella vita di un pargolo

Più pura di un diamante uscito dal taglio dell’orafo

Forse essere puri vale di più di essere perfetti?

Diverrò grande insieme a tutti i miei errori, paziente

Dai quali spero forse imparerò, si intende

Spiccherò il volo in mezzo alla gente

Ma quando guarderò lo specchio

Vorrei vedere un bimbo per sempre

***

Alla fine di tutto “Cosa Vogliamo Fare” è sia domanda che affermazione, è l’inizio di una serie di scelte e di scoperte, tanti compagni di viaggio e forse tanti viaggi diversi. 

Un racconto consapevole e introspettivo dell’adolescenza, e anche se i testi sono stati scritti più di 10 anni fa, sono estremamente attuali. Non semplicemente perché le emozioni umane non hanno tempo, ma perché i temi trattati sono gli stessi di cui parliamo oggi o che sentiamo al telegiornale. 

É innegabile che Bresh abbia talento, e l’ha dimostrato in ogni singola traccia, in cui nessun testo è pigro ma anzi, è scritto per puro bisogno di capirsi ed esprimersi. Un progetto che ci mostra che il percorso di Bresh è lento e solido, che la sua fama non è “campata per aria” ma ha radici profonde. La sua musica si integra senza problemi all’interno del cantautorato tipico Genovese, e lo fa in modo graduale, rendendo Bresh (e la nuova scena genovese) il punto di incontro tra due generi che apparentemente sembrano in contrasto. “Parlare di strada” con lui assume tutto un altro significato, aprendo le porte ad un (t)rap più intimo e autoanalitico.

Consiglio l’ascolto, o il ri-ascolto se è da un po’ che non lo ascoltate.

Baci <3