In questa prima puntata Siamo ha intervistato @nic.paranoia grafico e visual artist che vive tra
Milano e Parma. Abbiamo voluto indagare il suo linguaggio visivo tramite la collaborazione nata
quasi per gioco con l’amico @deriansky_ che è presto sfociata in una progetto a lungo termine di
direzione artistica per tutto ciò che riguarda l’aspetto visivo del cantante, dalle cover art ai live.
Ma procediamo con ordine, perché “nic.paranoia”?
“Ad oggi, lungi da me avere la pretesa di definirmi un’artista, direi più grafico, perché “artista” è un
bel termine, ma è molto ampio e lo lascio dire agli altri.” Spesso noto che dentro di me si crea
questa dualità tra “grafica” e “artista”, questi due termini, che per la concezione che tengo di essi
potrebbero tranquillamente venire sostituiti con “lavoro” e “passione”. Questa dualità appunto mi
porta a curiosare nella vita degli altri e a chiedere se la loro produzione artistica lavorativa vada a
rendere problematica una produzione più personale, passionale, anche di necessità. “No” è la
risposta schietta che Nic ci da: “Nel senso che lì è proprio una questione di necessità (espressiva),
lo faccio per me. Quello che facevo ancor prima di pubblicarlo su internet nasceva perché mi
piaceva farlo: creare quel momento nella mia cameretta ai tempi, oggi semplicemente quel
momento avviene come conseguenza al lavoro che faccio, ma per me non è cambiato di una
virgola. Il fatto che poi ci sia un pubblico dall’altra parte fa entrare certe dinamiche, si, ma le lascio
agli altri.”
Ci racconti come è avvenuto il passaggio da “sto creando per me” al “creo per gli altri”? Com’è
diventata un lavoro questa tua passione?
E ad oggi alla domanda “per chi lavori?” Nic può tranquillamente rispondere “Per me”, e noi
Siamo contenti di fargli i complimenti per questo!
Facciamo un attimo una soggettiva sull’approccio progettuale di Nic, giusto perchè possiamo e lo
facciamo!
“Come ti dicevo all’inizio, le robe iniziavano che le facevo per me in primis. Quindi io aprivo un
2000×2000 pixel di photoshop di 300 dpi. Mi dicevo: “Stasera cosa mi invento? Vediamo”. Non
c’era una regola. Ovviamente mi sono reso conto che, volendo far diventare questa cosa il mio
lavoro inevitabilmente mi sono scontrato con delle dinamiche per cui mi sono detto: “Adesso
imparo a livellare e anche le altre cose”. Di base quella roba lì non era nella mia natura, diciamo:
griglie, cose… Mi annoiava, soprattutto inizialmente.” Analog or digital? “al novanta per cento
digitale, a meno che non sia in fase di trattamento, per cui magari devo stampare e tagliare delle
cose, sovrapporre o riscannerizzarle, […] Adesso sono arrivato ad affinare la ricerca e quindi
compro libri, vado in biblioteca, magazine, fanzine. E da lì appunto, un mezzo analogico, vado a
tirar fuori varie ispirazioni, però il work flow in sé è quasi tutto digitale.” La prima cosa che prende
in mano all’apertura di un progetto è il computer, media ponderante per le creazioni di Nic “Non
voglio dire che c’è un metodo giusto o sbagliato. Io da sempre mi sono scontrato, anche al liceo,
sul fatto che ancora ad oggi (secondo me), non per tutte ma per tante elaborazioni, sia obsoleto
certi tipi di processi o di modelli di lavoro che debbono partire dalla carta. Molti professori, vecchie
leve, pensano che sia necessario al cento per cento partire da questo elemento.
Secondo me è una gran cazzata. Non dico su tutti assolutamente, non generalizzo. Per tante
lavorazioni agevolano però io per comodità parto sempre dal digitale. In passato, su tante cose
ho storto il naso quando mi sentivo dire “No, devi farlo su carta per forza”. Ognuno ha il suo
metodo e se funziona va bene, non c’è un giusto o sbagliato.” Interpreti o raffiguri? “Tornando al
discorso di prima, di base se ne vedono e se ne son viste talmente tante d’interpretazioni per cui
secondo me scegliere il didascalico molte volte significa cadere nel banale, a meno che questa
banalità non è supportata da un trattamento talmente figo che ti permette di rivalutare il tutto e
dare un’interpretazione diversa che non sia quella letterale è sempre un punto in più nei confronti
del creativo.”
Daje tutta con DDDDeriansky, raccontacelo
“Faccio un breve excursus. Quando ho fatto la prima copertina per Dario, anche vista la risposta
del pubblico, mi ha fatto credere in me stesso […] ed è proprio per questo che l’ho preso come
modello, perché quando vedevo che il metodo di lavoro funzionava mi sono detto: allora questo
approccio con lui può essere portato anche con gente che non conosco, tipo brand o altri
professionisti che mi contattano.
In realtà sono due copertine, sia Qonati che Qholla.”
Ma k è sta roba dei visual in live di cui mi parlavi??? “[…] agli occhi di chi non lo conosce, magari
anche per chi non l’ha mai visto live, abbiamo voluto implementare questa cosa al massimo con i
visual. Quando Dario va a fare le date, solitamente sul palco il dj gli manda le basi e io gli faccio i
visual live visto che il valore aggiunto di questa accoppiata grafico e musicista funziona molto
sull’offline o comunque sulla comunicazione, volevamo dare questo valore anche nella
performance. Quindi in realtà questo matrimonio, tra grafica e musica, esiste anche durante i suoi
concerti, i suoi set.” But how?! “Io uso il programma Resolume Arena, però in realtà io ho già dei
preset. Vi faccio un esempio: abbiamo lavorato all’ultimo disco su dei concept visivi. Si
estrapolano delle clip dei suoi video dei brani che sono usciti, più alcune animazioni che ho fatto io
per le grafiche, vari loghi. Da tutto questo messo a sistema, vengono creati dei loop, delle brevi
animazioni e poi, con un totale di una ventina d’input diversi, mando live robe a schermo a tempo
di musica. Questo è il concetto di base.”
Botta di culo della sottoscritta aver assistito a tutto ciò in una live @nic.paranoia x @dalila.00000k
in Santeria (MI) qualche giorno dopo l’intervista, e vi dirò non sapevo se ballare o guardare i
visual, situa fighissima! @teamcro.eu on point I would like to say.
Classic shit, per il futuro cosa ci aspetta?
“Mi piacerebbe esplorare un po’ di più il mondo della moda visto che due o tre anni fa, duemila
diciannove, diciotto mi è capitato di fare un lavoro per un evento di Off White a Parigi per la sfilata,
è stato molto bello. Un’esperienza incredibile che mi ha dato tanto e un ulteriore valore per
riflettere, questo può essere interessante e andare ad approfondire questo mondo nel quale ad
oggi non sono ancora così navigato.” Is this @by____________________me? “Sì, esatto. Adesso è
ancora tutto nascosto. Volutamente non ho ancora annunciato niente. Ho fatto uscire una
maglietta senza neanche pompare troppo il tutto. Per adesso si limita a un tag sul mio profilo. […]
È un esperimento che ho voluto fare da quando andavo al liceo. Da quando andavo al liceo, mi
stampavo le magliette e felpe dal mio stampatore di fiducia a Parma (io sono di Parma) e quindi da
sempre faccio questa cosa. Lui è venuto tantissime volte dicendomi: “Ah mi stampi uno anche a
me”, “Il mio amico ha chiesto chi l’ha fatta. Mi ha chiesto se le vendono?”, “Questa roba si può
comprare?” Allora mi sono detto: visto che quest’estate avevo un po’ di tempo, mi son preso un
po’ di settimane per iniziare a progettare qualcosa. Adesso la mia idea nei prossimi mesi è far
uscire qualcosa. Non rivelo ancora niente però mi piacerebbe iniziare anche questa cosa.”
Lasciaci qualche inspo!
Mi hai convinto
“Perfetto.”
Grazie, Nic. Siamo stati molto contenti di averti avuto qui.
“A voi”
Intervista a cura di @gelzomina, con il supporto di @vitamina_000
Video a cura di @gelzomina
Visuals di @nic.paranoia x @deriansky_
& of course a special thanks to @siamounmagazine for the spot
